ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 24 gennaio 2017

Non veni pacem mittere, sed gladium.

Tirare Monsignore per la talare 

Una sempre più consolidata abitudine del mondo cosiddetto tradizionalista consiste nel tirare per la talare Mons. Lefebvre, e con lui altri prelati di riferimento, per far sottoscrivere ex post linee di condotta discutibili. Si badi, “discutibili” non in senso strettamente spregiativo ma nel senso proprio della parola, ovvero “soggette a dibattito, a discussione”.
di Andrea Giacobazzi
.
Una sempre più consolidata abitudine del mondo cosiddetto tradizionalista consiste nel tirare per la talare Mons. Lefebvre, e con lui altri prelati di riferimento, per far sottoscrivere ex post linee di condotta discutibili. Si badi, “discutibili” non in senso strettamente spregiativo ma nel senso proprio della parola, ovvero “soggette a dibattito, a discussione”.
Non è una ovviamente un approccio solo tradizionalista. La rivendicazione del passato e il suo uso nelle contingenze attuali è un fatto proprio della natura umana, si pensi a come viene citato Marx dai suoi contrapposti sostenitori.
Tornando dalle rosse bandiere alle nere talari, recentemente non è mancato chi, ricorrendo a fior di citazioni, ha accomodato Mons. Lefebvre nel dibattito sulla “regolarizzazione canonica” della Fraternità Sacerdotale San Pio X, sottolineando la fedeltà romana del prelato francese e il suo desiderio di vedere ricomposta la ferita delle sanzioni.
Tutto vero, ma pensare di ridurre Mons. Lefebvre ad un “accordista” è operazione piuttosto complicata. Nella celebre giornata delle consacrazioni episcopali del 1988 l’amico e collaboratore storico, Mons. de Castro Mayer (che insieme a lui fu “scomunicato” per i fatti di quel giorno) alla fine della cerimonia, di fronte ad autorevoli testimoni, disse: “Non abbiamo un Papa!”. È altresì noto che nella Fraternità fosse ampiamente tollerato, sebbene non in maniera troppo “pubblica”, che sacerdoti celebrassero Messe “non una cum”, ovvero senza menzionare nel Canone il nome di Paolo VI, Giovanni Paolo II, ecc.

VadeJorge!

Una bussola nella babele di "Amoris laetitia"

AL
Un "Vademecum" come questo proprio ci voleva, per indicare la strada nella babele delle opposte interpretazioni di "Amoris laetitia" e soprattutto del suo controverso capitolo ottavo, quello sulla comunione ai divorziati risposati:
Chiaro, argomentato, autorevole, questo "Vademecum" è stato pensato e scritto proprio in quell'istituto pontificio che Giovanni Paolo II ha voluto creare a sostegno della pastorale della famiglia, con sede centrale a Roma nella Pontificia Università Lateranense, con sedi periferiche in tutto il mondo e con primo suo animatore e preside Carlo Caffarra, poi arcivescovo di Bologna e cardinale.

Gli eretici e gli apostati non ci sono più?

UN CASO DI COSCIENZA

    La Chiesa non espelle e non scomunica più nessuno: significa che gli eretici e gli apostati non ci sono più? Per inseguire un ecumenismo scriteriato si sta mettendo in pericolo l’unità della Chiesa e non si può più tacere 
di Francesco Lamendola  



