ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 ottobre 2012

Perchè il mini concistoro?


Perché un mini concistoro di soli stranieri per la creazione di nuovi cardinali?

L’avevo scritto  il 29 maggio scorso.

Troppi italiani in conclave. “Perché disturbare il Papa con queste cose di italiani?”, avrebbe detto Benedetto XVI ai suoi intimi. E infatti prepara un nuovo concistoro per rendere più internazionale la chiesa e chiudere le guerre di curia

In attesa di polveroni...


   Polvani in aula
Al processo a carico di Claudio Sciarpelletti, l'informatico della Segreteria di Stato imputato per "favoreggiamento" nell'ambito della cosidetta inchiesta Vatileaks, il prossimo 5 novembre, siedera' tra i testimoni anche monsignor Carlo Maria Polvani, il responsabile dell'ufficio Informazione della Segreteria di Stato nonche' nipote dell'attuale nunzio a Washington, monsignor Carlo Maria Vigano', che con le sue lettere di protesta per il trasferimento in America e' stato forse l'involontario detonatore di tutta la vicenda

Caccia grossa con colpi a vuoto e boomerang ?



Fraternità espelle Williamson ma con Roma l'accordo «si allontana»
Richard Williamson
Richard Williamson

Fellay mette fuori dalla San Pio X il vescovo negazionista. Un altro presule lefebvriano, de Gallareta fa il punto sui rapporti con la Santa Sede: «Alle condizioni di Roma abbiamo risposto con le nostre condizioni irrinunciabili»

Richard Williamson, il vescovo che nel novembre 2008 in un’intervista televisiva disse di non credere all’esistenza delle camere a gas naziste e che ha sempre rappresentato l’ala più oltranzista della Fraternità San Pio X fondata da Lefebvre, non ne farebbe più parte. Dopo settimane di indiscrezioni, già riportate da Vatican Insider, la decisione sarebbe diventata operativa, a quanto riferiscono da fonti indipendenti due diversi siti – Rorate coeli e Le Salon beige

- solitamente bene informati sulle vicende interne del mondo tradizionalista. Una scelta destinata a pesare sui destini del gruppo lefebvriano, che certamente non dispiace alle autorità vaticane. Ma i rapporti della Fraternità con la Santa Sede appaiono sempre in alto mare. «Ovviamente la possibilità di un accordo si allontana, ma soprattutto è stato definitivamente rimosso, per questa volta, il rischio di un cattivo accordo», ha detto Alfonso de Gallareta, uno dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X consacrato senza il mandato del Papa da Lefebvre nel 1988. De Gallareta è stato colui che ha guidato la delegazione lefebvriana nei colloqui dottrinali con le autorità vaticane. Lo scorso 13 ottobre, il vescovo ha partecipato alle «Giornate della Tradizione» a Villepreux, in Francia, dove ha tenuto una conferenza facendo il punto sui rapporti con la Santa Sede.
 
De Gallareta ha innanzitutto ricordato le tre condizioni contenute nel preambolo dottrinale che il cardinale William Levada ha consegnato nelle mani del superiore della Fraternità, il vescovo Bernard Fellay, lo scorso giugno: «Riconoscere che il Magistero vivente è l’interprete autentico della tradizione; riconoscere che il Concilio Vaticano II è in perfetto accordo con la Tradizione ed  è necessario accettarlo; accettare la validità e la liceità della Messa nuova».

De Gallareta ha quindi spiegato perché i lefebvriani non ritengono di poter accogliere queste indicazioni, ad esempio per quanto riguarda la messa, perché contesta la «legittimità della riforma liturgica e della nuova Messa», in quanto «è in contrasto con la fede e con essa si sta demolendo la fede».

Il vescovo ha quindi confermato che Fellay, di fronte all’ultima stesura del preambolo dottrinale, dopo aver ricevuto segnali diversi da Roma, ha scritto a Benedetto XVI chiedendogli se quell’ultima versione era stata approvata da lui e corrispondeva al suo pensiero. Proprio alla vigilia del capitolo generale della Fraternità dello scorso luglio, è arrivata la risposta del Papa: «Eravamo a tavola, di domenica, al termine del ritiro che ha preceduto il Capitolo, e il superiore ci ha detto di aver ricevuto la lettera con la quale il Papa conferma che la risposta della Congregazione per la dottrina della fede è la sua risposta e che lui l’ha approvata. E ricorda le tre condizioni irrinunciabili per un riconoscimento canonico».

