ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 4 maggio 2012


I cristianisti postmoderni e la dissimulazione della controtradizionePDFStampaE-mail
Image4 maggio 2012

Negli ultimi anni, in particolare a partire dalle guerre scatenate dagli USA contro l’Afghanistan e l’Iraq, si è andata rafforzando una stravagante “alleanza” tra alcuni settori che potremmo definire “libertari” -molti degli esponenti dei quali già comunisti, liberali e socialisti- ed alcuni cattolici “anticomunisti”, talora anche sedicenti “tradizionalisti”. A nostro parere, ciò individua uno dei nodi fondamentali del “nuovo ordine” che caratterizza questo inizio di secolo: la paradossale relazione tra cattolici “di destra” (in realtà, talora provenienti dalle file moderniste e finanche “di sinistra”, ma, oggi, tatticamente situati “a destra”) e radicalismo “gnosticheggiante”; i rappresentanti di un tale côté sono stati non a torto etichettati come “cristianisti”.

Devoto all'idolo cieco


zionismo alla scienza e l’errore di Vito Mancuso

Recentemente abbiamo pubblicato una piccola recensione del libro del prof. Alessandro Giuliani intitolato Scienza: istruzioni per l’uso, attraverso il quale il ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità ha messo in guardia da una certa devozione alla scienzache si percepisce nel mondo culturale odierno, la quale -spiega Giuliani- è dannosa innanzitutto alla stessa ricerca scientifica.
Sulla falsariga di questa posizione così realista si è inserito recentemente anche Antonio Allegra, docente di Storia della filosofia nell’Università per stranieri di Perugia e Dottore di ricerca in filosofia e scienze umane. Anche lui ha rilevato un «pericolo in cui oggi la cultura diffusa, forse anche quella di ispirazione religiosa, rischia di incorrere», si tratta di una «deferenza o reverenza, nei confronti della scienza. Non si fraintenda: il rispetto della scienza è opportuno, anzi auspicabile; ma la reverenza inappropriata che caratterizza, in maniera un po’ schizofrenica rispetto a ostilità che pure sono frequenti, l’atteggiamento dominante rispetto ad essa, può fare danni gravissimi».

Il “rito proprio” e l’ “ermeneutica della continuità” sono sufficienti?

2 maggio 2012, Sant'Atanasio

G.L. Bernini, Sant'Atanasio sorregge la Cattedra di S. Pietro
La nostra Redazione, a seguito del risultato della visita canonica all’Istituto del Buon Pastore, riceve delle domande che possono essere riassunte dal titolo di questo intervento. La questione ci sembra avere un rilevante interesse ecclesiale, anche tenendo conto della sollecitazione a pronunciarsi racchiusa in articoli a riguardo come quello del superiore italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Esporremo quindi alcune considerazioni ai nostri lettori, le quali – ovviamente – non impegnano se non la linea editoriale di questa libera rivista.

Il testo che  la Rev. da Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha prodotto offre all’Istituto del Buon Pastore alcune indicazioni, d’ordine in parte pratico-giuridico e in parte teologico-ecclesiale, toccando anche le “specificità” dell’Istituto, sebbene in termini non perentori ma piuttosto di consiglio: la Commissione, in merito alla celebrazione della Messa tradizionale come prevista dagli Statuti, invita a parlare di “rito proprio”, citiamo letteralmente, “senza parlare di esclusività” (ovvero, invito a modificare gli Statuti fondativi?); e - su questo secondo punto con formulazione un po’ più forte - chiede altresì di diminuire la “critica, sia pure seria e costruttiva”, degli aspetti del Concilio Vaticano II che pongono interrogativi, per insistere maggiormente sull’ “ermeneutica del rinnovamento nella continuità”, adottando “come base” il “Nuovo Catechismo”.

In ordine a tali aspetti la questione, lungi dall’essere una mera discussione terminologica, ci appare cruciale per il futuro del Buon Pastore. Del resto la Commissione sembra aver voluto, nel suo insieme, proporre il proprio punto di vista teologico-liturgico; non trattandosi sempre di ordini formali essa lascia la scelta al Capitolo Generale.

