ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 18 settembre 2017

Fatima è ancora da compiersi

PROFEZIE DI SANTA  ILDEGARDA DI BINGEN – IL SUO VOLTO ERA COSPARSO DI POLVERE IL VESTITO STRAPPATO…


– Il volto della Chiesa “cosparso di polvere”, il suo vestito “strappato” –
«Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. 
Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra. 

Sollevò il coperchio della pentola


OTTUSI IERI O IMPAZZITI OGGI

Erano ottusi allora o sono impazziti adesso? C’è una domanda che inquieta coloro che hanno assistito alla stupefacente metamorfosi della Chiesa negli ultimi 50 anni:"ne hanno davvero coscienza costoro di quel che hanno fatto?"
di Francesco Lamendola   

 

C’è una domanda che inquieta, e non può non inquietare, coloro i quali hanno assistito alla stupefacente metamorfosi della Chiesa cattolica nell’arco degli ultimi cinquant’anni, e hanno visto gran parte del clero passare a dire e fare tutta una serie di cose che prima sarebbero state semplicemente inconcepibili; hanno visto monsignori e sacerdoti, e da ultimo anche il papa, arrivare a dire e fare delle cose che sono l’esatta antitesi di ciò che dicevano e facevano i loro predecessori di mezzo secolo fa; che hanno visto, infine, e vedono ogni giorno, tutto questo vasto mondo di persone che si dicono cattoliche, dai teologi che insegnano nelle Facoltà universitarie fino all’ultimo credente che pratica, bene o male, la sua religione, andare continuamente a caccia di novità, di “svolte”, di ”riforme”, e inventarsi senza posa qualche ulteriore “progresso”, in modo da spostare sempre più avanti il baricentro della Chiesa, con la pretesa di modificare, dopo la liturgia, la stessa dottrina, e, incredibile a dirsi, di fabbricarsi una “fede” nuova di zecca, la quale, benché a parole lo neghino, è ben differente da quella dei loro padri, anzi, per dirla tutta, è qualcosa di completamente diverso, se non addirittura la sua antitesi radicale e inconciliabile. Ora, la domanda è questa: Ma hanno davvero coscienza, costoro, e specialmente i più anziani, i preti di una certa età, i religiosi coi capelli bianchi, i fedeli ormai pensionati e nonni con figli e nipoti, hanno davvero coscienza di quel che hanno fatto e che continuano a fare? 

Il titolo corretto..


Che sia «fake news»? Nuovo ‘Credo’ della Chiesa Universale    

Il titolo corretto non è quello sopra riportato, ma non può che essere questo: “CREDO UNIVERSALE DELLA NUOVA (FALSA) CHIESA” …   
    
L’altro giorno il sito del Sussidiario riportava la seguente notizia: “NUOVO ‘CREDO’ DELLA CHIESA UNIVERSALE” (QUI). Secondo il prof. Melloni nel prossimo incontro in Italia con il Patriarca Bartholomeos verrà donata dalla Chiesa una diversa traduzione della preghiera del Credo che supererebbe così le divisioni tra Occidente e Oriente. In sostanza un nuovo “Credo” per provare ad andare incontro alle “richieste ed esigenze” delle “due grandi Chiese cristiane mondiali”, ma in realtà della Grande Chiesa Massonica Universale.

Ma è tutto così liscio?


Outing di Francesco sulla #psicoanalisi

«Oggi non si tratta più di poli opposti, e la cosiddetta «confessione» di papa Francesco 
rientra serenamente nella realtà di una Chiesa in vera «in uscita» dalle certezze mondane 
e non evangeliche.» Ma è tutto così liscio?
Da tempo su CulturaCattolica.it il confronto è serio e aperto
     
Finalmente! Il 5 Settembre 2017 viene segnalato un problema importante. A parlare è Matteo Sacchi, editorialista de Il Giornale, che s’interroga sul rapporto tra la psicoanalisi e la Chiesa Cattolica. “Embè?” potrebbe mugolare qualcuno. In effetti la questione si presenta con sfumature vintage: non è forse un argomento trito e ritrito? Magari fosse così. Che Dio esista e curi amorevolmente ognuno di noi è una verità indelebile, conoscibile anche attraverso la ragione. Ma quante mattine capita di andare al lavoro senza neanche averci pensato? Le cose più ovvie, purtroppo, rischiano di essere anche le meno riflesse. 

