UOMINI NON SIATE PECORE MATTE
Dante e "Dialogo interreligioso" la tragicomica e sciagurata setta modernista di un falso papa traditore. Alle pecore matte si può rifilare qualunque fandonia quando si tratti di scusare i loro peccati e assecondare i loro vizi
di Francesco Lamendola
Scrive Dante, nel V canto del Paradiso (74-81): Avete il novo e l’l vecchio Testamento, / e ‘l pastor de la Chiesa che vi guida; / questo vi basti a vostro salvamento. / Se mala cupidigia altro vi grida, / uomini siate, e non pecore matte, / sì che ‘l Giudeo di voi tra voi non rida! Ora, a parte l’evidente e intollerabile antigiudaismo del sommo Poeta (che fa il paio, per altro, con il suo anti-islamismo: al punto da mettere Maometto all’inferno, squartato da un demonio con la spada), il quale fa correre fremiti d’orrore e di disgusto in tutti gli ecumenisti e i fautori del dialogo interreligioso, in tutte le anime belle delle marce per la pace di Assisi, in tutti i preti con la sciarpa arcobaleno e i vescovi di strada (perché non si può ignorare che Dante, all’inferno, ci mette anche i sodomiti), per non parlare del signore argentino che bacia il Corano, bacia la Bibbia protestante, e poi, avendo esaurito i baci, annuncia trionfante, motu proprio, che i Giudei sono dispensati alla conversione al Vangelo, perché sono già eletti, salvi e beati in anticipo, e non parliamo di bazzecole come la crocifissione di Cristo, la lapidazione di santo Stefano o la decapitazione di san Giacomo, a parte tutti questo, una cosa resta chiara ed evidente: che alle pecore matte si può rifilare qualunque fandonia, quando si tratti di scusare i loro peccati e assecondare i loro vizi, perché quella è la musica che piace ai loro sensibili orecchi.