Gli stuprofili

Per togliere ogni dubbio sul fatto che la setta Necatecumenale sia eretica...Distruzione di una chiesa a Venezia

Ecco come la setta diabolica ed eretica Neocatecumenale ha distrutto questa chiesa: "chiesa di San Tomà, che si affaccia sul campo omonimo poco distante dalla chiesa dei Frari, Venezia"...
Sedie schierate a battaglione, neanche una panca con inginocchiatoio, da notare che hanno oscurato i dipinti di qualche Santo come i protestanti, naturalmente come si vedrà sotto 
ci rimane solo il dipinto del blasfemo Kiko Arguello...

Scripta volant, verba manent?


Diario Vaticano / "Per molti" o "per tutti"? La risposta giusta è la prima

Lo scrive Benedetto XVI ai vescovi tedeschi. E vuole che in tutta la Chiesa si rispettino le parole di Gesù nell'ultima cena, senza inventarne altre come nei messali postconciliari. Il testo integrale della lettera del papa

di ***
CITTÀ DEL VATICANO, 3 maggio 2012 –  Le Chiese di varie nazioni del mondo stanno ripristinando l'una dopo l'altra, nella messa, le parole della consacrazione del calice riprese testualmente dai Vangeli e in uso per secoli, ma nei decenni scorsi sostituite quasi ovunque da una diversa traduzione.


Mentre il testo tradizionale nella sua versione base in latino dice tuttora: "Hic est enim calix sanguinis mei […] qui pro vobis et pro multis effundetur", le nuove versioni postconciliari hanno letto nel "pro multis" un immaginario "pro omnibus". E invece di "per molti" hanno tradotto "per tutti".

Già nell'ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II si era tentato, da parte di alcuni, pochi, dirigenti vaticani, tra i quali Joseph Ratzinger, di far rivivere nelle traduzioni la fedeltà al "pro multis". Ma con nessun successo.

Benedetto XVI ha preso in pugno personalmente la questione. Ne è prova ultima la lettera che egli ha scritto lo scorso 14 aprile ai vescovi della Germania.

La traduzione integrale della lettera è riprodotta più sotto. In essa, Benedetto XVI riassume i passaggi principali della controversia, per meglio motivare la sua decisione di ripristinare una corretta traduzione del "pro multis".

Ma per capire più a fondo il contesto, è utile richiamare qui alcuni elementi.

giovedì 3 maggio 2012

L'ermeneutica della discontinuità


“Le lacune del Vaticano II cinquant’anni dopo”


Il Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II

Intervista a "Vatican Insider" del padre conciliare Giovanni Franzoni, uno degli ultimi protagonisti del Concilio

GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO La Santa Sede si sta concentrando su un’importante avventura: una riflessione sul Concilio Vaticano II, che animi l’Anno della fede e avvii una nuova stagione per il cristianesimo e la chiesa cattolica nel mondo. E chissà che per la rivisitazione dell’eredità del Concilio nella prospettiva dell’Anno della fede l’ex perito conciliare Joseph Ratzinger non abbia in serbo qualche sorpresa. L’ex abate della basilica papale di San Paolo fuori le mura, Giovanni Franzoni (attuale leader delle comunità di base che si riuniranno a Napoli dal 28 al 30 aprile per il loro congresso nazionale annuale) è stato il più giovane padre conciliare e in questa intervista a «Vatican Insider» traccia un bilancio a mezzo secolo dal Concilio.


Per lei che vi ha partecipato, cos’è stato davvero quell’evento religioso? Nel Concilio Vaticano II trova più motivi di rimpianto o di soddisfazione?

«Sono appena tornato da Madrid dove ho tenuto la relazione introduttiva in un incontro internazionale di teologici dedicato proprio al cinquantesimo anniversario del Concilio. Ha suscitato clamore e il quotidiano «El Pais» vi ha dedicato un’intera pagina, la mia tesi controcorrente e cioè che già nei documenti conciliari ci fosse tutta una serie di punti deboli che poi hanno frenato e limitato l’impatto riformatore del Vaticano II».