Chiesa sinistra al potere

PEZZO GROSSO E LO JUS SOLI. DOPPIO CAOS POLITICO E VATICANO. NOSTALGIA DELLE ARTICOLESSE DI DENUNCIA SULLE INTERFERENZE VATICANE.

C’era da aspettarselo: la storia dello Jus Soli, il pressing che alcuni pezzi di sinistra e di governo, e del Vaticano fanno per approvare prima delle elezioni una legge di cui moltissimi non sentono il bisogno, ha solleticato l’attenzione di Pezzo Grosso. Che ha scritto sul neo-collateralismo ormai evidente (ai tempi della DC erano bazzecole, al confronto) fra pezzi di Chiesa al potere e la sinistra al potere. Le unioni civili, con la legge Cirinnà-Galantino (permettete che si scherzi!) erano solo l’antipasto; e ormai con i giudici che approvano step-child adozioni a tutto andare se ne sono visti i frutti. Una volta – ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI se tanto tanto qualche uomo di Chiesa sfiorava un tema che avrebbe potuto avere riferimenti politici fioccavano gli editoriali e le condanne sulle “Interferenze” e gli interventi “A Gamba Tesa”. Adesso, chissà perché, tutti zitti…Ma ecco Pezzo Grosso:

E loro pagano..o pregano?


1. “483 MILIONI DI LIRE SPESI DAL VATICANO PER L'ALLONTANAMENTO DI EMANUELA ORLANDI”
2. UN DOCUMENTO CHOC ESCE DALLA SANTA SEDE E FA PARTE DEL LIBRO-INCHIESTA DI EMILIANO FITTIPALDI: SI TRATTA DI MATERIALE DI ACCOMPAGNAMENTO A UNA SERIE DI FATTURE E ALLEGATI DI QUASI 200 PAGINE CHE PROVEREBBERO LE SPESE SOSTENUTE PER LA ORLANDI DAL '83 AL '97
2. SE IL DOCUMENTO FOSSE VERO, APRIREBBE SQUARCI CLAMOROSI SULLA VICENDA DELLA RAGAZZINA SCOMPARSA. SE FOSSE UN FALSO, SAREBBE L’INIZIO DI UN NUOVO VELENOSISSIMO SCONTRO DI POTERE ALL'INTERNO DELLA CURIA, MAI DAVVERO DOMATA, DA PAPA FRANCESCO 

Non è un concetto logico?


Il mito del "pueblo". Francesco svela chi glielo ha raccontato

Quella di essersi affidato per sei mesi a una psicoanalista ebrea non è l'unica rivelazione inedita fatta da papa Francesco al suo intervistatore Dominique Wolton, nel libro uscito in Francia ai primi di settembre.
A metà del primo capitolo Jorge Mario Bergoglio fa anche per la prima volta il nome dell'antropologo che gli ha ispirato la sua concezione di "popolo":
"C'è un pensatore che lei dovrebbe leggere: Rodolfo Kusch, un tedesco che viveva nel nordovest dell'Argentina, un bravissimo filosofo e antropologo. Lui ha fatto capire una cosa: che la parola 'popolo' non è una parola logica. È una parola mitica. Non si può parlare di popolo logicamente, perché sarebbe fare unicamente una descrizione. Per capire un popolo, capire quali sono i valori di questo popolo, bisogna entrare nello spirito, nel cuore, nel lavoro, nella storia e nel mito della sua tradizione. Questo punto è veramente alla base della teologia detta 'del popolo'. Vale a dire andare con il popolo, vedere come si esprime. Questa distinzione è importante. Il popolo non è una categoria logica, è una categoria mitica".
E poche pagine più avanti Francesco torna sull'argomento per rimproverare a "L'Osservatore Romano" di aver travisato il suo pensiero:
"L'ho detto e lo ripeto: la parola 'popolo' non è un concetto logico, è un concetto mitico. Non mistico, ma mitico. […] Una volta avevo detto 'mitico' e all'Osservatore Romano si sono involontariamente sbagliati nella traduzione, parlando di 'popolo mistico'. E sapete perché? Perché non hanno capito ciò che significa il popolo mitico. Si sono detti: No, è il papa che si è sbagliato, mettiamo 'mistico'!".