È notte, gli uffici sono chiusi, tutti gli impiegati se ne sono andati a casa, da tempo, a godersi il meritato riposo. Solo il signor X, impiegato di modestissimo livello, si è fermato alla sua scrivania per smaltire del lavoro arretrato: anche se non molto apprezzato dai superiori, a causa della sua scarsa propensione alla modernità e alle innovazioni, in compenso è un uomo onesto e un lavoratore scrupolosissimo: il pensiero di avere del lavoro arretrato lo disturba profondamente, vuole mettersi a posto e chiudere tutte le pratiche aperte, non perché qualcuno gli stia con il fiato sul collo – semmai vorrebbero da lui un maggiore spirito d’iniziativa, un maggiore dinamismo, che comprende una certa quota di discrezionalità nel giudicare quali siano gli aspetti prioritari del suo lavoro – ma perché solo così si sente a posto con se stesso. Il signor X sta lavorando già da alcune oltre il normale orario d’ufficio, tutto è silenzio nei locali deserti, quand’ecco, ode una porta che si apre e dei passi, in corridoio, che a un certo punto si fermano, poi un’altra porta che si apre, ma non viene richiusa. Le videocamere, a quell’ora, sono spente: infatti, non dovrebbe esserci più nessuno, e, per ciò che riguarda le possibili minacce dall’esterno, bastano le telecamere fissate davanti all’ingresso della banca. Sì, perché il signor X lavora in una banca. Incuriosito, e anche un po’ allarmato, il signor X si alza e, badando a non far rumore, esce sul corridoio: vede subito la luce provenire dalla stanza del vicedirettore. La cosa si fa sempre più strana: in venti anni di lavoro, non lo ha mai visto tornare in banca, di notte, per nessuna ragione. Decide di non farsi vedere e di aspettare, al buio, quel che accadrà; dopo un poco, il vicedirettore esce, tenendo in mano una borsa, e si dirige con passo spedito verso il caveau, al piano sotterraneo, scendendo per le scale invece di usare l’ascensore e facendosi strada con una torcia elettrica, per non accendere la luce. Il signor X lo segue, sempre con la massima cautela, finché deve arrendersi davanti all’evidenza: il suo superiore sta facendo qualcosa non solo di molto irregolare, ma, quasi certamente, di losco.

Lo smacchiatore

Non facciamo di don Santoro una macchiettaL'assassino del sacerdote ucciso nel 2006 in Turchia è uscito dal carcere e ha raccontato di avergli sparato perché voleva battezzare alcuni musulmani. Ma le agenzie cattoliche si sono affrettate a "smentire" la versione, accertata dalla verità processuale. Il vizietto cattolico di apparire portatori di un proselitismo che altro non è che evangelizzazione. 
Nel 2006 l’assassino turco di don Andrea Santoro aveva sedici anni. Fu condannato a quasi vent’anni di galera ed è stato rimesso in libertà nello scorso agosto. Cioè, dieci anni gli sono stati condonati. Eh, le carceri turche non sono più quella di un tempo. Ricordate il film Fuga di Mezzanotte di Alan Parker? Fu premiato nel 1978 con l’Oscar alla colonna sonora (Giorgio Moroder) ed era tratto da una storia vera. Descrive un sistema giudiziario-carcerario da incubo in un Paese a quel tempo laico, membro della Nato e antemurale dell’Occidente contro l’Urss.

La quarta persona della quaternità?

I professionisti della Tradizione.

Martedì 24 gennaio 2017
.
Ho letto l’articolo con cui don Angelo Citati risponde dal sito della Fraternità Sacerdotale San Pio X alle mie recenti considerazioni sull’istituto di cui è divenuto da poco sacerdote (per leggere l’articolo clicca qui). Confesso che, se non fossi venuto a conoscenza dei retroscena riguardanti la pubblicazione dell’articolo, non avrei risposto. Non ve ne sarebbero state le condizioni perché la naturale simpatia che nutro per lo zelo di giovani virgulti come don Citati è inversamente proporzionale alla considerazione di cui dispongo per la loro produzione. Come si fa a non trovare simpatico un giovane sacerdote che, a nome della Fraternità San Pio X, arriva persino a perdonare volentieri la mia irruenza di incipiente sessantenne?

Fatti in qua, ribalda Chiesa..



Il domenicano Girolamo Savonarola iniziò la predicazione dei Quaresimali - era il 17 Febbraio 1496 - con queste parole: 

Fatti in qua, ribalda Chiesa, fatti in qua ed ascolta quello che il Signore ti dice: Io ti avevo dato le belle vestimenta, e tu ne hai fatto idolo. I vasi desti alla superbia; i sacramenti alla simonia; nella lussuria sei fatta meretrice sfacciata; tu sei peggio che bestia; tu sei un mostro abominevole. Una volta ti vergognavi dei tuoi peccati, ma ora non più. 

“Perché suocera intenda”?

