ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 15 dicembre 2017

E' davvero così difficile la sequela di Cristo?

E' DIFFICILE ESSERE CRISTIANI?


Ma è davvero così difficile essere dei veri cristiani? Bisogna chiederlo pregando: i cristiani lo hanno sempre saputo, vivere da cristiani non è una conquista umana ma un dono divino frutto della fede e grazia operata da Dio 
di Francesco Lamendola  

  

I veri cristiani possono esserci se la Chiesa cattolica crede che essere cristiani sia possibile; se non ci crede, se ci crede a metà, se crede anch’essa, come lo crede il mondo, che sia un impegno troppo gravoso, troppo difficile, quasi impossibile, allora possiamo star certi che nel giro di una  o due generazioni i veri cristiani spariranno, e resteranno solo quelli falsi, gli involucri vuoti, i sedicenti cristiani che, di fatto, vivono, sentono, pensano e agiscono esattamente come fanno i figli di questo mondo, tutti presi dalle loro brame, dai loro istinti, dalla loro concupiscenza e tutt’altro che disposti a limitarli, a fare un passo indietro rispetto al proprio ego. Intendiamoci: la materia prima per fare un vero cristiano è la grazia dello Spirito Santo: non sono gli uomini che scelgono, con la loro volontà, di farsi seguaci di Cristo, è Lui che li chiama, uno per uno, ed offre loro numerose occasioni di aprirgli il loro cuore e di farsi suoi discepoli. Ma Dio chiama tutte le anime, mentre solo poche rispondono, e, di quelle poche, un numero ancora più piccolo lo fa con tutto l’entusiasmo, con tutto l’ardore, con tutta la serietà che nascono dalla vera fede, la quale fa apparire come tutti gli altri beni e tutte le altre attrattive della vita mondana siano, in confronto alla ricchezza di farsi tutto in Cristo e di spogliarsi d’ogni altra cosa, ben miseri beni e ben misere mete da perseguire. Ora, la domanda che poniamo è questa: una volta che, con la grazia di Dio, un essere umano si apre al mistero di amore che il Creatore riversa su tutte le sue creature, e vi risponde con umiltà e semplicità, è davvero così difficile perseverare e progredire sulla via della sequela di Cristo, vale a dire sulla via della propria santificazione?
La domanda, fino a qualche anno fa, sarebbe parsa, ad un normale cattolico, semplicemente priva di senso; un sacerdote, poi, l‘avrebbe trovata addirittura puerile. Ma di questi tempi, è proprio il clero che fa sorgere quella domanda nell’animo del credente, il quale, alle prese con la pressione fortissima che le molte forze negative che, nella società moderna, agiscono contro il Vangelo e contro la fede, si rivolge appunto alla Chiesa e scopre, sovente, con sgomento e amarezza – non sempre, ma parecchie volte – che i primi a dubitare sono diventati i preti, i vescovi e i teologi che si dicono “cattolici” e che, appunto con il loro dubitare, trasmettono dubbi e incertezze anche nel gregge delle pecorelle che proprio loro dovrebbero custodire. E che essi dubitino, lo si deduce dal fatto che, quando parlano della difficoltà di vivere secondo il modello del Vangelo, ne parlano come se fosse realmente una fatica improba, penosa, quasi masochista; non tengono fermo nell’insegnare la dottrina morale, ma si mostrano deboli e possibilisti; smettono persino di parlare del peccato, preferiscono usare altre parole, come “errore” o “scelta sbagliata”; e subito dopo si affannano a parlare della misericordia illimitata di Dio, s’ingegnano a minimizzare la portata della colpa, escogitano espressioni come “la concreta complessità delle situazioni umane” per suggerire che gli uomini, davanti alle tentazioni del mondo, sono troppo deboli per resistere, ma la cosa non è poi tanto grave, in passato si è esagerato nel palare del peccato, mentre predicatori come Ermes Ronchi denunciano la “pedagogia della paura” di cui la Chiesa, un tempo, si serviva. Si suggerisce addirittura, ai massimi livelli della gerarchia – sì, parliamo proprio del papa, del papa Francesco – che non ci sarà alcun Giudizio alla fine dei tempi, anzi si dice a chiare note che Dio chiamerà a sé tutti gli uomini, che li farà vivere tutti in eterno presso di sé: contraddicendo frontalmente le parole stesse di Gesù Cristo, il quale ha affermato, più e più volte, che chi crederà e si convertirà, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