L' «evoluzione teologica»?

Se la Chiesa non fa più politica
sarà la politica a zittire la Chiesa



Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di venerdì scorso offre un’importante ma piuttosto sofisticata spiegazione sulla fine del messaggio cristiano a prestarsi a divenire politico. In pratica sulla fine dell’influenza della Chiesa cattolica sulla politica.

Galli della Loggia, storico e finissimo intellettuale, non propone certamente un simile messaggio fine a sé stesso. Vediamo però se ho ben capito. A supporto delle sue affermazioni porta varie ragioni di carattere geopolitico sui grandi cambiamenti di potere che necessariamente hanno influenzato le esigenze sociali di morale religiosa, e quindi il ruolo della religione cattolica (e della Chiesa), che non può pertanto pretendere più di essere parte di una «religione civile» (da sempre avversata dal laicismo), sacralizzando in qualche modo alcuni valori politici. Tanto che l’attuale Pontefice (suppongo differentemente dal predecessore) avrebbe assunto come principale direttiva strategica, al fine di assicurare alla Chiesa cattolica «presenza sociale», il comandamento della Misericordia (che nella prassi si deve intendere: diritti umani), rinunciando così ad altri ruoli politici.
Ma nell’ambito della cura dei diritti umani la Chiesa compete con istituzioni internazionali (Onu soprattutto) e dovrebbe venire a patti con personaggi misteriosi che hanno valori «lievemente» differenti (tipo George Soros).

domenica 17 settembre 2017

Metodi da Scientology, diremmo..

Bergoglio: una carriera e le sue macerie – 2

“Sono un po’ furbo, mi so muovere”, ha detto una volta di sé Bergoglio.  “Sa gestire molto bene i fili del potere”, ha confermato padre Eduardo de la Serna, del Segretariato di Cura per i poveri, che lo ha conosciuto bene.  Come e con quali metodi, lo ha spiegato Alejandro Brittos, un giornalista argentino che ha condotto un’inchiesta sul passato di Francesco, a cui ha dato il titolo: “Come l’“umile” Bergoglio preparò la scalata ai vertici della Chiesa”.   E’ un articolo da leggere integralmente,  perché è anch’esso a modo suo un referto. Ne  riporto l’essenziale:
Come provinciale della Compagnia gesuitica  e come rettore del Colegio Màximo di Buenos Aires,  “nel giro di poco tempo, il futuro papa poté esibire al resto della Compagnia e della Chiesa i suoi successi:  Mentre nel mondo il numero di giovani che aderivano agli studi sacerdotali diminuiva, nella provincia argentina andava crescendo”.
Solo che “alcuni dei novizi di allora ricordano con dolore quella tappa. In una lettera inedita che è stata scritta recentemente da due di loro si legge: “Esisteva una chiara politica di reclutamento dei giovani. Si aveva bisogno di loro per fondare una nuova provincia. […] Si approfittò dell’età vulnerabile di quei ragazzi, in realtà poco più che bambini, per fini personali”  – Con metodi di “ manipolazione degli affetti con l’obiettivo di influire nel comportamento”,   ragazzi spesso tredicenni venivano instradati al sacerdozio così: “Nella pratica, si cercava di fare in modo che i novizi perdessero i vincoli affettivi con le proprie famiglie, con gli amici e in generale con tutte le relazioni private”.

A pedate dove non batte il sole.