Poi, ha affermato ancora de Gallareta, c’è stata la nomina dell’arcivescovo Gerhard Müller a Prefetto dell’ex Sant’Uffizio e a presidente della Commissione Ecclesia Dei. «Oltre al fatto che ha messo in discussione molte verità della fede», ha detto il prelato lefebvriano, noi «avevamo già avuto difficoltà e scontri con lui», quando Müller era vescovo di Regensburg: «Tre anni ha minacciato di scomunicare il vescovo che stava per fare delle ordinazioni nel nostro seminario di Zaitzkofen, che in quella occasione ero io… E ha già detto che i vescovi della Fraternità hanno una sola cosa da fare: inviare le loro rinunce dall’episcopato al Papa e rinchiudersi in un monastero».

De Gallareta ha quindi diffusamente descritto il capitolo generale della Fraternità, che si è tenuto dal 9 al 14 luglio, ricordando quali sono invece le condizioni irrinunciabili per i lefebvriani in vista di una regolarizzazione canonica. la «libertà di conservare, trasmettere e insegnare la dottrina sacra del Magistero costante della Chiesa e della verità immutabile della Tradizione divina» e dunque la libertà di «correggere, riprendere, anche pubblicamente, i fautori di errori o delle novità del modernismo, del liberalismo, del Concilio Vaticano II e delle loro conseguenze». La seconda riguarda «l’uso esclusivo della liturgia del 1962»; la terza, «la garanzia di almeno un vescovo».

«Si è inoltre deciso in questo Capitolo – ha detto ancora De Gallareta –  che, se mai la Casa Generalizia sia arrivata a qualcosa di prezioso e interessante rispetto a queste condizioni, ci sarà un Capitolo deliberativo, il che significa che la sua decisione è necessariamente vincolante per i membri della Società. Quando vi è un Capitolo consultivo, l’autorità chiede consigli, ma poi decide liberamente. Un Capitolo deliberativo significa invece che la decisione viene presa dalla maggioranza assoluta».
And. Tor.Città del Vaticano

http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/lefebvriani-lefebvrians-lefebvrianos-19156/

Breve commento a caldo sulla
“esclusione” di Mons. Williamson
dalla Fraternità San Pio X


di Giovanni Servodio

La Casa generalizia della Fraternità San Pio X ha comunicato, il 24 ottobre 2012, la “esclusione” dalla Fraternità di Mons. Richard Williamson, per il “bene comune della Fraternità San Pio X e del suo buon governo”.
La decisione è stata assunta dal “Superiore generale e dal suo Consiglio” perché Mons. Williamson avrebbe “preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X”, e avrebbe “rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori”.

Una decisione che, dal punto di vista interno di una congregazione religiosa, sembrerebbe inoppugnabile. Se non fosse che in questo caso si tratta, non di una qualsiasi congregazione religiosa, ma della Fraternità San Pio X, che per sua natura propria e per il contesto complessivo in cui è nata e nel quale è cresciuta e persiste, si presenta come una struttura cattolica atipica, seppure profondamente tradizionale. Una struttura sorta provvidenzialmente in un momento storico particolare che ancora oggi vede la Chiesa cattolica dibattersi in una spaventosa crisi di identità e di tenuta dottrinale e liturgica. Una crisi che non è colpa solo di questo o di quello, ma che si inscrive in un processo complessivo di indebolimento della fede, in totale coerenza con l’interrogativo retorico di Nostro Signore Gesù Cristo: «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?».
Processo di indebolimento e momento storico che una certa forma mentale ecclesiastica sembra voler ignorare, privilegiando una visione ad intra che guarda agli accadimenti come se la Chiesa vivesse in una sorta di arcadia.