Un vescovo progressista *

Il vescovo di Cremona accusato
di omertà sui preti pedofili

Durante un blitz nella curia, gli inquirenti avrebbe trovato un fascicolo riguardante un prete condannato per pedofilia. Ciò ha indotto la magistratura a ritenere che il vescovo fosse a conoscenza delle malefatte dei prelati. I fatti si riferiscono a quando Lafranconi era a Savona.
    di Francesco Romani
    VIADANA. Monsignor Dante Lafranconi, vescovo di Cremona e di 28 parrocchie mantovane fra Oglio e Po, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Savona con l'accusa di aver coperto atti di pedofilia e abusi sessuali compiuti, negli anni Novanta, da sacerdoti della diocesi ligure, poi condannati. Secondo la definizione del codice penale si tratta di omertà, ovvero «mancata segnalazione di un comportamento illecito ai superiori affinché provvedessero».

    ARCHEOLOGISMO E IGNORANZA

    CRONACA DELLA VERGOGNA ARETINA: 1. 

    La cattedrale di Arezzo dopo lo scempio...
    di Francesco Colafemmina

    Come promesso ritorno sullo scempio di Arezzo. E parto da una raccapricciante relazione del "direttore artistico" dell'adeguamento liturgico - manco fossimo al Festival di Sanremo - Gianclaudio Papasogli Tacca.
    "...Proseguita dal vescovo Tarlati fino alla terza campata e poi completata nell’alzato fra il XV e il XVI secolo, l’edificio mantenne però una mirabile unità di stile architettonico. L’uso e l’arredo degli spazi interni, invece, subirono notevoli cambiamenti, indotti dalla nuova sensibilità della Riforma cattolica promossa dal Concilio tridentino e applicata in Arezzo dal vescovo Pietro Usimbardi: come in tante altre chiese cattedrali e collegiate, gli stalli lignei del coro furono spostati dietro l’abside, per favorire la visibilità dell’altare e furono così coperti alla vista gli affreschi che abbellivano la parte inferiore dell’abside e fu interrotta la secolare tradizione del pellegrinaggio attorno all’Arca di San Donato, che nel tratto centrale si svolgeva in ginocchio, all’interno stesso del monumento marmoreo che racchiude le reliquie del Patrono e ne illustra la prodigiosa vita. Lo spazio della prima campata davanti all’abside tornò però ben presto alla sua funzione di presbiterio, con la posa in opera della grande pedana lignea e delle sedute destinate ai chierici. Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, ancora una trasformazione, indotta questa volta dalla Riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II: la grande pedana fu demolita e la tribuna absidale fu liberata dal coro cinquecentesco, tornando a svettare in tutta la sua ampiezza architettonica originaria. La situazione rimase tale per venti anni, nei quali la Cattedrale aretina tornò quasi alla sua primigenia fisionomia."
    In sintesi: cancelliamo ogni residuo "tridentino" e ripristiniamo l'impianto medievale della cattedrale già intravisto negli anni '60, a ridosso del Concilio.

    I santi Apostoli esistevano, tragedia x la Redaktionsgeschichte!

    Quasi ogni anno l’archeologia biblica ci regala scoperte più o meno importanti per il cristianesimo.

    Comunione d'affari

    D’AMORE E DACCÒ-RDO - ANTONIO SIMONE, UN ALTRO CHE INTASCA “A SUA INSAPUTA” - “DACCÒ MI PAGAVA, MA NON SO QUANTO. NON C’È UNA CONTABILITÀ SCRITTA” - “CON FORMIGONI CI HO LITIGATO” - “LA FONDAZIONE MAUGERI È LA FERRARI DELLA RIABILITAZIONE. ANDIAMO IN SICILIA PERCHÉ DACCÒ CONOSCE QUESTE PERSONE” - SOLO CHE IN QUEL CASO LA “FERRARI” CORREVA DA SOLA: NON CI FU NEMMENO UNA GARA…

    ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITAANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITA
    Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
    ROBERTO FORMIGONI jpegROBERTO FORMIGONI JPEG
    A non avere bene idea di quanti soldi avesse ricevuto in un decennio dalla Fondazione Maugeri era già nel suo interrogatorio il «non tecnico della sanità» Pierangelo Daccò: «Nell'arresto leggo 56 milioni ma forse qualcosa di più, forse 60, non lo so, 70 penso più o meno», e tutto solo per essere «insistente» nei «meandri della Regione» Lombardia. Adesso anche Antonio Simone, suo partner d'affari e anch'egli amico del presidente Roberto Formigoni nella comune militanza ciellina, non sa dare una cifra:
    «Io e Daccò abbiamo dei rapporti di dare e avere abbastanza complessi, perché gli ho fatto fare un'operazione che non è andata bene e quindi ho un debito nei suoi confronti, almeno morale, poi discuteremo sul piano economico, che è un acquisto fatto ai Caraibi. La contabilità? Posso ricostruirla, sono gli affari...».

    Prossimi beati tremano?

    E’ ARRIVATO UN CARRON CARICO DI PRESUNZIONE - IL SUCCESSORE DI DON GIUSSANI ALLA GUIDA DI “COMUNIONE & FATTURAZIONE” INTINGE IL PENNINO NELLA CECITÀ E SCRIVE UNA LETTERA IN CUI TENTA DI MINIMIZZARE IL SISTEMA DI POTERE INTORNO ALLA GIUNTA FORMINCHIONI COME ERRORI DI ALCUNE PECORELLE SMARRITE - LE UNICHE SCULACCIATE SONO PER I GIORNALI E NON PER I ‘SUOI’ CHE HANNO CEDUTO AL RICHIAMO DELL’IBAN E DEL CONTANTE…

    1 - DIVERSI DA CHI?
    Bankomat per Dagospia
    Don Jullian Carron - Foto PizziDON JULLIAN CARRON - FOTO PIZZIJullian Carron - Foto PizziJULLIAN CARRON - FOTO PIZZI
    La lunga lettera pubblicata da Repubblica con la quale Don Carron, successore di Don Giussani alla guida di Cl, disserta sui mali mondani del movimento e' un po' stucchevole e con la sua impostazione mette, temo, i semi per nuovi errori.
    Ci spiace, anche perché di solito un sacerdote dovrebbe parlare con saggezza. Ed anche la lettera di Don Carron pare saggia, ad una prima lettura. Ma se ci fate caso, la profonda presunzione che anima tutti gli appartenenti a Cl trabocca abbastanza da ogni riga della sua lettera, ancorché trattenuta ed ammantata di compunzione.

    Maureen Dowd alla guerra delle suore americane bastonate

    La reazione più stizzita l’ha avuta il saggista Rod Dreher – autore del blog “Crunchy con” su beliefnet.com – che ha titolato il suo ultimo articolo così: “Maureen Dowd è un’idiota”.




    Ma in generale non sono pochi i conservatori americani, soprattutto cattolici, che non hanno preso bene l’ultima uscita della celebre columnist sul New York Times.



    La Dowd – Dreher la ricorda di nascita cattolica e irlandese seppure ferocemente ostile alle gerarchie vaticane – ha difeso la Leadership conference of women religious, la Conferenza delle superiore religiose degli Stati Uniti d’America (Lcwr), alla quale si rifanno la maggior parte degli istituti religiosi femminili del paese, da quella che a suo dire sarebbe un’ingerenza vaticana.

    Che ne diranno oltretevere?


      “Dio, Patria e Famiglia”. Ecco l'unica speranza per il nostro futuro – Radici Cristiane
    “Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”. È la Repubblica a intitolare così, il 13 marzo 2012, un ampio commento all’indagine realizzata dal CENSIS, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. 

    di Roberto de Mattei
    “Dio, patria e famiglia: restano questi i valori più importanti”. È la Repubblica a intitolare così, il 13 marzo 2012, un ampio commento all’indagine realizzata dal CENSIS, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

    mercoledì 2 maggio 2012

    Verba volant

    ROMANO AMERIO - IOTA UNUM - IL DIALOGO

    Ringrazio l'amico Piero Mainardi per aver riportato, in forma sintetica, importanti passaggi del libro di Romano Amerio, Iota Unum, e di avermi concesso di riportarli nel mio blog.