Ecco i nuovi successori degli Apostoli nella chiesa arcobaleno di Bergoglio” 
Solo una piccola lista di quelli che dovrebbero essere i “successori” degli Apostoli nei nostri giorni:
– Il Vescovo di Palermo -alias vescovo in bicicletta- (http://blog.messainlatino.it/2016/04/palermo-larcivescovo-in-bici-nel.html);
– Il Vescovo di Cosenza – alias vescovo della tarantella- (https://www.youtube.com/watch?v=t7mb7YIrNYA);

I cattolici della strada

I fedeli in rivolta stoppano l'omoeretico Martin




Negli Stati Uniti i cattolici qualsiasi, i cattolici della strada, si sono fatti sentire e hanno impedito con le loro proteste che istituzioni di rilievo del mondo cattolico dessero spazio al gesuita James Martin, autore di un libro (Building a bridge) che viene visto dai suoi critici come una forma di appoggio al modo di vita LGBT. James Martin è stato nominato da mons. Dario Viganò, per ragioni che non ci è dato di conoscere, come consultore dell’istituzione che gestisce l’informazione della Santa Sede. James Martin è noto per le sue esternazioni filo LGBT.

Una ‘rivoluzione di tenerezza’

Cosa ha detto Papa Francesco che ha cambiato la vita di Hillary Clinton?

Il discorso del Pontefice al Ted è stato un momento rivoluzionario per l'ex First Lady, uscita provata dalla sconfitta contro Trump
DON EMMERT / AFP 

Dopo la cocente delusione prodotta dai risultati del voto per le presidenziali, Hillary Clinton poteva fare due cose: “arrendersi all’amarezza oppure aprire di nuovo il suo cuore alla gentilezza e all’amore”. Ha scelto la seconda ma, forse, se non fosse stato per papa Francesco non avrebbe mai virato verso il meglio. E probabilmente Bergoglio non lo ha mai saputo fino a quando non lo ha raccontato la stessa ex First Lady nel libro di memorie intitolato “What’s Happend”, appena pubblicato in America con l’editore Simon & Schuster.

La neolingua tradisce la neochiesa


LA "NEO" CHIESA DELLE PERIFERIE

La totale inconsistenza teologica della neochiesa del gesuita Bergoglio: ma che cos’è questa "Chiesa delle periferie"? forse esiste una "Chiesa del centro"? Come nel caso dei "Preti di strada" la neolingua tradisce la neochiesa 
di Francesco Lamendola  

 

Francesco, il papa delle periferie: è lo slogan più amato, o uno dei più amati, dai fan di questo papa. È già abbastanza triste che un papa abbia dei fan, come una qualsiasi popstar; che i cattolici abbiano voglia di essere fan del papa, piuttosto che cercar di essere dei veri seguaci di Gesù Cristo; che la figura del papa venga oltremodo spettacolarizzata, mentre della dimensione trascendente delle fede non si parla quasi più. Ma non basta: bisognava anche inventarsi la retorica sulla Chiesa delle periferie. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda dei preti di strada: la neolingua tradisce la neochiesa. 
L’espressione preti di strada non è solamente brutta, è quasi blasfema. 

«È sempre Chiesa di Cristo e non di Pietro»?

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Le parole di Pietro

Le numerose e sempre vivaci reazioni a quanto Francesco dice durante le conferenze stampa sui voli di rientro dai viaggi apostolici internazionali (l’ultimo, quello dalla Colombia),  spingono ad alcune riflessioni sul modo di comunicare del papa e sulla portata delle sue opinioni personali. Indagine che si lega da un lato alla questione del rilievo assunto dalla figura papale nella sfera pubblica, dall’altro a un’analisi degli autentici compiti  del successore di Pietro.