ECCO LA VERITÀ SU PAPA FRANCESCO (ED IL PRETE COLOMBIANO SOSPESO) 

 
https://linformatoreweb.wordpress.com/2017/01/24/ecco-la-verita-su-papa-francesco-ed-il-prete-colombiano-sospeso/
«Amoris laetitia»"Molta confusione che solo un cieco può negare"

Quattro porporati chiedono al Papa di chiarire alcuni dubbi riguardanti l’interpretazione dell’esortazione post-sinodale «Amoris laetitia» sul matrimonio e la famiglia. Sono i cardinali Walter Brandmüller, già presidente del Pontificio comitato di scienze storiche; Raymond L. Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, e gli arcivescovi emeriti Carlo Caffarra (Bologna) e Joachim Meisner (Colonia).“La divisione tra pastori è la causa della lettera che abbiamo spedito a Francesco. Non il suo effetto. Insulti e minacce di sanzioni canoniche sono cose indegne”. “Una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante”.
Già nei mesi scorsi in molti han parlato ormai di vere e proprie epurazioni in atto all’interno della Chiesa. Quanto accaduto in Colombia, per la precisione a don Luis Carlos Uribe Medina (nella foto), ne è probabilmente, suo malgrado, una triste icona, uno degli esempi più lampanti ed evidenti.

Mi consenta..


Lettera al Papa
del Prof. Luciano Pranzetti


A SUA SANTITÀ
PAPA FRANCESCO I
00120    Città del Vaticano


Santità:
              sento l’urgenza, per serenità di mente e di coscienza, di aver chiaro il senso esatto di alcune Sue enunciazioni -  datando dalla sua visita all’isola di Lampedusa (2013) per giungere all’Esortazione “Amoris Laetitia” e concludere con la visita a Lund (2016) presso la comunità scismatica luterana - urgenza che egualmente avverto in moltissimi fedeli, in tanti sacerdoti, in alcuni prelati e prìncipi della Chiesa. Ora, se essi, teologi e pastori, manifestano la necessità che Lei diradi i dubbî che nascono dalle sue affermazioni che le elencherò in appresso, può ben comprendere come un semplice laico come me, pur fornito delle fondamentali conoscenze dottrinarie della Fede cattolica, provi disagio di fronte a concetti che vanno a collidere con la Dottrina della Chiesa la quale è espressione scolpita della Parola di Dio.
  
Vengo, quindi, alla escussione dei passi che, fra i tanti, sono motivo di inquietudine e di incertezza per essere in conflitto col dogma, e ai quali oppongo l’espressione delle mie obiezioni:

lunedì 23 gennaio 2017

Suum Cuique..

I Gesuiti e la scristianizzazione della Chiesa



Chi sta de-cattolicizzando la Chiesa cattolica? Ma si tratta proprio del glorioso ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola. In questo studio, cercheremo di capire il come e il perché di questa diabolica deriva, che segue l’intuizione del prete apostata Ernesto Buonaiuti, “guru” del modernismo italiano: «Fino ad oggi si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma».
L’arcivescovo di Milano, San Carlo Borromeo, che approvò  l’insediamento dei Gesuiti a Lucerna nel 1578, ben presto comprese quali sarebbero state le conseguenze di quell’atto, come ci ricorda J. Huber«Carlo Borromeo scrisse al suo confessore che la Compagnia di Gesù, governata da leader che erano più politici che religiosi, stava diventando troppo potente per preservare la moderazione e la sottomissione che erano necessari… Essa domina re, principi e signoreggia, sia sulle faccende temporali, che su quelle spirituali. Questa “pia” istituzione ha perso lo spirito che originariamente l’animava e per questo motivo saremo costretti ad abolirla…».[1] L’ordine fu poi soppresso da papa Clemente XIV[2] nel 1773 – la Compagnia sopravvisse però nei territori cattolici della Russia, perché la zarina Caterina II non concesse l’exequatur al decreto papale di soppressione –, fu ricostituito da papa Pio VII nel 1814.

Eretico e scismatico e apostata chi?


AMORIS LAETITIA FA IL PRIMO “MARTIRE”. È UN SACERDOTE COLOMBIANO. NEGA L’EUCARESTIA PER I DIVORZIATI RISPOSATI.


