ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 11 febbraio 2018

Il peggior nemico

IL NEMICO E' GIUNTO



Neovangelo gnostico-massonico "buonista"? Il nemico è giunto e noi stessi lo facciamo entrare. Noi abbiamo tutto il diritto di restare quello che siamo: italiani di "tradizione cattolica" e non c’è niente di sbagliato in questo 
di Francesco Lamendola  

  

Il nemico è arrivato: sapevamo che sarebbe arrivato, prima o poi; o, almeno, lo sapevano tutte le generazioni che ci hanno preceduti: solo la nostra pare essersi scordata di una semplicissima verità: che chi non ama se stesso e non è disposto a battersi per difendere ciò che è e ciò che possiede, o almeno ciò che ha ricevuto in eredità dai suoi padri, evoca le forze che lo spazzeranno via: e così si è lasciata sorprendere completamente. Le guardie dormivano; alcune hanno aperto le porte all’invasore: in parte perché lo hanno scambiato per amico, in parte perché avevano già deciso di tradire la città e abbandonarla nelle mani del primo venuto, tale è l’odio che hanno lasciato crescere nei loro cuori verso colei che è stata madre di tutti, e che, nel bene e nel male, ha fatto di noi quello che ora siamo, mentre senza di lei ora saremmo nulla, numeri, bestiame. Costoro, codesti traditori, non amano veramente il nemico, quanto detestano i propri concittadini e tutto ciò che la loro civiltà rappresenta: pur di veder distrutti gli uni e rasa al suolo l’altra, si sarebbero affrettati a spalancare le porte a chiunque, anche al più barbaro e crudele occupante.

Mentre tutto sembra crollare

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«Chi prega non spreca il suo tempo»

    Per qualche giorno non ho scritto per il blog perché ho fatto compagnia al mio papà novantacinquenne cercando, per quanto possibile, di prendermi cura di lui. Proprio mentre lo accudivo mi sono tornate alla mente le parole del Vangelo di Giovanni («In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi»), ma soprattutto mi ha colpito la verità di questo brano, perché ho visto davvero il mio papà tendere le mani e sorreggersi a fatica al mio braccio, e davvero gli ho cinto la veste, e davvero ho dovuto dirgli «no, papà, andiamo di qua, ti porto io, di là non ci puoi andare, non puoi fare di testa tua».
Rientrato a casa, ho riacceso il computer e ho trovato il salmo che l’amico Fra Cristoforo ci ha regalato per questa domenica dedicata alla Vergine di Lourdes: «Dio è per noi rifugio e forza, / aiuto sempre vicino nelle angosce. / Perciò non temiamo se trema la terra, / se crollano i monti nel fondo del mare» (Salmo 46). Come spesso succede, Fra Cristoforo sembra scrivere proprio per me. In effetti i terremoti non sono soltanto quelli causati dai sommovimenti del sottosuolo. Si può essere terremotati nell’anima, in preda all’angoscia, mentre tutto sembra crollare. E allora l’unico vero rifugio è il buon Dio e la preghiera è la grande risorsa di cui disponiamo per abbandonarci nelle sue braccia.

Tout se tient..

Sparisce l'Italia dei campanili: una parrocchia in meno al mese

Le chiese sono in difficoltà perché ormai solo un cattolico su tre va a messa Anche le vocazioni sono in calo, mentre aumentano i seminaristi dall'Africa

Un lento, inesorabile rinsecchimento. Meno parrocchie: meno sacerdoti, meno Messe e meno pellegrini. Un Paese che scivola silenziosamente nell'indifferenza religiosa.
Le prove? Partiamo dai dati della Direzione centrale degli affari dei culti del Ministero dell'Interno, incaricato di concedere personalità giuridica agli enti religiosi, parrocchie comprese. Tra il 2012 e il 2016 è stata concessa personalità giuridica a 46 nuove parrocchie ed è stata tolta a 101. Risultato: in 5 anni in Italia sono sparite 55 parrocchie, quasi una al mese e quasi tutte concentrate nell'ultimo anno, il 2016, quando sono state soppresse ben 40 parrocchie. Sempre nel 2016 sono stati riconosciuti, però, 4 nuovi monasteri cattolici e ne è stato soppresso 1; sono state riconosciute 8 confraternite e soppresse 7.