L'irreversibile

Modifiche e obiettivi della riforma liturgica di Papa Francesco


Due piccole modifiche al codice di diritto canonico che cambiano le modalità di revisione e di approvazione delle traduzioni in lingua volgare dei testi liturgici. La variazione di due regole, i commi 2 e 3 del Canone 838, affermate dapapa Francesco nella lettera apostolica in forma di Motu Proprio intitolata “Magnum Principium” (qui il testo integrale), che dal prossimo 1 ottobre – data in cui entreranno in vigore – porteranno a far sì che le versioni messe in atto dalle Conferenze episcopali nazionali non vadano più sottoposte alla revisione (recognitio) da parte della Santa sede, ma solamente a una loro conferma (confirmatio). Un cambiamento quindi semplice ma sostanziale, in cui il principio della revisione e delle correzione dei testi viene sostituito da una più formale autorizzazione, senza che il Vaticano preservi per sé la possibilità di avere parola sui contenuti delle traduzioni. Ma garantendo la possibilità di approvarli oppure respingerli.

Gli irreversibili

La "sfida" dei tradizionalisti a dieci anni dal Summorum Pontificum

I cattolici tradizionalisti sono arrivati a Roma da tutto il mondo per celebrare il decimo anniversario del motu proprio con cui Benedetto XVI ha riportato alla luce il rito antico. Ma per Papa Francesco la "riforma liturgica è irreversibile"

I cattolici "tradizionalisti" di tutto il mondo si sono dati appuntamento a Roma per celebrare il decimo anniversario del motu proprio Summorum Pontificum, con il quale Benedetto XVI, nel 2007, riportò alla luce il rito romano antico.

La ricorrenza è stata celebrata con un pellegrinaggio internazionale, che si concluderà domenica, e con un convegno che è servito a tracciare un bilancio dei dieci anni trascorsi, nonché a riaffermare l’importanza del contributo che la liturgia latino gregoriana continua ad offrire alla vita della Chiesa. Ospiti d’onore dell’evento, che si è svolto alla Pontificia università San Tommaso d'Aquino, Raymond Leo Burke, uno dei quattro cardinali firmatari dei “dubia” sull’Amoris Laetitia, il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino, e il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, che a luglio ha dovuto lasciare la guida del Santo Uffizio dopo essere stato “licenziato” da Papa Francesco.

sabato 16 settembre 2017

Dio purificherà la santa Chiesa

05_Trionfo del Cuore Immacolato: letteratura profetica (prima parte)


Dopo le precisazioni di ordine teologico è mia intenzione presentare, in una serie di articoli, una corposa rassegna di testimonianze profetiche sull’avvento del regno di Maria e sulle sue caratteristiche. Grazie ad esse si può rinsaldare la fede in questa divina promessa mostrando che esiste un plurisecolare carisma profetico suscitato da Dio che garantisce che ciò che ho offerto finora non sono vaneggiamenti della mente né ragioni teologiche di semplice opportunità o convenienza ma vera rivelazione di Dio, infallibile perché reiterata in modo costante, come tra poco vedremo.

Capace di muoversi tra due acque?

              Un Papa duro, non "pazzo". 


Tre episodi con tre spiegazioni.

In principio furono i suoi confratelli di Buenos Aires: tornato Jorge Mario Bergoglio dalla Germania, dove si era recato per avviare una tesi di dottorato su Romano Guardini (mai completata), lo spedirono immediatamente a Cordoba, a 800 km dalla capitale, “perché malato, pazzo”. 
Poi ci furono le indiscrezioni apparse sul “Quotidiano Nazionale”, riprese da vari altri giornali, nell’ottobre 2015, circa il tumore al cervello di Bergoglio, eletto Papa due anni e mezzo prima. Fu intervistato un oncologo giapponese, il professor Fukushima, che negò decisamente la ricostruzione apparsa sul quotidiano. 
Adesso abbiamo le parole stesse del Pontefice, che afferma di essere stato in cura per 6 mesi da una psicologa ebrea quando aveva 42, nel 1978.
Tre fatti, in apparenza anodini, che insistono tutti su un punto: la psiche dell’attuale Vicario.