Quali che siano le responsabilità di Mons. Williamson, ciò che colpisce, nel comunicato della Casa generalizia, è l’accento posto sul bene comune della Fraternità, in modo da far coincidere tale bene comune con il rispetto e l’ubbidienza dovuti ai superiori.
La cosa è non poco sconcertante, poiché, visto il contesto, si dimostra che si è voluto trascurare un altro aspetto, certo non meno importante, forse ben più importante, probabilmente il vero importante per il bene comune e il buon governo della Fraternità: evitare di drammatizzare le divisioni e soprattutto evitare di innescare una divisione lacerante che indebolisce la battaglia per la vera fede, che svilisce il senso e la ragion d’essere della difesa della Tradizione, che crea sconcerto e lacerazioni tra i fedeli, che offre indebitamente e gratuitamente armi mortali al nemico che si annida in alto loco a Roma.

Si è preferito far valer il rispetto formale dei superiori, a fronte del rispetto sostanziale della battaglia che da 40 anni centinaia di migliaia di sacerdoti e di fedeli, con non pochi sacrifici, seppure con gioioso entusiasmo, conducono per il bene della Chiesa e per l’onore di Nostro Signore.

Da oggi, l’onore dei superiori è salvaguardato, anche a costo dell’apertura delle ostilità all’interno della Fraternità, con la conseguenza che le ostilità all’esterno ne risentiranno fortemente, poiché un esercito che va diviso in battaglia, di certo ha già perso.

Queste le brevi considerazioni a caldo, che saranno seguite, con calma, da altre considerazioni, inevitabilmente suscitate da questa decisione che era nell’aria, ma che pregavamo perché non sopravvenisse… non per noi che siamo nessuno, ma per il bene comune della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi, peccatori.

Chissà chi lo sa...


Pietro Orlandi
Pietro Orlandi

"Commissione cardinalizia su caso Orlandi"

L'appello lanciato da Pietro Orlandi, che auspica l'apertura di una indagine interna con l'istituzione di una inchiesta analoga a quella istituita per il caso Vatileaks
Giacomo Galeazzi Città del Vaticano A un anno di distanza dalla prima petizione per Emanuela Orlandi, il fratello della ragazza scomparsa quasi 30 anni fa, Pietro Orlandi, lancia un secondo appello, chiedendo che Oltretevere si attivino strumenti concreti per far luce sulla vicenda. Alla petizione si potrà aderire dal sito creato per l'occasione, www.emanuelaorlandi.it, attivo da oggi.

Il thriller per l'inverno


Vatileaks, spuntano i nomi di due cardinali

Paolo Gabriele con il Papa
Paolo Gabriele con il Papa

Gabriele «danneggiò il Papa e la Chiesa» Grazia in forse, deciderà il Pontefice

All’ex maggiordomo addebitano solo il furto, ma Vatileaks alza il tiro. Attraverso un «riprovevole abuso di fiducia», Paolo Gabriele «ha danneggiato il Papa e la Chiesa», ha tratto un «profitto non economico ma intellettuale» dal furto delle carte di Joseph Ratzinger e ha leso il diritto alla segretezza dello Stato.

Ora oscilla tra la grazia papale e la detenzione in Vaticano, mentre le indagini puntano su complici e mandanti. In 15 pagine il tribunale d’Oltretevere ha motivato perché lo ha ritenuto colpevole di furto aggravato condannandolo a un anno e mezzo di reclusione. Però nella sentenza depositata dai giudici spuntano due altri cardinali di Curia: l’indiano Ivan Dias e lo svizzero Georges Cottier. I loro nomi si aggiungono a quelli di Angelo Comastri e Paolo Sardi, citati nel dibattimento: Gabriele ha dichiarato di aver parlato con loro e di esserne stato «suggestionato».