E’ purtroppo confermata una notizia che quando l’ho letta parecchie ore fa mi è sembrata irreale. Un sacerdote colombiano è stato sospeso a divinis da suo vescovo per aver espresso le sue critiche e il suo disaccordo con l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, nella parte che si riferisce all’eucarestia per i divorziati risposati. La notizia è stata data da Adelante La Fè, che ha postato anche una testimonianza audio, in spagnolo del sacerdote.
Luis Alberto Uribe Medina, così si chiama il sacerdote, della diocesi di Pereira, è stato convocato dal suo vescovo, Rigoberto Corredor. Uribe Medina, secondo quanto afferma un comunicato della diocesi, ha “espresso pubblicamente e privatamente il suo rifiuto del magistero dottrinale e pastorale del Santo Padre Francesco, soprattutto per quanto riguarda il matrimonio e l’eucarestia”. E’ inutile spiegare che si tratta delle famose noticine del documento che contraddicono il magistero precedente; quello della Chiesa fino al 2016, ciò che hanno insegnato San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, oltre al Catechismo della Chiesa cattolica, che si presume sia ancora valido.

San Francesco era modesto

CHI RUBA LA SPERANZA CRISTIANA

    E se a rubare la Speranza cristiana fosse proprio il papa? Il nome Francesco? San Francesco era modesto Bergoglio ostenta la modestia: e non è certo la stessa cosa. Un papa campione di umiltà e di modestia oppure no? 
di Francesco Lamendola  





Jorge Mario Bergoglio è dal 13 marzo 2013 il duecento e sessantaseiesimo papa della Chiesa cattolica romana, con il nome di Francesco. A rigore, si dovrebbe dire Francesco I; ma, poiché è il primo papa nella storia ad aver scelto questo nome, tutti lo chiamano “Francesco” e basta. Viene da chiedersi come mai nessuno dei suoi predecessori abbia scelto questo nome, assumendo il pastorale come vescovo di Roma, nei quasi otto secoli che ci separano alla morte del Poverello di Assisi; e perché proprio lui, Bergoglio, abbia fatto questa scelta. La prima cosa che viene in mente è che nessuno dei papi vissuti fra il XIII e il XXI secolo si è sentito degno di imitare, anche solo da lontano, la santità di Francesco d’Assisi, o, comunque, di essere a lui paragonato. Si obietterà che un papa può essere santo, ma che per fare bene quel che si è stati chiamati a fare dal conclave dei cardinali, cioè per essere un buon papa, la santità non è indispensabile; il che è vero, almeno parzialmente (parzialmente, perché tutti gli uomini, e tutti i cristiani, quindi figuriamoci se rimane escluso il papa, sono chiamati alla propria santificazione personale). D’altra parte, assumere un nome da pontefice equivale a dare un’indicazione di quel che si vuol fare, dell’impronta o indirizzo particolare che s’intende conferire al proprio pontificato, fermo restando che il papa non è il padrone della Chiesa e che non è, di conseguenza, nemmeno il padrone del gregge dei fedeli, ma soltanto il vicario di Cristo, cioè il pastore del gregge.

La tolleranza è impossibile verso la Verità



Alessandro Gnocchi, nella sua rubrica settimanale Fuori moda pubblicata su Riscossa Cristiana ha espresso alcune valutazioni sulla regolarizzazione della Fraternità San Pio X da parte della Santa Sede. Gli ha risposto don Angelo Citati, presumo cum permissu Superiorum.

Devo dire che la risposta del sacerdote mi è parsa certamente equilibrata, ma forse un po' prolissa. E questa prolissità ha finito per confermare i timori di Gnocchi, e di quanti come lui ritengono inopportuna ed improvvida ogni regolarizzazione che abbia come controparte Bergoglio. Vorrei tuttavia soffermarmi su una citazione di mons. Lefebvre:

Santo Padre, ci faccia fare l’esperienza della Tradizione. In mezzo a tutte le esperienze che si fanno attualmente, che ci sia almeno l’esperienza di ciò che è stato fatto per venti secoli!

Di chi è la responsabilità?