Nel magazzino delle cose dimenticate:


IL FIORETTO
Nel magazzino delle cose dimenticate: il fioretto. Fioretti sono piccoli sacrifici volontari per mostrare il nostro amore a Dio. Il grande equivoco è pensare che privarsi di qualcosa volontariamente corrisponda a una sofferenza 
di Francesco Lamendola  



Interrogandoci sulle ragioni di una così profonda decadenza non solo dello spirito religioso, ma anche del puro e semplice vivere civile, sulla fragilità psicologica di tanti giovani, sulla loro difficoltà a sottoporsi a sacrifici o impegni di lungo termine, e sulla latitanza degli adulti in fatto di buoni esempi, e, più in generale, di azioni educative anche minime, ci siamo convinti che un ruolo importante è stato svolto, in negativo, dalla mancanza di esercizio della volontà e dalla trascuratezza in cui è stata lasciata la dimensione spirituale. Entrambe le cose, la volontà e la spiritualità, erano tenute ben deste e, per così dire, in continuo allenamento, attraverso l’assunzione di responsabilità anche piccole, da parte dei bambini, dietro un’opportuna sollecitazione degli adulti. I bambini, cioè, venivano abituati a stabilire da sé delle piccole prove, alle quali si sottoponevamo volontariamente, non solo in vista di un fine pratico, ma anche, semplicemente, come gratuita e spontanea offerta d’amore a Dio. Essi, cioè, non solo venivano abituati a fare dei piccoli sacrifici per raggiungere degli obiettivi materiali, ad esempio, a risparmiare delle piccole somme di denaro per acquistare ciò che desideravano, il che comportava delle piccole rinunce - la rinuncia al gelato, la rinuncia al giornalino o alle figurine -, invece di aspettarsi che i genitori regalassero loro, puramente e semplicemente, la cosa desiderata, di solito un giocattolo, o, se grandicelli, un disco o un modesto strumento musicale; ma venivano anche esortati a compiere dei piccoli sacrifici, del tutto volontari, per mostrare il loro amore a Dio, a Gesù Cristo, alla Madonna. Si chiamavamo fioretti.

Faranno anche un ruttino con Gesù?

MESSICO – Ecco la Prima Comunione della “nuova chiesa”

Si la primera Comunión es la primera comida espiritual que recibe el cuerpo para el alma, este sacerdote lo ha hecho literal para que quede en el recuerdo el banquete dado en plena Misa. (Capilla Santa Rosa de Lima, Parroquia Santiago Apóstol, Altamira, Tamaulipas, México)

                  ++
Questo Sacerdote messicano molto “creativo” versa il vino ai ragazzi che fanno la Prima Comunione, seduti a tavola. Non osiamo pensare come verrà data la Santissima Eucaristia e come verrà consumata dai ragazzi! Comunque la Parrocchia è quella che leggete sopra. I commenti fateli voi. Ed a proposito di commenti eccone uno a proposito di questa bizzarra Prima Comunione: “Y falta todavía lo peor!! Con el motu proprio “Magnum Principium” se viene esto y todavía mas, pues el Santo Padre a delegado toda la autoridad litúrgica a los Obispos y la Santa Sede solo “aprobará”. Dios nos guarde!!!”

Come i panda (in via d'estinzione),mentre i ratti pullulano^


IL SACERDOTE                                 
Il sacerdote è innanzitutto uomo di preghiera. La figura perfetta di sacerdote: Jean-Marie Vianney santo curato d’Ars. Una semplice verità che i sacerdoti hanno sempre saputo e cercato di trasmettere che molti hanno dimenticato 
di Francesco Lamendola  
 

