LA NEGAZIONE DEL VANGELO
Il vangelo "della prassi" è la negazione del Vangelo. Non osiamo nemmeno immaginare quale trattamento riceverebbe Gesù, oggi, se tornasse fra di noi e a come reagirebbe il “suo” clero davanti alle sue chiare prese di posizione
di Francesco Lamendola
Il 22 gennaio 1899 il papa Leone XIII indirizzava la lettera apostolica Testem benevolentia al cardinale James Gibbons di Baltimora, e, attraverso di lui, a tutto l'episcopato degli Stati Uniti, per condannare esplicitamente gli errori dell'americanismo, visto come una forma particolare dell'eresia modernista (che sarebbe stata a sua volta condannata da Pio X con il decreto Lamentabili e con l'enciclica Pascendi, entrambi del 1907. Al centro della condanna c'era la pretesa, da parte di alcuni esponenti del clero statunitense, di percorrere una sorta di "via americana" al cattolicesimo, ossia di adattare la prassi e la dottrina della Chiesa alle particolari circostanze di una nazione posta al di fuori dell'Europa e a maggioranza protestante. In quel documento ufficiale, Leone XIII ribadiva, invece, la tradizionale posizione della Chiesa e l'inalterabile insegnamento del Magistero: la Chiesa è una e non esistono diverse maniere di essere cattolici, a seconda del luogo di residenza, pertanto anche la dottrina deve essere una ed una sola. Ma non era in ballo solo la questione della diversità locale, come, per esempio, era avvenuto con la questione dei riti cinesi e dei riti malabarici; era in ballo, e in misura anche maggiore, la questione della modernità. Gli americanisti sostenevano che la Chiesa cattolica deve adattarsi alle particolari condizioni di un Paese progredito, in altre parole che non si poteva essere cattolici in America come lo si poteva essere nella vecchia Europa, perché negli Stati Uniti la modernità aveva introdotto dei cambiamenti decisivi nei modi di vivere, di sentire e di pensare. Ma è appunto qui che Leone XIII vede profilarsi il pericolo più grave, in una richiesta di adattamento della prassi e della stessa dottrina cattolica alle esigenze del progresso; e ribadisce che il compito della Chiesa e del romano pontefice è quello di preservare inalterato il Deposito della fede.