Suggestioni

La sentenza contro l’ex maggiordomo. Ma non è finita qui
vaticano
“Ulteriori indagini sono in corso circa la sussistenza di altre eventuali responsabilità nella fuga di documenti riservati”. Questo si legge nelle 15 pagine della sentenza di condanna dell’ex maggiordomo del papa Paolo Gabriele, pubblicata il 23 ottobre:
> Sentenza del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano…
La conferma del proseguimento delle indagini arriva al termine dei paragrafi che spiegano l’assenza di prove di correità e complicità nel furto di documenti compiuto da Gabriele.
Ecco qui di seguito riprodotti questi paragrafi.
*
UNA “SUGGESTIONE” TUTTA SOGGETTIVA
[...] È comprensibile che il Gabriele avesse contatti con molte persone, per intuibili ragioni di ufficio; né si deve sottovalutare il fatto che, proprio per la sua prossimità al Santo Padre, fosse un interlocutore ricercato. Lo conferma lui stesso nell’interrogatorio del 2 ottobre 2012 in udienza dibattimentale: “Il tragitto a piedi dall’ufficio all’abitazione era di 3-4 minuti, ma a volte usavo l’automobile per urgenza, anche perché spesso capitava che persone conosciute mi intrattenessero”; ed aggiunge: “Per i miei sentimenti religiosi sono aperto ad ascoltare. Questo significa che ascoltavo chi mi voleva parlare, ma che ero anche disponibile a comprendere chi avesse bisogno di parlarmi”.

martedì 23 ottobre 2012

La nuova evangelizzazione del Sinodo?

Chiesa Rivoluzione in immagini Foto della settimana

Santa Messa per i massoni in Brasile - Belo Jardim 01

Messe in Brasile per il Giorno del Massone - I

Sopra vedete quattro massoni - da sinistra , un apprendista, due compagni e un master. Nel loro centro è un sacerdote cattolico, p. Geraldo Magela Silva, parroco di Nostra Signora della Concezione Chiesa nella città di Bom Jardim (Nice Garden), nello Stato di Pernambuco, Nord-Est del Brasile. I quattro massoni sono davanti all'altare e tenere i loro simboli - una piazza, martello e compasso -. Mentre il loro gran maestro affronta la congregazione con un breve discorso Questa foto così come le altre su questo annuncio sono state prese a una Messa p. Magela celebrata per commemorare il Giorno del Massone, il 20 agosto 2012. Sotto prima riga , è possibile visualizzare i simboli stessi posti sull'altare, come p. Magela celebrato la Messa nella seconda fila , si vedono i massoni che  si avvicinano all'altare, terza fila , fanno gesti  "Novus Ordo" per indicare che stanno partecipando alla Consacrazione,quarta fila , ricevono la Comunione. Ultima fila , p. . Magela fraternizza con il gran maestro Considerando queste foto, come si può non chiedere: E 'la Chiesa Conciliare ancora la Chiesa cattolica? Non è una Chiesa nuova con ogni affinità possibile con gli agenti del Diavolo e di ogni ostilità possibile verso veri cattolici?

Futuro prossimo conciliare


Crisi, chiese in default

Molte parrocchie chiudono. O si convertono. All'Islam.


La mezzaluna al posto della croce. Il muezzin sul minareto invece delle campane. I motivi floreali stilizzati e il nome di Allah scritto a forma di tulipano lì dove c’erano affreschi di santi e madonne. Esiste il rischio che in Italia, nel prossimo futuro, qualche chiesa ormai deserta venga tramutata in moschea per far posto alla fede salda delle crescenti comunità islamiche nel Belpaese? Difficile, ma non impossibile. E qualche caso da portare a esempio già c'è.

Tiro al corvo

SE NON RICHIEDERÀ L’APPELLO, PAOLETTO GABRIELE VERRÀ INCARCERATO IN VATICANO E NON IN ITALIA, ANCHE SE NON SI SA ANCORA SE IL PAPA GLI CONCEDERÀ LA GRAZIA - IL 5 NOVEMBRE TOCCA ALL’ALTRO PROBABILE CORVO, CLAUDIO SCIARPELLETTI - PARE CHE IL CORVO ABBIA FATTO PIÙ COPIE DEI DOCUMENTI SCOTTANTI, OLTRE A QUELLE CONSEGNATE A NUZZI E, A QUANTO DICE LUI, LE AVREBBE FATTE “ANCHE IN PRESENZA DI ALTRE PERSONE”...

Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
PAOLO GABRIELE LA SENTENZA DBQ DST xPAOLO GABRIELE LA SENTENZA DBQ DST Xnuzzi resizer jsp jpegNUZZI RESIZER JSP JPEG
Vatileaks continua ed emergono nuove piste. Intanto, il 5 novembre ci sarà la prima udienza del secondo processo nel caso della fuga di documenti riservati della Santa Sede, quello a carico di Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato, accusato di favoreggiamento. La posizione di Sciarpelletti era stata stralciata dal primo processo, quello a carico del maggiordomo del Papa Paolo Gabriele.

Accà nisciun' è ....


CLAMOROSO A NAPOLI: IL CARDINALE SEPE SAREBBE PRONTO A LASCIARE LA CITTA’ E TORNARE A ROMA - AL SUO POSTO MONSIGNOR VINCENZO PELVI - INDAGATO PER CORRUZIONE A PERUGIA, CON IL RITORNO IN VATICANO SEPE SAREBBE MESSO AL RIPARO DA “SVILUPPI” CLAMOROSI - NON SOLO: IL CARDINALE, STORICO AVVERSARIO DI BERTONE, POTREBBE SOSTITUIRE COMASTRI AL VICARIATO GENERALE - IL FRONTE ANTI-BERTONE SI COMPATTA IN VISTA DELLA BATTAGLIA FINALE?...

Carlo Tarallo per Dagospia
Cardinale SepeCARDINALE SEPEUn Fedele bacia lanello al Cardinale SepeUN FEDELE BACIA LANELLO AL CARDINALE SEPE
Arrivano i nostri! La voce - raccolta dal Velino - è dirompente: il Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe sarebbe sul punto di tornare a Roma, interrompendo prima del previsto la sua esperienza in città. In pole position per la successione ci sarebbe Monsignor Vincenzo Pelvi, napoletano, Ordinario Militare per l'Italia. Ma perché urge il ritorno in Vaticano di Sepe? La sua decisione è legata in qualche modo all'inchiesta di Perugia, dove è indagato per corruzione? Possibile, probabile, ma non del tutto certo.
VINCINO - Cardinale Sepe - Dal CorriereVINCINO - CARDINALE SEPE - DAL CORRIERE
I soliti bene informati, infatti, si dividono sulle interpretazioni da dare a questa indiscrezione.

TANTO GRACCHIARE PER NULLA (?)


 - LA CONDANNA DEL TRIBUNALE VATICANO AL CORVO GABRIELE: LA SUA AZIONE “LESIVA NELL'ORDINAMENTO VATICANO DELLA PERSONA DEL PONTEFICE, DI TUTTA LA CHIESA CATTOLICA E DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO” - CIONONOSTANTE NON SARÀ INTERDETTO DAI PUBBLICI UFFICI, VISTO CHE LA PENA È DI DURATA TROPPO BREVE, SOLO 18 MESI - È COMUNQUE DA “ESCLUDERE UN CONCORSO VERO E PROPRIO DEL REATO”...