Un Bestiario triste..


UN BESTIARIO CLERICALE. IL PAPA PUÒ DIRE LE BUGIE? E IL CARDINALE BLAISE CUPICH? GALANTINO, LA CHIESA E LA POLITICA.
Questo è un Bestiario Clericale triste. Più triste di quanto possiate immaginare. Facciamocene una ragione: il romano Pontefice forse dice le bugie. E questo, permettetemi di dirlo, è almeno per me un grande motivo di tristezza.
Il Papa può dire bugie?
L’ultimo episodio – ma non il solo, ahimè – è quello degli abusi sessuali commessi in Cile da padre Fernando Karadima, e a cui avrebbe assistito anche quello che adesso è – nominato dal Pontefice – il vescovo di Osorno, Barros. Le vittime avrebbero voluto incontrare il papa, nella sua visita di gennaio 2018. Non è stato permesso. Nel volo di ritorno, come scrive Catholic World News il papa ha chiesto evidenze delle accuse, dicendo di non averne avute. Così scriveva la collega Franca Giansoldati sul Messaggero: “Io non ho sentito alcuna vittima di Barros. Non sono venuti, non ho potuto parlare con loro, non si sono presentati. Su una cosa dobbiamo essere chiari che chi accusa senza evidenza e con pervicacia è calunnia. Se viene una persona con una evidenza sono il primo ad ascoltarlo”. Ora, le vittime di Barros avevano chiesto, durante il viaggio in Cile, di essere ricevute dal Pontefice. Che però ha ricevuto altre vittime di abusi, con molta discrezione, ma non loro. E successivamente la collega Nicole Winfield, dell’Associated Press, ha pubblicato una lettera scritta al papa nel 2015 dalle vittime di Barros. Come scrive Catholic World News, “Il cardinale Sean O’Malley, che presiede la commissione papale speciale sugli abusi, ha informato i membri della Commissione di aver consegnato a mano la lettera della vittima al Pontefice. Juan Carlos Cruz, l’autore della lettera ha detto all’Associated Press di aver ricevuto assicurazioni dal card. O’Malley sul fatto che il papa ha ricevuto la sua lettera nel 2015”.

Non è più tempo d’indugiare...

PARLARE OGGI DELLA VIRTU' ?



Dobbiamo tornare a parlare della virtù. La Chiesa dovrebbe essere la più interessata a custodirla, come un bene prezioso da tramandare alle giovani generazioni, ma anche agli adulti: perchè oggi ha praticamente smesso di farlo? 
di Francesco Lamendola   



La virtù: questa parente povera, un tempo così onorata e corteggiata, e oggi, come direbbe Dante, così dispetta e scura. Che cosa è successo? Perché la famiglia, la scuola, la società, hanno smesso di parlarne? Perché abbiamo smesso di considerarla un valore? Perché, soprattutto, abbiamo smesso di praticarla? Le parole tendono a scomparire quando scompaiono i concetti che esse designano: se non si parla più della virtù, è perché la nostra società ha smesso di crederci. Si tratta perciò di vedere se essa sia qualcosa di cui la società può prendersi il lusso di fare a meno, oppure se, al contrario, è una cosa essenziale, indispensabile per il buon funzionamento della vita sociale e anche per il bene delle singole persone. 
La cosa che suscita maggiore perplessità è il fatto che la Chiesa, che dovrebbe essere la più interessata a custodire la virtù come un bene prezioso, da tramandare ed insegnare alle giovani generazioni, ma anche agli adulti, ha praticamente smesso di farlo. Non ne parla più. Parla degli stranieri e dei migranti, in primissimo luogo; poi delle persone “ferite”; paragona se stessa a un ospedale da campo, invita i sacerdoti ad "accompagnare" le persone nel loro percorso di vita, senza guardar tanto per il sottile alla meta verso cui tale percorso è diretto; ma della virtù, basta, non si dice più nulla.