Ancora una volta, una mano sacrilega ha profanato il tabernacolo di una chiesa e ne ha sottratto la pisside contenente il Santissimo Sacramento. E' avvenuto nella chiesa di Santa Chiara, a Ferrara. 

La cosa che mi scandalizza è che in moltissime chiese la chiave del tabernacolo si trovi spesso o attaccata alla portella, o sotto la tovaglia dell'altare, in violazione alle norme canoniche ed al più elementare buon senso. 


In questo tempo di lupi

Il “senso della Chiesa” e il “senso del soprannaturale” 



A scorrere, anche velocemente, quanto abbiamo scritto in questi ultimi anni e quanto abbiamo riportato di ciò che è stato scritto da altri, si coglie un richiamo ricorrente a ciò che si è inteso chiamare “senso della Chiesa” e “senso del soprannaturale”. E cioè quel sentire che tiene sempre presente il valore soprannaturale della Chiesa e la necessità di appartenervi e di aderirvi, unito a quel sentire che considera sempre necessario uniformare i propri pensieri e le proprie azioni al convincimento che tutto è comunque retto dalla volontà di Dio e che quindi ogni cosa umana, sia pure la più inverosimile, è affidata alla misericordia e alla volontà di Dio attraverso la Sua Divina Provvidenza, soprattutto riguardo a quelle problematiche che umanamente appaiono irrisolvibili.

Paglia che brucia

Effetto Paglia: alla Pontificia Accademia per la Vita si cancellano le tracce di san Giovanni Paolo IIEra già tutto organizzato nei minimi dettagli, ma il seminario internazionale del 2 marzo per i trenta anni della Donum Vitae, è stato prima rinviato, e ora annullato. È solo l’ultimo episodio che racconta dello smantellamento della Pontificia Accademia per la Vita come papa Giovanni Paolo II l'aveva voluta nel 1994 per rispondere all’attacco del mondo contro la vita e la dignità umana. Sono bastati pochi mesi al nuovo presidente monsignor Vincenzo Paglia per imporre una svolta che snatura l’Accademia.

Pure io fui eletto..

Papa Francesco: "Trump? Pure Hitler fu eletto..."

Papa Francesco a El Pais: "Nei momenti di crisi si cerca un salvatore. Pure Hitler fu eletto". Salvini: "Credo che Bergoglio sia stato frainteso..."
Sospende il giudizio - per ora - Papa Francesco su Donald Trump.


Ma con un accostamento ben più pesante che se un giudizio lo avesse espresso.
"Si vedrà. Vedremo ciò che fa e allora valuteremo", dice infatti il Pontefice al giornalista di El Pais che gli chiede un commento sull'elezione del tycoon a presidente degli Stati Uniti, "Nei momenti di crisi si perde la lucidità di ragionamento e questo è stato sempre per me un riferimento da tenere a mente. Cerchiamo un salvatore che ci ridia una identità e la difendiamo con ogni mezzo, muri o qualsiasi mezzo dagli altri popoli, per timore che inquinino la nostra identità e la danneggino. E questo è grave".

Da semplice fedele

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYqIHV8Uev6fFGjFnJHh0WDjUvmZpRAqrXx8iqN8Hmapw1I8Is9fJ_ozvFr_O2X3Kr84nXIbTu8jIYkJ_F5ojWwhLYniCOTkKeegYqUKKrcxt0o65-K-PrJk_HnT4qIjNj7GZw8D9N4QK3/s1600/bergo-01.jpg

IL FEDELE HA IL DIRITTO DI SAPERE: Sì O NO? 