PAOLO GABRIELE IN AULAPAOLO GABRIELE IN AULAPAOLO GABRIELE LA SENTENZA DBQ DST xPAOLO GABRIELE LA SENTENZA DBQ DST X
Il tribunale vaticano ha ritenuto Paolo Gabriele colpevole di furto dei documenti riservati del Papa condannadolo a 18 mesi di reclusione, tenuto conto delle attenuanti. È quanto emerge dalla sentenza di condanna dell'ex maggiordomo del Papa, resa nota oggi dalla Sala stampa della Santa Sede. L'azione di Gabriele è «in realtà lesiva nell'ordinamento vaticano della persona del Pontefice, dei diritti della Santa Sede, di tutta la Chiesa cattolica e dello Stato della Città del Vaticano».
PADRE GEORG PAOLO GABRIELE PAPA BENEDETTO XVIPADRE GEORG PAOLO GABRIELE PAPA BENEDETTO XVIPAOLO GABRIELE COPRE LE SPALLE DEL PAPA jpegPAOLO GABRIELE COPRE LE SPALLE DEL PAPA JPEG
Niente interdizione dai pubblici uffici: i motivi. Il tribunale vaticano non ha accolto la richiesta di condanna di Paolo Gabriele «all'interdizione perpetua dai pubblici uffici» perché la «pena di reclusione inflitta al Gabriele risulta inferiore ai limiti temporali» previsti dall'articolo del codice penale in vigore in Vaticano.
Quanto ai «benefici di legge della sospensione condizionale della pena» a Paolo Gabriele e della «non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziario», essi non sono stati applicati vista «l'entità della condanna» a 18 mesi.
PAPA E PAOLO GABRIELEPAPA E PAOLO GABRIELE
«Ha agito da solo». È da «escludere un concorso vero e proprio del reato» di furto aggravato di Paolo Gabriele. È quanto emerge dalla sentenza di condanna dell'ex maggiordomo del Papa, resa nota oggi dalla Sala stampa della Santa Sede, che conferma la «sottrazione di documenti», anche «originali», come elemento fondamentale del furto. Il Tribunale vaticano ricorda però che «ulteriori indagini sono in corso circa la sussistenza di altre eventuali responsabilità nelle fuga di documenti riservati».
PADRE FEDERICO LOMBARDIPADRE FEDERICO LOMBARDI
Lombardi: se va in carcere sarà in Vaticano. Se ci sarà carcere per Paolo Gabriele sarà in Vaticano e non in Italia. Lo ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, spiegando che nessun richiesta è stata fatta all'Italia. Per ora l'ex maggiordomo del Papa è ancora agli arresti domiciliari. Padre Lombardi ha anche spiegato che si è ancora in attesa della decisione se presentare appello da parte del procuratore di giustizia della Corte di appello vaticana, prof. Giacobbe. Nel caso non ci sia appello la sentenza diventerà esecutiva.

Vatileaks, pubblicata la sentenza di condanna per Paolo Gabriele

Vatileaks, pubblicata la sentenza di condanna per Paolo Gabriele
Nella sentenza del processo a Paolo Gabriele, depositata ieri dai giudici e pubblicata oggi spuntano i nomi di due altri cardinali: l’indiano Ivan Dias, prefetto emerito della Congregazione della Dottrina della Fede, e lo svizzero Georges Marie Martin Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia. La difesa del maggiordomo aveva chiesto che i due fossero ascoltati dalla Commissione Cardinalizia di indagine presieduta dal cardinale Julian Herranz. Una richiesta, scrivono i giudici, esorbitante dai poteri del Tribunale. I nomi dei due cardinali si aggiungono a quelli degli italiani Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di San Pietro, e Paolo Sardi, già citati nel corso del dibattimento, in quanto Paolo Gabriele ha dichiarato di aver parlato con loro e aveva lasciato capire di esserne stato in qualche misura suggestionato. Circostanza che, per quanto lo riguarda, il cardinale Comastri ha definito “una menzogna”.
Secondo i giudici vaticani “appare censurabile l’indicazione che, secondo le dichiarazioni fatte dal Gabriele in istruttoria (interrogatorio del 21 luglio), egli avrebbe avuto dal suo padre spirituale di negare le proprie responsabilità in ordine alla fuga di documenti riservati e di “attendere le circostanze e salvo che fosse stato il Santo Padre a chiedermelo di persona di non affermare ancora questa mia responsabilità”. Il sacerdote – interrogato in istruttoria – è don Giovanni Luzi, della diocesi di Palestrina. La sua indicazione, stigmatizzano i giudici, “sarebbe stata all’origine del suo atteggiamento reticente nella famosa riunione della Famiglia Pontificia del 21 maggio 2012, nel corso della quale monsignor Georg Gaenswein avrebbe esplicitamente contestato all’imputato di essere il responsabile della fuga di documenti”.
Quanto alla pena, l’ex maggiordomo del Papa non ha avuto la sospensione poiché la condanna è stata di tre anni (anche se con pena diminuita a un anno e mezzo). Il Tribunale della Città del Vaticano non ha applicato i benefici di legge della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziario. In ragione della “accertata colpevolezza” dell’imputato, i giudici lo hanno condannato anche “al rifacimento delle spese processuali”.
Nel merito, si legge nella sentenza, alcune contraddizioni emergono dalle dichiarazioni di Paolo Gabriele circa il numero delle copie fatte dei documenti trafugati. “Le dichiarazioni dell’imputato – si legge nel dispositivo – presentano qualche contraddizione, per esempio laddove afferma di aver fatto solo due copie (quella data al Nuzzi e quella data al confessore), quando invece di molti documenti si è trovata anche una terza copia, reperita nel corso della perquisizione dell’abitazione vaticana e sequestrata; o laddove afferma di avere effettuato le fotocopie durante l’orario di ufficio, mentre, sempre in dibattimento, dichiara: ‘preciso che non c’era un orario prestabilito’”. “L’imputato invece – prosegue il testo – non nega di aver fatto le fotocopie anche in momenti nei quali, non essendo presenti entrambi i Segretari (i due segretari del Pontefice, ndr), rimaneva solo in ufficio: difatti nelle ricordate dichiarazioni rese in dibattimento ha affermato che le fotocopie sono state effettuate ‘a volte anche in presenza di altre persone’”.
Il Papa potrebbe concedere ora concedere la grazia al suo ex maggiordomo, ma non si possono prevedere “né tempi né modi”. Così il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha commentato la sentenza. ”Nessuno sa – ha scandito il religioso – né io ho da dire quando e se la grazia sarà concessa. Se il Papa ce lo dirà lo sapremo, per ora è una possibilità: più di questo io non dico anche per non essere falsamente interpretato”. Per ora, comunque, “Paolo Gabriele è agli arresti domiciliari per far decorrere i termini di un appello eventuale del promotore di giustizia di appello, Giovanni Giacobbe; trascorsi questi tempi, se non farà appello, la sentenza di per sé diventa esecutiva e c’è da prevedere la carcerazione che sarebbe in Vaticano e non in Italia in quanto non c’è nessuna iniziativa in tal senso e credo non ci sia convenzione per attuare quanto pure è previsto dai Patti Lateranensi” in base ai quali c’e’ la possibilita’ di far scontare in Italia le pene comminate da un Tribunale Vaticano.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/vatileaks-pubblicata-sentenza-di-condanna-per-paolo-gabriele/390629/