I dispetti di quelli “del piano di sotto”

  • AMORIS LAETITIA

L'inaccettabile adulterio sdoganato dai vescovi

Caro Direttore,
il 23 gennaio i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno pubblicato le indicazioni per l’applicazione del cap. VIII di Amoris Laetitia, come è stato prontamente segnalato da La Nuova BQ. Il 23 gennaio è anche tradizionalmente il giorno della celebrazione liturgica dello Sposalizio di Maria Santissima e di san Giuseppe, il matrimonio più fedele, casto e soprannaturale che sia mai esistito e mai esisterà sulla faccia della Terra. Eppure, per un certo gusto di fare dispetti di quelli “del piano di sotto”, proprio quel giorno ha inaugurato ufficialmente, qui in Emilia Romagna, dove vivo, la benedizione dell’adulterio da parte dei nostri Vescovi.
Vorrei solamente dire due parole, che rompano un po’ l’incredibile silenzio che ha accompagnato la pubblicazione del documento. A parte un parroco “guerriero” della diocesi di Bologna, che ha apertamente definito inaccettabili le indicazioni della CEER, non ci sono state altre prese di posizione pubbliche, ma solamente un grande mormorio di dissenso sotterraneo. Il motivo è ovvio: qualcuno la chiama prudenza, io la chiamo paura; comprensibile, ma pur sempre paura. E la paura è sempre cattiva consigliera.
Fatto sta che a qualsiasi persona che ha un incarico ecclesiale, i nostri bravi Vescovi e i loro immancabili vicari sventoleranno davanti al naso la professione di fede proclamata al momento dell’accettazione dell’incarico, che consiste nel credere firma fede in tutti gli articoli del Credo, in tutto ciò che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelato, sia nel suo Magistero solenne che ordinario. Ma consiste anche nel ritenere tutto ciò che è proposto in modo definitivo circa doctrinam de fide vel moribus ed anche nell’aderire «con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio dei Vescovi propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo». E sarà sulla base di quest’ultimo punto che si estorceranno silenzi, sottomissioni, rinunce a qualsiasi tipo di opposizione.
Non riesco a trattenermi dal domandare: ma per chi ci hanno preso? Voglio dire: fino a qualche mese fa, eravamo vincolati dal comandamento divino a ritenere firma fede che atti sessuali compiuti tra un uomo ed una donna non sposati fossero adulterio; adesso dovremmo “resettare” il nostro cervello e chiamarli “atti coniugali”, come espressamente scritto dai Vescovi dell’Emilia Romagna, giudicandoli positivi per la vita della nuova coppia ed il bene dei loro figli. Fino a qualche mese fa, avevamo accolto con la mente e con il cuore, l’insegnamento della Chiesa «che ribadisce la prassi costante e universale, “fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati”, indicandone i motivi» e che «tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati).
Adesso invece sarebbe vincolante il fatto che tale prassi può essere modificata in base alle differenti situazioni. Ecco perché chiedo: ma per chi ci hanno preso? Per delle “canne sbattute dal vento” (cf. Mt. 11, 7)? Per dei voltagabbana abituati a mettere a tacere la propria coscienza per opportunismo o per timore? Come si può pretendere un’adesione ad un tale pronunciamento, che rovescia apertamente il precedente?
Per un cattolico è semplicemente impossibile accettare le Indicazioni della CEER, anche se ci si viene a dire che è il papa a volerlo, anche se si viene minacciati di sanzioni. Impossibile. «Se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!» (Gal. 1, 8-9)
Aggiungo, caro direttore, un’altra considerazione, non meno dolorosa. Le Indicazioni pubblicate sono un’esortazione palese alla diserzione, e proprio da parte dei generali dell’esercito. La vita è una battaglia e noi cristiani sappiamo di essere in guerra fino all’ultimo respiro contro la grande alleanza del mondo, del diavolo e della carne. Anche se non ci crediamo, questi nemici esistono e ci fanno guerra e se non ci crediamo più, ci hanno già vinti. Cosa fanno dei buoni comandanti quando la guerra diventa più dura, quando si è in trincea da anni, sapendo che l’esercito che abbiamo di fronte ha una sola intenzione, quella di annientarci? Aumentano le esortazioni, mettono in campo tutte le abilità, incitano all’amore alla patria, alla famiglia, alla vita… Fanno di tutto, tranne che invitare alla diserzione.