Il fatto stesso di porsi la domanda se essere seguaci di Gesù Cristo sia cosa facile o difficile, la dice lunga su quanto la mentalità secolare sia penetrata fra i cattolici e fra il clero stesso. Nessuno, infatti, ha avuto mai alcun dubbio che vivere da cristiani sia, umanamente parlando, una cosa estremamente difficile, per non  dire impossibile; ma, nello stesso tempo, nessun credente ha mai dubitato che, per usare le parole di Gesù, ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio (Lc., 18, 27). I cristiani, cioè, hanno sempre saputo che vivere da cristiani non è una conquista umana, ma un dono divino, frutto della fede e dell’azione di grazia operata da Dio stesso; e che, pertanto, il segreto è quello di chiedere, chiedere, chiedere, pregando sempre, senza stancarsi mai. Chiedete e vi sarà dato – ha detto Gesù, il divino Maestro -; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!(Lc., 11, 9-13). I cristiani hanno sempre saputo che, proprio come fece con i dodici Apostoli, è Gesù che sceglie loro, e non loro che scelgono Lui; e che Gesù, per mezzo dello Spirito Santo, non fa mancare ai suoi seguaci tutti i mezzi necessari per fare la volontà del Padre: nessuno, infatti, viene chiamato ad un’impresa impossibile, né viene caricato di un peso superiore alle sue forze. Gesù ha predetto ai suoi seguaci queste cose, e perfino come devono regolarsi quando vengono perseguitati a causa del suo nome: Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire; non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi (Mt., 10, 17-20).
Dunque, il fatto che i cristiani, oggi, e così pure il clero della Chiesa cattolica, parlino in termini di estrema difficoltà circa la possibilità di vivere da veri seguaci di Gesù, è indizio di una cosa sola: dell’indebolimento o della perdita della loro fede. Avere fede in Gesù significa credere che a Lui tutto è possibile: anche aiutare i suoi seguaci a vivere così come Egli ha comandato; comandato, e non “proposto”. Si confronti, a questo proposito, il § 303 del capitolo ottavo di Amoris laetitia, dove si parla di una “proposta generale del Vangelo” e, in particolare, di una “nostra (ossia cattolica) concezione del matrimonio”; mentre la verità è che Gesù non ha proposte da fare, ma indica la sola via che conduce alla Verità e quindi a Lui, perché Lui è la Verità; e che Gesù non ha una “concezione” del matrimonio, una fra le tante, come ce l’hanno altri maestri e altre religioni, bensì Egli mostra che cosa sia il Matrimonio, del quale è, nel medesimo tempo, l‘ispiratore, il padrone e il garante, essendo il Matrimonio, per il cristiano, un Sacramento, e cioè un dono divino, non una idea fra le tante. Il cristiano non sta lì a domandarsi: ce la farò o non ce la farò?, ma prega e si rivolge a Dio per avere da Lui l’ispirazione, il conforto, il consiglio e il sostegno. Vivere da veri cristiani significa, in effetti, nient’altro che decidersi per Gesù; ed essere seguaci di Gesù equivale a rompere con il mondo e con tutte le cose che piacciono al mondo, avendone ravvisato la caducità, la miseria e la fallacia, e avendo compreso che sono buone solo quelle cose che avvicinano a Dio, cattive quelle che allontanano e separano da Lui. Invece di chiedersi se vivere da cristiani sia possibile, il che è come chiedersi se sia possibile evitare il peccato e fare la volontà di Dio, si tratta di confidare in Gesù  Cristo, e, secondariamente, nell’aiuto degli Angeli, dei Santi e di Maria Vergine, per ricevere da essi tutto ciò che serve per essere quali Dio ci vuole. Se Dio ci chiedesse qualcosa d’impossibile; se la via che Egli ci ha mostrato, per mezzo del suo divino Figlio, fosse troppo aspra e difficile per la maggior parte degli esseri umani, ciò starebbe a indicare che Dio non ci conosce per quel che siamo; che non conosce la nostra natura, il che è impossibile, essendo Lui il nostro Creatore; e che, per giunta, ci impone un peso superiore alle nostre forze, condannandoci a una vita moralmente stentata, ambigua, lacerante, mettendoci nelle condizioni di dover fare ciò che non possiamo fare, e quindi consegnandoci ad un perenne senso di frustrazione e di colpa. E tale, di fatto, è l’immagine – caricaturale - che i non cristiani hanno dei cristiani: o come dei perenni frustrati, o come dei grandi ipocriti, i quali vivono, in realtà, differentemente da come dicono di vivere. Ma che i cristiani stessi, e lo stesso clero cattolico, siano giunti a concepire la vita cristiana in questi termini – o impossibilità e frustrazione, o menzogna e ipocrisia – è veramente il segno di un tempo di decadenza, di un tempo in cui la fede in Dio si è illanguidita fino a spegnersi quasi del tutto, come una lampada moribonda sotto il soffiare dei venti.
A questo punto, la domanda che dovremmo farci è come sia possibile che i cattolici, dopo aver avuto la certezza, per millenovecento anni, che Dio aiuta tutti quelli che accolgono con fede la sua parola e la vogliono mettere in pratica, ora l’abbiamo smarrita, e si trovino a dubitare di se stessi, tanto quanto il mondo dubita sia di loro, che del Vangelo di Gesù. Evidentemente,qualcosa è successo che ha fatalmente indebolito la loro fede; qualcosa che non riguarda la storia individuale di questa o quella anima, ma che riguarda, ormai, la cattolicità nel suo complesso, e la Chiesa nel suo insieme. 
Ma è davvero così difficile essere dei veri cristiani?

di Francesco Lamendola
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