La figura perfetta di sacerdote è quella di Jean-Marie Vianney, il santo curato d’Ars (1786-1859), che fu per quarant’anni il parroco di questo piccolissimo paese di collina, situato 35 km. a nord di Lione, che contava appena 240 abitanti (oggi sono 1.350), il quale, grazie alla sua presenza e alla sua altissima spiritualità, divenne un vero e proprio centro di pellegrinaggio, che attirava numerosissimi visitatori, desiderosi d’essere da lui confessati e di assistere alla sua celebrazione della santa Messa (oggi il “volume” degli afflussi devozionali viaggia sulle 450.000 presenze all’anno). Il bello è che Vianney, da ragazzo, dovette superare enormi difficoltà prima di poter realizzare la sua vocazione sacerdotale: dovette vincere la caparbia resistenza di suo padre, poi quelle frapposte dai superiori, in seminario, i quali non lo reputavamo adatto, sotto il profilo intellettuale, soprattutto per la sua estrema difficoltà ad imparare il latino; e dovette far fronte ad una estrema povertà, tanto che, per un periodo, quando era ancora vicario parrocchiale, visse praticamente della carità dei suoi parrocchiani, peraltro privandosi anche del poco che aveva, mangiando pochissimo e donando quasi tutto il “superfluo” ai poveri, sempre sorretto da una fede semplice, luminosa, a tutta prova, che veniva da una assoluta confidenza in Dio e da una febbre di contemplazione e adorazione pari solo alla sua sollecitudine per la salute delle anime. Passava ore e ore seduto nel confessionale, fin dalle primissime ore del mattino, molto prima dell’alba; e, come san Pio da Pietrelcina, ebbe anche a vedersela con gli assalti del demonio, infuriato dall’apostolato che svolgeva e dalla trasformazione spirituale che avveniva in quanti si avvicinavano a lui, a quel piccolo prete non molto dotto (che poi si dedicò, nei minimi ritagli di tempo, a una fervida lettura di opere religiose), ma dal sorriso angelico e dalla tempra d’acciaio. Non aveva altro amore che Gesù, la Madonna e le anime; né altri interessi e preoccupazioni che annunciare il regno di Dio.

Sulla cassa del morituro

http://www.sostenitori.info/ratzinger-papa-francesco/296189
Dio ci chiama a una nuova crociata


Il Signore non abbandonerà la Sua Chiesa. Gli Apostoli erano dodici e il Signore ricomincerà con pochi. Dobbiamo avere fede, speranza e fortezza (il cardinale Carlo Caffarra in lacrime, pochi giorni prima di morire).

Parlare di situazione drammatica è ormai superfluo: solo chi è ipnotizzato dalla propaganda dorme sonni tranquilli, come se tutto fosse in ordine. L’invasione è sotto gli occhi di tutti: migliaia di giovanotti prestanti, che non hanno affatto l’aria di persone denutrite che scappano dalla fame, continuano a sbarcare ogni giorno sulle nostre coste, prelevati dalla nostra stessa Marina militare a pochi chilometri dalle coste libiche. Il ritiro delle “organizzazioni umanitarie” prezzolate ha inciso solo parzialmente sul flusso di migranti indotti, che poi finiscono o nelle maglie del lavoro nero e della criminalità organizzata o in bivacchi improvvisati sulle piazze italiane, dalle quali spostarsi eventualmente di quando in quando, onde ammazzare la noia, per qualche stupro singolo o di gruppo. È notorio, fra l’altro, che la cosiddetta “accoglienza” sia diventata un business molto redditizio. Gridare indignati al razzismo contro chi denuncia quest’incubo è semplicemente da imbecilli; esortare all’accoglienza incondizionata, invece, è da criminali.

Chi crede in sé

IL “CREDO” DI BERGOGLIO. UN REFERTO CLINICO?

Bergoglio, riportano fonti certe e filo-bergogliane, ha scritto questa “professione di fede”  poco prima di essere ordinato sacerdote.  Le sottolineature sono mie:

Credo

 Voglio credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo Spinto nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così nel regno della vita eterna.
Credo nella mia storia, permeata dallo sguardo benevolo di Dio, che nel primo giorno di primavera, il 21 settembre, mi è venuto incontro e mi ha invitato a seguirlo.
Credo nel mio dolore, infecondo per colpa dell’egoismo, in cui mi rifugio.
Credo nella meschinità della mia anima, che vuole prendere senza mai dare … senza mai dare.
Credo che gli altri sono buoni, e che devo amarli senza timore, e senza mai tradirli per cercare una sicurezza per me.