di Stefano Maria Chiari
Preti maltesi sono stati minacciati dai loro vescovi di sospensione a divinis se non danno la Comunione ai divorziati. Un prete colombiano  è stato di fatto sospeso a divinis per lo stesso motivo.
Ora,  è chiaro che ciò nasce dalla Amoris Laetitia – interpretata come un sì incondizionato alle Comunioni di divorziati conviventi. Ma la lettura del testo non autorizza affatto questi atteggiamenti punitivi, persecutori, da parte dei vescovi “aperti”. Anzi, mantiene volutamente una notevole ambiguità.
“Non tutte  le discussioni dottrinali, morali o pastorali  devono essere risolte con un intervento del magistero”   E’ un continuo invito a , agli stessi sacerdoti, a distinguere caso per caso-. “un nuovo incoraggiamento ad  un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari”;  “il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre  alla formazione  di un giudizio corretto su ciò che ostacola la  possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possano favorirla”.
Ora, mi sembra evidente che un sacerdote, fatto tutto “il discernimento”  necessario, giunga alla convinzione di non dovere, in coscienza, dare l’Eucarestie a  due divorziati che vivono more uxorio;  allora cosa c’entra l’intervento autoritario  del vescovo, anzi prevaricatore della coscienza del suo sacerdote?
Qui si vede  benissimo come è necessario che il Papa risponda   ai “dubia” dei quattro cardinali. Non crei queste lacerazioni. Se vuole la Comunione ai divorziati, lo dica chiaro.

domenica 22 gennaio 2017

Dubia non habemus




(Luis Badilla - ©copyrightEcco alcuni passaggi dell'intervista di Papa Francesco alla testata spagnola "El País": 
La strada
Continuo ad essere un (uomo) di strada. Non appena posso esco, per strada, a salutare la gente, nelle udienze, e poi viaggio ... La mia personalità non è cambiata. Non dico che sia una cosa che mi sono proposto. Mi è venuto in modo spontaneo.. No, qui non si deve cambiare. Cambiare è artificiale. Cambiare a 76 anni era cosmetico. Certo, non sempre posso fare tutto ciò che desidero, ma l'anima di strada c'è, e voi lo vedete. 

Spade e foderi

Chi di spada ferisce. Don Angelo Citati FSSPX risponde ad Alessandro Gnocchi

Riprendiamo e pubblichiamo volentieri la risposta apparsa nel sito ufficiale del distretto italiano della FSSPX (vedi qui) a un articolo recentemente apparso su Risposta Cristiana (vedi qui e in seguito qui) in cui Alessandro Gnocchi adotta le pericolose categorie della "neochiesa" nell'affrontare alcuni problemi fondamentali del momento presente. Con l'augurio che questo scritto possa frenare l'errore dilagante tra molti cattolici tradizionalisti.

«Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada» 

Rispondendo, in un articolo apparso sul sito «Riscossa Cristiana», ad una sua lettrice che gli domanda cosa pensi di alcune questioni di attualità, tra cui la recente intervista in cui mons. Athanasius Schneider auspica una soluzione canonica per la Fraternità San Pio X, e riprendendo un suo intervento analogo sul medesimo sito del 12 maggio 2016, il 16 gennaio scorso Alessandro Gnocchi, noto giornalista e apologeta cattolico, esprime delle considerazioni dal tono fortemente critico nei confronti della Fraternità. Benché non venga da lui sollecitata una risposta da parte nostra, essendo stati chiamati in causa e con toni decisamente severi, ci sembra utile fornire il nostro punto di vista sui problemi sollevati.


Non sai che casino ci combinano

Brasile, Africa, Germania... Geografia di una Chiesa a pezzi    
     
Norcia
Per papa Francesco il 2017 è cominciato amaro. La sua popolarità continua ad essere alta, ma senza che vi corrisponda una pari vivacità della pratica religiosa. In America latina si registrano addirittura dei crolli.
Clamoroso il caso del Brasile, dove quelli che dichiarano di appartenere alla Chiesa cattolica sono precipitati negli ultimi due anni dal 60 al 50 per cento della popolazione, stando a un recentissimo, capillare sondaggio di Datafolha.

Horribile dictu?