Ma dove va...?

E LA CHIESA VA (PERCHE’ ESCLUDERE?) - ALLA PERIFERIA DI FIRENZE, ESISTE UNA PARROCCHIA IN CUI ANCHE I GAY DICHIARATI POSSONO FARE LA COMUNIONE - DON ALESSANDRO SANTORO SFIDA IL VESCOVO E GLI INVIA DUE LETTERE INVITANDOLO A “NON CONSIDERARE VERITÀ ASSOLUTE QUELLE CHE POI, COME È ACCADUTO IN PASSATO, LA CHIESA DOVRÀ RICONOSCERE COME ERRORE” - LE GERARCHIE ECCLESIASTICHE BOLLONO DI RABBIA...
Maria Cristina Carratu per "la Repubblica"
Per loro è stato un gesto intimo e silenzioso, ma le gerarchie ecclesiastiche potrebbero prenderlo come una sfida inaccettabile. Si chiamano Ambra, Alice, Silvano, Luciano e Davide, Irene e Cristina, e si sentono «persone qualunque», dicono, anche se «per la Chiesa non lo siamo del tutto».
LA CHIESALA CHIESA
Per la Chiesa ufficiale, almeno, visto che alle Piagge, quartiere fiorentino di periferia dove l'unico punto di riferimento per tante vite difficili è il Centro sociale Il Pozzo di don Alessandro Santoro, sono di casa, come persone e come credenti. E ieri, nel prefabbricato che ogni domenica si trasforma in chiesa, quando don Santoro ha fatto girare il calice con le ostie consacrate, anche loro, gli «esclusi», hanno fatto la comunione, insieme a tutti gli altri. Offrendo una sponda «al prete che ci ha fatto riavvicinare alla Chiesa», dopo anni di lontananza obbligata in quanto credenti omosessuali, condizione che il magistero bolla come «oggettivamente disordinata» e tale da precludere l'accesso ai sacramenti, in primis l'eucaristia.

lunedì 22 ottobre 2012

«Il sacro non va mai in museo»