Che cosa hanno fatto i Vescovi dell’Emilia Romagna? Esattamente il contrario. Fanno cessare la dura guerra attraverso una resa al nemico, illudendo ed illudendosi che questa sia la via della pace. A due persone che vivono more uxorio, dicono: è difficile? La vostra unione è a rischio? La stabilità della vostra famiglia è in pericolo? Bene, smettete di combattere e datevi al peccato, perché in certi casi il peccato è la via del bene. Gesù nel Vangelo ha detto: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama» (Gv. 14, 21); ed anche: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Mt. 10, 37-39).
I nostri Vescovi sovvertono l’ordo amoris, e dicono che in alcuni casi si può amare di più il figlio o la famiglia, la moglie o la compagna, che portare la croce non è la via della salvezza e che bisogna cercare di salvare la propria vita quaggiù. A me sembra che più sovvertimento di così del Vangelo non sia possibile. Allora, non solo non si deve accettare un documento del genere (ed altri affini, da qualsiasi parte essi vengano), ma bisogna anche fare di tutto per opporvisi, senza lasciarsi intimidire da minacce, lusingare da promesse, farsi intorpidire dall’accidia, grande male del nostro tempo.
Sa che cosa temo ora, direttore? Temo la mediocrità, che finge di non vedere che l’accettazione di una posizione come quella dei Vescovi dell’Emilia Romagna è il sovvertimento completo del cristianesimo; si dirà che in fondo si tratta di un dettaglio, dimenticando che è una pia illusione quella di essere fedeli nel molto, senza essere fedeli nel poco (cf. Lc. 16, 10). Temo la falsa prudenza di chi dirà: in fondo un sacerdote, nel segreto del confessionale, è libero di non assolvere. E così si dimentica che si tratta sempre di più della libertà del topo nella gabbia, che non ha nulla a che fare con la libertà di seguire pienamente Gesù Cristo; è una libertà fittizia, che fa il paio con quella che “gentilmente” ci concede lo stato laicista: nella vostra coscienza, adorate pure chi volete, ma in pubblico le regole le mettiamo noi.
Ma Gesù insegna che «chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt. 10, 32-33). Temo, infine, questo clericalismo sempre più arrogante, che minaccia di sanzioni umane quanti trasgrediscono «le tradizioni degli uomini», ed invece elogiano come spiriti liberi e menti eccelse, dandogli ormai riconoscimenti, incarichi, cattedre e persino l’episcopato, quanti «eludono il comandamento di Dio» (Mc. 7, 8-9).
Penso che soprattutto i sacerdoti debbano ritrovare il coraggio per dire: noi non accettiamo questo documento, che uccide le anime, inquinando le loro coscienze in una pacificazione mortifera con il peccato; noi non possiamo accettare delle indicazioni che rompono con il Magistero della Chiesa, nonostante facciano mostra di esserne custodi. La continuità non si enuncia: si dimostra. Noi non possiamo accettare un insegnamento che spazza via in un attimo il primato dell’amore di Dio a qualunque costo, abbassando la nostra santa religione dall’essere la fede dei martiri, che hanno rinunciato a tutto per restare fedeli a Cristo, ad una fede imborghesita, che cerca di rappacificare le coscienze, lasciandole nella loro miseria.
Non basta dire: nel confessionale o nella mia coscienza continuerò ad essere fedele. Tacere la verità, quando essa è messa in discussione, tradita, offuscata, significa vergognarsi di Gesù Cristo. «San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: “San Giovanni Battista per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità” (cf. Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio» (Benedetto XVI, Udienza generale, mercoledì 29 agosto 2012)
Caro Direttore,

