LA CROCE E GLI APPLAUSI
Il cristiano non si attende gli applausi ma la croce. C’è troppa aria di festa intorno alla figura di Bergoglio da parte dei suoi ammiratori e specialmente dei non cattolici o degli anticattolici che in lui vedono l’uomo giusto
di Francesco Lamendola
C’è un po’ troppa aria di festa intorno alla figura e al pontificato di papa Bergoglio, da parte dei suoi numerosi ammiratori e specialmente da parte dei non cattolici, o degli anticattolici, che in lui vedono, chissà perché, l’uomo giusto arrivato al momento giusto per le loro aspettative e per i loro progetti. C’è un po’ troppo trionfalismo e un po’ troppa aria di complicità; e la complicità è sempre un’intesa che si stabilisce, magari tacitamente, fra qualcuno e che è diretta contro qualcun altro. Contro chi è diretta la magnifica intesa e la manifesta complicità che regnano fra Bergoglio, con la sua neochiesa progressista e modernista, e i massoni e i radicali, gli Scalfari e le Bonino? Non sarà diretta, per caso, non diciamo contro i veri cattolici, cioè quelli che essi chiamano, con disprezzo e fastidio, “tradizionalisti”, quasi fossero di una razza sub-umana scampata per avventura all’ultima glaciazione, ma, quel che conta davvero, contro il Vangelo di Gesù Cristo, il solo, l’unico autentico Vangelo, dato che non esiste un vangelo, come pure paiono credere costoro, di don Lorenzo Milani, o un altro di Enzo Bianchi, o un altro ancora di Walter Kasper, per non parlare del vangelo del cardinale Carlo Maria Martini, o di quello del medesimo Bergoglio. E non esiste un vangelo di padre Sosa Abascal (non potrebbe esistere, visto che padre Sosa sostiene l’impossibilità, per noi, di sapere esattamente quel che disse Gesù Cristo, non essendovi allora dei registratori per catturarne la viva voce), né un vangelo di padre Martin, né uno di monsignor Paglia o di monsignor Galantino.