UN EPISCOPATO CHE RESISTE

    Giacomo Biffi e Carlo Caffarra, un episcopato che resiste fieramente alla neochiesa modernista. Bisogna avere il coraggio di dire, almeno adesso, che l’arcivescovo Biffi aveva ragione, che aveva colto nel segno 
di Francesco Lamendola






Qualcuno ricorda ancora che nel 2000, diciassette anni fa, l’arcivescovo di Bologna, monsignor Giacomo Biffi, fine teologo oltre che pastore di anime, prese pubblicamente posizione  contro l’accoglienza indiscriminata di immigrati stranieri, quasi tutti di religione islamica, sostenendo che l’Italia e l’Europa avevano il diritto di vagliarli e di accettare quelli suscettibili d’integrazione, e, dunque, di dare la precedenza a quelli di religione cristiana e cattolica, ad esempio i filippini o i latino-americani, a preferenza degli islamici, i quali sono ben decisi a non integrarsi?
Il 30 settembre del 2000 egli disse testualmente che i governi dei Paesi europei avrebbe dovuto privilegiare l'ingresso degli immigrati cattolici mentre quelli musulmani nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità, individuale e associata. Difficile immaginare un discorso più politicamente scorretto, più impopolare, più controcorrente. Per dare un’idea dell’aria che tirava, già allora (e le cose, in questi ultimi anni, non hanno fatto che peggiorare ulteriormente, con il concretizzarsi della minaccia del terrorismo islamico fin nel cuore delle nostre città e delle nostre chiese), c’era chi, fra gli islamici, chiedeva la distruzione o la “copertura” dell’affresco medievale della cattedrale bolognese di San Petronio, nel quale, secondo l’immagine presente nella Divina Commedia, Maometto è raffigurato all’inferno, nudo e tormentato dai diavoli.

Guai a questa grande città!

PASSARE OLTRE E CHIESA DI SATANA

    Dove non si può più amare bisogna passare oltre: da Nietzsche a Cristo la filosofia del passare oltre riguarda anche il Cristianesimo fa parte dell'insegnamento di Gesù e a torto è stata messa fra parentesi da molti cristiani 
di Francesco Lamendola  



In Così parlò Zarathustra (Terza Parte, Del Passare oltre; traduzione di Giuseppina Quattrocchi), Nietzsche fa dire dal suo eroe, al pazzo furioso che gli si era parato davanti, all’ingresso della grande città:

Anche questa grande città mi fa schifo, non solo questo folle. Qui e là non c’è nulla da migliorare, nulla da peggiorare.
Guai a questa grande città! E vorrei vedere già la colonna di fuoco in cui sarà incendiata!
Simili colonne di fuoco devono precedere il grande mezzogiorno.  Ma questo ha il suo tempo e il suo destino.
Tuttavia per commiato ti do questo insegnamento, o folle: dove on si può più amare, bisogna PASSARE oltre!
Così parlò Zarathustra e passò oltre la grande città e il folle.

Dunque: là dove non si più amare, bisogna saper “passare” oltre. Quest'aurea massima dello Zaratahustra ci mostra un aspetto abbastanza caratteristico del pensiero di Nietzsche, derivante dal suo aristocraticismo e dal suo rifiuto dei compromessi, delle mezze misure, del voler accomodare a ogni costo le situazioni di tensione e di conflitto: quel modo sprezzante di porsi davanti a ciò che ostacola il cammino (del superuomo), quel rifiutarsi di perdere tempo con chi non capisce, non vuol capire, ed elabora inganni e perfide astuzie per difendere ferocemente la propria pochezza, la propria meschinità, il proprio "sacrosanto" diritto a ruminare l'erba come le mucche, inconsapevoli e indifferenti a ogni slancio eroico.

sabato 21 gennaio 2017

Non sapete né il giorno né l'ora

Abbiamo dimenticato chi è il Signore della natura
L'ultima tragedia in Abruzzo, provocata dal combinarsi di terremoti e nevicate eccezionali, dovrebbe riportarci alla realtà del rapporto tra uomo e natura. E rivolgersi al Signore, che placa le tempeste e comanda ai venti. Per secoli il popolo cristiano lo ha fatto, ricevendo grazie. Ma l'uomo d'oggi, chiuso nella sua presunzione, lo ha dimenticato.

Scosse continue di terremoto (ormai centinaia dallo scorso agosto), temperature polari e nevicate storiche. E ora anche la slavina, tragica combinazione di terremoto e neve, che ha distrutto l’Hotel Rigopiano, alle pendici del Gran Sasso, inghiottendo una trentina di persone che da ore aspettavano dei mezzi per portarli in salvo, bloccati anche loro da una neve senza precedenti.