il 23 gennaio i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno pubblicato le indicazioni per l’applicazione del cap. VIII di Amoris Laetitia, come è stato prontamente segnalato da La Nuova BQ. Il 23 gennaio è anche tradizionalmente il giorno della celebrazione liturgica dello Sposalizio di Maria Santissima e di san Giuseppe, il matrimonio più fedele, casto e soprannaturale che sia mai esistito e mai esisterà sulla faccia della Terra. Eppure, per un certo gusto di fare dispetti di quelli “del piano di sotto”, proprio quel giorno ha inaugurato ufficialmente, qui in Emilia Romagna, dove vivo, la benedizione dell’adulterio da parte dei nostri Vescovi.

Vorrei solamente dire due parole, che rompano un po’ l’incredibile silenzio che ha accompagnato la pubblicazione del documento. A parte un parroco “guerriero” della diocesi di Bologna, che ha apertamente definito inaccettabili le indicazioni della CEER, non ci sono state altre prese di posizione pubbliche, ma solamente un grande mormorio di dissenso sotterraneo. Il motivo è ovvio: qualcuno la chiama prudenza, io la chiamo paura; comprensibile, ma pur sempre paura. E la paura è sempre cattiva consigliera.

Fatto sta che a qualsiasi persona che ha un incarico ecclesiale, i nostri bravi Vescovi e i loro immancabili vicari sventoleranno davanti al naso la professione di fede proclamata al momento dell’accettazione dell’incarico, che consiste nel credere firma fede in tutti gli articoli del Credo, in tutto ciò che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelato, sia nel suo Magistero solenne che ordinario. Ma consiste anche nel ritenere tutto ciò che è proposto in modo definitivo circa doctrinam de fide vel moribus ed anche nell’aderire «con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio dei Vescovi propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo». E sarà sulla base di quest’ultimo punto che si estorceranno silenzi, sottomissioni, rinunce a qualsiasi tipo di opposizione.

Non riesco a trattenermi dal domandare: ma per chi ci hanno preso? Voglio dire: fino a qualche mese fa, eravamo vincolati dal comandamento divino a ritenere firma fede che atti sessuali compiuti tra un uomo ed una donna non sposati fossero adulterio; adesso dovremmo “resettare” il nostro cervello e chiamarli “atti coniugali”, come espressamente scritto dai Vescovi dell’Emilia Romagna, giudicandoli positivi per la vita della nuova coppia ed il bene dei loro figli. Fino a qualche mese fa, avevamo accolto con la mente e con il cuore, l’insegnamento della Chiesa «che ribadisce la prassi costante e universale, “fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati”, indicandone i motivi» e che «tale prassi, presentata come vincolante, non può essere modificata in base alle differenti situazioni» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati).

Adesso invece sarebbe vincolante il fatto che tale prassi può essere modificata in base alle differenti situazioni. Ecco perché chiedo: ma per chi ci hanno preso? Per delle “canne sbattute dal vento” (cf. Mt. 11, 7)? Per dei voltagabbana abituati a mettere a tacere la propria coscienza per opportunismo o per timore? Come si può pretendere un’adesione ad un tale pronunciamento, che rovescia apertamente il precedente?