L’intervista
Vesti e simbolismi papali, parla don Bux:
«Il sacro non va mai in museo»
L’amico intimo di Ratzinger: in quei simboli c’è
la continuità del magistero

«Il sacro non va mai in museo». Risponde senza alcuna esitazione e con grande chiarezza don Nicola Bux all’obiezione che la scelta di Benedetto XVI di indossare paramenti ormai desueti possa offrire l’immagine di un Pontefice antiquato che ama gli abiti da museo. Amico di lunga data di Joseph Ratzinger, che nel 1997 presentò il suo libro “Il quinto sigillo”, Bux è consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e delle Cause dei Santi e dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.

Magistero contro Tradizione?


Una spiegazione chiara ed intelliggibile dello staus queastionis
 
Il motivo di contrasto fra la Fraternità San Pio X e le autorità romane è il suo opporsi all’insegnamento attuale della Chiesa, che fonda le sue radici nell’ultimo concilio. Tale opposizione è da noi motivata dal fatto che si insegnano ora nuove dottrine in contrasto con l’insegnamento passato. Il Vaticano ci accusa per questo di avere una concezione erronea della Tradizione e del magistero della Chiesa.
Secondo Giovanni Paolo II la posizione della Fraternità San Pio X ha come origine il fatto che non si consideri la Tradizione come qualcosa di vivente, rimanendo fissati sul passato. Così si esprimeva nel 1988, all’occasione della consacrazione dei nostri quattro vescovi: «La radice di questo atto scismatico è individuabile in una incompleta e contraddittoria nozione di Tradizione. Incompleta, perché non tiene sufficientemente conto del carattere vivo della Tradizione».[1]
A sua volta Benedetto XVI accusa la Fraternità San Pio X di essersi fissata al magistero pre-conciliare e di non riconoscere appunto il magistero del Concilio e del post-concilio: «Non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962 – ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità».[2]
La Tradizione deve essere vivente, cioè interpretata dal magistero attuale che ci dice oggi ciò che è conforme o meno alla fede. Chi vuole opporre la Tradizione di ieri al magistero di oggi si erge a giudice della Chiesa e del suo insegnamento, rimpiazzandolo appunto con il suo personale giudizio.
Per sviscerare il problema, rispondere a questa obiezione e comprendere in cosa consista questa opposizione che sembra sia fondamentale risolvere, prima di poter giungere ad una soluzione giuridica fra la Fraternità San Pio X e Roma, è necessario definire e chiarire i concetti di Tradizione e magistero.

Speriamo l'esorcizzi..! ne abbiamo molto bisogno!!!*


Se la bandiera Ue ha qualcosa di “mariano”

Il simbolo dell'UE
IL SIMBOLO DELL'UE

Il simbolo dell'Europa fu disegnato da un cattolico. E domani, per la prima volta, la statua della Madonna di Fatima passa davanti al Parlamento

Devozione mariana contro cristianofobia: la Madonna di Fatima a Strasburgo. Se la bandiera europea ha 12 stelle è in omaggio a lei, eppure è la prima volta che "visita" la roccaforte politica Ue. Domani alle 10 la statua della Vergine verrà portata nella cattedrale della città-simbolo della tecnocrazia europea da pellegrini provenienti da tutto il continente. Il programma prevede un successivo passaggio davanti alla sede del Parlamento Europeo. 

"Un evento eccezionale", commentano Lorenzo Fontana e Mario Borghezio, in merito all'arrivo della statua della Madonna di Fatima a Strasburgo. "Pochi sanno - spiegano i due europarlamentari - che la versione originaria del simbolo dell'Europa unita è squisitamente mariano, come ben dimostra la bandiera ufficiale dell'Unione europea con le dodici stelle e i colori bianco e azzurro della Madonna".  

Liturgisti virtuali in tilt: quanti giga x il Corpo di Cristo?


Come imparare a comunicare la fede

 Baciare un tablet al posto del messale. Conferire un sacramento sul web. Non sono solo provocazioni ma stimoli per una riflessione a cui la Chiesa e i suoi pastori non possono sottrarsi nel tempo della cultura digitale.