venerdì 15 settembre 2017

Una macina intorno al collo di tutta la Chiesa


Il fanatismo di Medjugorje e l’inviato papale arcivescovo Hoser

Il Vescovo di Varsavia-Praga, arcivescovo Henryk Hoser, inviato speciale del papa a Medjugorje, ha recentemente rilasciato un’intervista interessante e un po’ strana all’Agenzia cattolica polacca di informazione (KAI), su cui vogliamo riflettere criticamente per sottolineare ciò che vi troviamo di problematico, dal momento che si rimane con l’impressione che la visita dell’arcivescovo sia stata preparata a tavolino e in questo senso non sia stata né imparziale né obiettiva.


Introduzione, ovvero la relazione tra cristianesimo orizzontale e verticale


Se fosse possibile stimare e presentare sistematicamente tutto il bene che è emerso dalle varie iniziative che la Chiesa cattolica ha intrapreso in campo sociale, caritatevole e culturale negli ultimi duemila anni, si tratterebbe sicuramente di un tesoro immensamente grande, probabilmente senza paragoni con quanto conseguito, negli stessi campi, da qualsiasi altra Chiesa, comunità religiosa o istituzione secolare durante tutta la storia. Questa è la sua dimensione umanitaria fondata sul secondo comandamento dell’amore, Ama il prossimo tuo come te stesso, che viene costantemente applicato nelle circostanze più ordinarie della vita, molto più di quanto possiamo comprendere e molto più di quanto altri siano disposti ad ammettere.
Tuttavia, se guardassimo solo al lato caritatevole e sociale della Chiesa, per quanto importante, e ignorassimo e rifiutassimo la teologia, la Chiesa cattolica diventerebbe solo una delle tante organizzazioni, mentre il cattolicesimo e il cristianesimo sarebbero una delle tante ideologie del mondo. In altre parole, per quanto sia importante sviluppare solidarietà, comprensione, impegnarsi nella costruzione della pace e fare grandi opere qui sulla terra, senza il messaggio di risurrezione e senza la consapevolezza della nostra redenzione attraverso la Croce di Cristo, il ​​cristianesimo non sarebbe niente. O più precisamente, sarebbe solo qualcosa che deriva da qualcos’altro. Perciò, il primo Comandamento dell’Amore afferma: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente, e in seguito il secondo, rivolto all’umanità, si presenta come un risultato logico della conoscenza del valore del primo comandamento.

Procedere ad un sano discernimento

Medjugorje. Visioni celesti o inganno religioso? Un libro fondamentale di D. A. Foley

Il 24 giugno 1981 a Medjugorje, un paese della Bosnia Erzegovina, situato in uno spazio non privo di significato per la storia religiosa, iniziò una lunga serie di visioni che ancora si protraggono lasciando dietro di sé numerosi messaggi regolarmente pubblicati da una rete mondiale di seguaci del fenomeno. I veggenti sin dal primo momento hanno attribuito le visioni alla Vergine Maria, ma l’atipicità, a volte sconcertante, di quanto è accaduto, e accade, rispetto alle apparizioni precedentemente riconosciute dalla Chiesa, a partire da Guadalupe fino a Beauring e Banneux, porta a chiedersi se realmente si tratti di un autentico intervento della Madre di Dio o non piuttosto di una vicenda iniziata senza l’intenzione dei giovani – di origine sovrannaturale o preternaturale? - e poi degenerata in una messa in scena che è interesse di molti non far cessare.

Erano sette, poi venne il Bergoglio

I Sette Dolori della Beata Vergine Maria

La  Tradizione tramanda, tra gli appellativi della Santa Madre di Dio, quello di Virgo perdolens, a cagione dei molti dolori che dovette soffrire in vita a motivo del suo figliuolo Gesù, specialmente durante la di lui Passione.


I sette dolori

Tracce di una devozione "ai cinque dolori e alle cinque gioie" della Vergine si trovano già a partire dall'XI secolo. Basandosi più attentamente sui passi del Vangelo, la Tradizione ha poi fissato il numero dei dolori della Beata Vergine a sette, ossia: