ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 dicembre 2017

Te Deum novae Ecclesiae

Baronius in laudem Francisci Papae



Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per l’eleganza del suo incedere, la compostezza dei suoi gesti, l’altera benevolenza con cui osserva i suoi interlocutori. Per la moderazione con cui, seduto al parco desco del refettorio di Santa Marta, si ciba di pietanze frugali; per le penitenze grazie alle quali nottetempo, al riparo da occhi indiscreti, mortifica la gola. Per la moderazione nel parlare e nel ridere, anzi direi nel sorridere, giacché non si addice a tanto personaggio né il ridere sguaiato, né il linguaggio licenzioso o scurrile del volgo. Per la dignità con cui, rivestito dei sacri paramenti, ascende i gradini dell’altare, lasciando ai cerimonieri l’onore di sollevargli la falda. Per il decoro con cui, durante i pontificali, celebra i sacri riti, assaporandone gli arcani simbolismi e le sublimi note. Per la modestia nell’accostarsi quotidianamente al Santo Sacrificio, per la precisione nell’eseguire quanto prescritto dalle Rubriche del Messale, per l’esempio di pietà eucaristica e di devozione che traspare dalla riverenza con cui tratta le Sacre Specie.


Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per il silenzio austero che domina i suoi appartamenti, nei quali viene spontaneo parlare sottovoce. Per la pacatezza dei suoi interventi, e per la chiarezza cristallina delle sue dichiarazioni. Per lo stile unico e inconfondibile che caratterizza ogni documento papale, che si distingue per concisione, senza prestarsi ad interpretazioni equivoche. Per l’altissima prosa degli atti magisteriali, ch’egli redige in quel latino ciceroniano tanto caro ai Prelati di Curia. Per l’amore verso la Verità e la sollecitudine paterna verso chi ne è lontano, nella quale l’avversione all’errore non offusca mai lo zelo apostolico e l’afflato di carità. Per la ponderatezza con cui risponde alle domande che gli vengono rivolte, e la capacità di annunciare il Vangelo in ogni circostanza. Per la ieraticità della sua persona, che sempre rinvia alla maestà del Divino Pastore, senza indugiare sul suo Vicario. 

Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per la sua umiltà. Per quella sua capacità di coniugare mirabilmente la dignità sacra del Romano Pontefice con la morigeratezza e la povertà silenziosa della vita privata. Per il duro giaciglio, sul quale egli riposa solo poche ore, vegliando in preghiera per impetrare dal Cielo la conversione dei peccatori e la santità del Clero. Per l’atteggiamento schivo dinanzi alle telecamere e ai giornalisti, che sono sempre in agguato per immortalarlo mentre rimane in adorazione del Ss.mo Sacramento o quando si intrattiene con Eminentissimi Cardinali a discutere della conversione degli eretici alla vera Chiesa, o della consacrazione delle nazioni cattoliche a Cristo Re e a Maria Regina. Per il quotidiano esempio di vera sequela dei Santi, allorché distribuisce elemosine ai poveri dando ordine al suo Elemosiniere di non farne parola ad alcuno, men che meno alla stampa, o quando ascende la scaletta dell’aeromobile - la mano alzata in un gesto benedicente - mentre con la sinistra stringe la corona del Rosario o porta al petto il consunto Breviario. 

Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per i collaboratori e gli amici di cui si circonda. Eminenti teologi, dotti filosofi, pii religiosi esperti di ascetica e mistica, eruditi di liturgia e antichità ecclesiastiche, professori di esegesi ed apologetica: tutti accomunati dalla santità di vita, dalla morigeratezza dei costumi e dalla perfetta fedeltà all’immutabile Tradizione della Chiesa. Per l’esercito di giovani che, dalla sua elezione, ha scelto di consacrarsi alla predicazione, alla preghiera nel chiostro, all’ascesi: schiere di ragazzi e ragazze che, disprezzate le lusinghe del secolo, accorrono a riempire seminari, conventi e monasteri. Per lo slancio apostolico dato alle missioni nelle lontane terre da conquistare al Signore, riscattandole dalle tenebre dell’idolatria. Per i Frati Francescani dell’Immacolata, insigniti di specialissimi privilegi, e che negli anni del suo glorioso Pontificato si sono moltiplicati in tutti i continenti, suscitando una devota competizione con gli altri Ordini, tornati all’antica osservanza dopo aver abbandonato gli errori del Conciliabolo di Roma ed aver abbracciato la veneranda Liturgia romana. Per l’Ordine di Malta, il quale ha conosciuto uno sviluppo nelle sue opere caritative, non disgiunto dal progresso spirituale dei suoi membri, fior fiore della nobiltà cattolica. 

Per la riforma della disciplina del Clero, grazie alla quale è stato estirpato il vizio innominabile e ripristinata la castità tra le file dei leviti. Per la condanna dei reprobi, che in epoche ormai remote avevano umiliato la Chiesa anteponendo la carriera e gli intrighi economici al bene delle anime. Per la restituita ortodossia delle Università Cattoliche, dalle quali sono stati banditi i modernisti ed i ribelli. Per la scomunica ch’egli ha fulminato contro i governanti delle nazioni in cui si pratica l’aborto e l’eutanasia, sciogliendo i sudditi dall’obbligo di obbedienza. Per l’indizione del Giubileo straordinario della Famiglia, grazie al quale il vincolo del Matrimonio è stato riportato in auge in molti stati, e il divorzio quasi completamente estirpato. Per suo fermo il sostegno alla Pontificia Accademia per la Vita ed alle sue battaglie in difesa della morale naturale. 

Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per le persone di cui diffida. Prelati intrallazzatori, attenti solo a gestire i fondi dello IOR e dell’APSA, enti che grazie alle recenti riforme oggi sono sotto il controllo di un organo indipendente, preso ad esempio a livello internazionale per la severità della disciplina e la trasparenza delle transazioni. Presuli carrieristi e cortigiani, allontanati dal Vaticano e confinati in remote pievi a meditare sulla fallacia delle seduzioni del mondo. Chierici immersi nelle mollezze, oggi rinchiusi a Castel Sant’Angelo ad espiare lo scandalo dato ai fedeli ed i sacrilegi che hanno offeso Iddio e macchiato l’onore della Chiesa. Per aver denunciato le trame dei cospiratori modernisti in seno al recente Sinodo della Famiglia, i quali tentavano di adulterare la retta morale con stratagemmi degni della setta infame. Per aver ridotto allo stato laicale e consegnato al braccio secolare i reprobi, meritevoli dei rigori della legge.

Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per il suo insegnamenti. Per quel modo chiaro e limpido con cui difende la verità cattolica, senza tralasciare di condannare gli errori che ad essa si oppongono. Per aver ribadito che l’unico depositario dell’infallibilità papale è il Romano Pontefice, condannando l'eresia conciliarista e riportando le Conferenze Episcopali al loro ruolo consultivo. Per la severità con cui ammonisce i peccatori, ricordando loro il tremendo giudizio di Dio e additando nella penitenza e nella mortificazione la via della riconciliazione e della salvezza. Per le parole di profonda spiritualità che rivolge anche ai pagani e ai senza Dio, allargando le braccia nel paterno abbraccio del Padre comune, pronto a perdonare e ad assolvere chi fa proposito di emendarsi e ritorna contrito in seno all’unico Ovile sotto l’unico Pastore. Per il suo amore della teologia scolastica, e la lucidità delle sue omelie, ricche di citazioni dei Padri della Chiesa. Per il disprezzo del giudizio del mondo e della mentalità profana, ch’egli non manca mai di condannare apertamente. Per la precisione con cui, prima di intervenire a dirimere una questione, egli si consulta con i suoi collaboratori e si documenta sui progressi scientifici. 

Non sunt loquelae neque sermones che bastino a tesser l’elogio di questo novello Aronne!


Voglio lodare la Santità di Nostro Signore Francesco e quanti lo hanno eletto al Soglio del Beatissimo Pietro, docili alle mozioni del Paraclito, per aver impedito che le mene dei nemici di Dio portassero a compimento il progetto nefando di porre sulla Cattedra del Principe degli Apostoli un loro docile strumento. Per aver ostacolato il passo ad un Papa che avrebbe demagogicamente abusato del proprio ruolo per legittimare gli errori del Concilio, col pretesto di portarne a compimento le istanze. Un Papa che si sarebbe circondato di personaggi dalla reputazione compromessa e di dubbia moralità. Un Papa che avrebbe manipolato la Curia e l’Episcopato per raggiungere i suoi scopi inconfessabili. Un Papa che avrebbe creduto di poter basare il proprio successo sul consenso popolare, facendo leva sulle debolezze delle masse e sulla corruttela della società. Un Papa che, nel silenzio dei pavidi e con l’appoggio dei cortigiani, avrebbe ridotto la Chiesa ad una setta, grottesca parodia della Sposa di Cristo, come Satana è simia Dei. 

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