    CAP. XVI IL DIALOGO

    1.1   DIALOGO E DISCUSSIONISMO NELLA CHIESA CONCILIARE - 

    Nel vocabolo dialogo si è consumata la più grande variazione della mentalità della Chiesa post-conciliare, soltanto paragonabile a quella seguita al vocabolo libertà nel secolo precedente. Il vocabolo è sconosciuto e mai usato fino alla dottrina del Concilio. Non si trova mai nei Concilii precedenti, nelle encicliche papali, nell’omiletica pastorale. Nel Vaticano II il termine dialogo è usato 28 volte (12 nel decreto Unitatis Reditegratio). Ma questa parola nuovissima nella Chiesa cattolica, diventò, con una propagazione fulminea e con enorme dilatazione semantica, il vocabolo principe della protologia (cioè il discorso primo metafisico) postconciliare e la CATEGORIA UNIVERSALE DELLA MENTALITA’ NEOTERICA.

    Nel silenzio dei cristianisti legati al N.O.M.

    GLI ISLAMISTI COSTRINGONO 50.000 CRISTIANI A FUGGIRE DALLA CITTÀSIRIANA DI HOMS[1]

    Di OCP[2], 17 aprile 2012

    Damasco: 16 aprile 2012. (PCP) La chiesa ortodossa siriana, che rappresenta oltre la metà dei cristiani siriani, ha diffuso una dichiarazione dicendo che i combattenti rivoluzionari hanno espulso circa 50.000 cristiani dalla città assediata di Homs. Tale cifra è ritenuta rappresentativa di circa il 90% dei cristiani lì residenti. Altre centinaia – compresi donne e bambini – sono stati massacrati, secondo organizzazioni caritatevoli operanti nella zona.

    La chiesa ortodossa ha definito la persecuzione come “la pulizia etnica in corso dei cristiani” da parte di militanti musulmani legati a al Qaeda. Secondo il suo rapporto, la colpa va attribuita in gran parte alla cosiddetta “Brigata Faruq”, i cui estremisti islamici si presentano casa per casa costringendo i seguaci di Cristo ad andarsene senza neanche poter raccogliere le loro cose. Le loro proprietà vengono quindi rubate dai ribelli come “bottino di guerra preso ai cristiani”.

    Siluri in vista?

    “Chiediamo perdono se abbiamo recato danno alla memoria di don Giussani con la nostra superficialità e mancanza di sequela”. Lo scrive don Julian Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, in una lettera al direttore Ezio Mauro pubblicata oggi sulla prima pagina del quotidiano La Repubblica. Carrón è intervenuto in merito alle note vicende che riguardano il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

    Compagni di merende


    E’ sotto il pontificato di Benedetto XVI che una pressante richiesta di riforme è stata avanzata in diversi paesi – Austria, Germania, Belgio, Irlanda, Svizzera – da parte non soltanto dei laici ma anche dei preti.
    Vogliono l’abolizione del celibato sacerdotale, la comunione ai divorziati risposati e altro. Per Roma è una spina nel fianco. Ma il Papa non ha mai chiuso al dialogo. Un atteggiamento che il priore di Bose Enzo Bianchi ha chiesto al Vaticano di fare suo anche nei confronti del teologo tedesco Hans Küng.
    L’uscita di Bianchi ha suscitato le critiche del teologo Antonio Livi che, basandosi anche su altri articoli, lo ha accusato di confondere i fedeli e di propagare un “umanesimo ateo”.
    In merito dice la sua al Foglio Luigi Bettazzi, arcivescovo emerito di Ivrea (a pochi chilometri da Bose), negli anni del post Concilio vescovo rosso” per le sue simpatie politiche.

    martedì 1 maggio 2012

    Come andare a messa e non perdere la fede


    “Tutto lo studio di donna Prassede era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello”.(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXV)

    Gira questa battuta, attribuita al cardinale Tomáš Špidlik: “Il motivo per cui la Chiesa ha posto il Credo dopo l’omelia è per invitarci a credere nonostante ciò che abbiamo ascoltato”. Mi è tornata in mente oggi, leggendo l’affermazione di tale don Paolo Farinella, che roboante scrive: “E’ venuto il tempo ed è questo in cui bisogna gridare sui tetti che essere cittadini significa esserlo a tutto tondo e io rivendico il mio diritto di fare politica dall’altare, sia dietro che davanti, purché non la faccia sotto l’altare”.

    La Verità e i ciechi



    In un mondo di ciechi, chi ha la vista non viene ammirato, ma disprezzato e deriso


    Si usa dire che, in un mondo di ciechi, perfino chi è orbo di un occhio passa per un individuo dalla vista eccezionale, rispettato e ammirato in proporzione; ma in realtà, se si parla della vista in senso figurato, le cose stanno in modo completamente diverso.
    In un mondo di ciechi, ossia di persone che non vedono perché non sanno o non vogliono vedere, chi ci vede non solo non è ammirato, ma, al contrario, diviene oggetto di derisione, disprezzo e, quasi certamente, anche di un sottile timore, che può degenerare in avversione implacabile, come se fosse portatore di una malattia pericolosa e sconosciuta.
    Le guide spirituali, infatti, non vengono mai credute o ascoltate, a meno che si tratti di false guide; il loro messaggio non è fatto per piacere alle masse; le loro verità sono sgradevoli, ostiche, difficili da accettare, per il semplice fatto che suonano come un implicito rimprovero alla falsità, alla pochezza e all’ipocrisia dei più.

    lunedì 30 aprile 2012

    Il Dio della Bibbia (NON) era alieno.


    dio alieno

    Il biblista Valla smonta le tesi di Biglino

    Chi non ha mai sentito parlare della nuova moda newaggiarola (in realtà risalente agli anni 60) che identifica il Dio della Bibbia con un “alieno”? Dopo Zacharia Sitchin, il suo epigono italiano é Mauro Biglino, che a partire da una presunta conoscenza dell’ebraico masoretico vanta molte pubblicazioni di successo in cui spiega “ai profani” come il Dio pregato da millenni sia stato solo un capriccioso extraterrestre. Qui di seguito, il biblista e semitologo Danilo VALLA smonta a pezzi queste elucubrazioni biblico-ufologiche…

    C'era una volta.. la barca di Pietro...

    CIELLINI DI MARE - DACCÒ ERA UN FANATICO DELLE IMBARCAZIONI: HA SPESO 7 MLN € IN YATCH NEL GIRO DI 8 ANNI - UNA PASSIONE CHE IL FACCENDIERE CONDIVIDEVA CON IL FORMIGA, IL QUALE PERÒ AVEVA L’OSSESSIONE DI DOVER RICEVERE DEI FAX ANCHE IN ALTO MARE, SOPRATTUTTO APPENA INIZIATE LE INDAGINI SULLA SUA GIUNTA - DACCÒ, CHE POSSEDEVA 6 PANFILI, SOLCAVA LE ONDE E INTANTO INTESSEVA RELAZIONI, SPENDENDO UNA FORTUNA…

    Paolo Berizzi e Davide Carlucci per "la Repubblica"
    ROBERTO FORMIGONIROBERTO FORMIGONI
    Le cifre sono da capogiro. Il 30 giugno 2011 alla Luxury Yacht Corporation di Riccione vanno, attraverso una società neozelandese, 3,1 milioni di euro per l'acquisto di un'imbarcazione di superlusso, la Navetta 33. Il 28 giugno 2007, invece, le fatture della Luxury sono due: una, di un milione e mezzo, per l'acquisto di un Ferretti 680 Fly usato, un'altra, da 800mila euro, per un Ferretti 70 Fly, sempre di seconda mano.
    Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero DaccoROBERTO FORMIGONI OSPITE A BORDO DELLO YACHT DI PIERO DACCO
    A pagare è la Mtb, società di consulenza in campo medico di Pierangelo Daccò. Il faccendiere arrestato per il crac del San Raffaele e poi raggiunto - con l'ex assessore Dc Antonio Simone - da una nuova ordinanza per i 70 milioni di euro distratti alla fondazione Maugeri, dilapidava fortune in panfili. Almeno sette milioni in otto anni, tra il 2004 e il 2011. E l'ospite d'onore era in diverse occasioni Roberto Formigoni, grande amico di Daccò e di Simone.