Per un cattolico è semplicemente impossibile accettare le Indicazioni della CEER, anche se ci si viene a dire che è il papa a volerlo, anche se si viene minacciati di sanzioni. Impossibile. «Se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!» (Gal. 1, 8-9)

Aggiungo, caro direttore, un’altra considerazione, non meno dolorosa. Le Indicazioni pubblicate sono un’esortazione palese alla diserzione, e proprio da parte dei generali dell’esercito. La vita è una battaglia e noi cristiani sappiamo di essere in guerra fino all’ultimo respiro contro la grande alleanza del mondo, del diavolo e della carne. Anche se non ci crediamo, questi nemici esistono e ci fanno guerra e se non ci crediamo più, ci hanno già vinti. Cosa fanno dei buoni comandanti quando la guerra diventa più dura, quando si è in trincea da anni, sapendo che l’esercito che abbiamo di fronte ha una sola intenzione, quella di annientarci? Aumentano le esortazioni, mettono in campo tutte le abilità, incitano all’amore alla patria, alla famiglia, alla vita… Fanno di tutto, tranne che invitare alla diserzione.

Che cosa hanno fatto i Vescovi dell’Emilia Romagna? Esattamente il contrario. Fanno cessare la dura guerra attraverso una resa al nemico, illudendo ed illudendosi che questa sia la via della pace. A due persone che vivono more uxorio, dicono: è difficile? La vostra unione è a rischio? La stabilità della vostra famiglia è in pericolo? Bene, smettete di combattere e datevi al peccato, perché in certi casi il peccato è la via del bene. Gesù nel Vangelo ha detto: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama» (Gv. 14, 21); ed anche: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Mt. 10, 37-39).

I nostri Vescovi sovvertono l’ordo amoris, e dicono che in alcuni casi si può amare di più il figlio o la famiglia, la moglie o la compagna, che portare la croce non è la via della salvezza e che bisogna cercare di salvare la propria vita quaggiù. A me sembra che più sovvertimento di così del Vangelo non sia possibile. Allora, non solo non si deve accettare un documento del genere (ed altri affini, da qualsiasi parte essi vengano), ma bisogna anche fare di tutto per opporvisi, senza lasciarsi intimidire da minacce, lusingare da promesse, farsi intorpidire dall’accidia, grande male del nostro tempo.

Sa che cosa temo ora, direttore? Temo la mediocrità, che finge di non vedere che l’accettazione di una posizione come quella dei Vescovi dell’Emilia Romagna è il sovvertimento completo del cristianesimo; si dirà che in fondo si tratta di un dettaglio, dimenticando che è una pia illusione quella di essere fedeli nel molto, senza essere fedeli nel poco (cf. Lc. 16, 10). Temo la falsa prudenza di chi dirà: in fondo un sacerdote, nel segreto del confessionale, è libero di non assolvere. E così si dimentica che si tratta sempre di più della libertà del topo nella gabbia, che non ha nulla a che fare con la libertà di seguire pienamente Gesù Cristo; è una libertà fittizia, che fa il paio con quella che “gentilmente” ci concede lo stato laicista: nella vostra coscienza, adorate pure chi volete, ma in pubblico le regole le mettiamo noi.

Ma Gesù insegna che «chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt. 10, 32-33). Temo, infine, questo clericalismo sempre più arrogante, che minaccia di sanzioni umane quanti trasgrediscono «le tradizioni degli uomini», ed invece elogiano come spiriti liberi e menti eccelse, dandogli ormai riconoscimenti, incarichi, cattedre e persino l’episcopato, quanti «eludono il comandamento di Dio» (Mc. 7, 8-9).

Penso che soprattutto i sacerdoti debbano ritrovare il coraggio per dire: noi non accettiamo questo documento, che uccide le anime, inquinando le loro coscienze in una pacificazione mortifera con il peccato; noi non possiamo accettare delle indicazioni che rompono con il Magistero della Chiesa, nonostante facciano mostra di esserne custodi. La continuità non si enuncia: si dimostra. Noi non possiamo accettare un insegnamento che spazza via in un attimo il primato dell’amore di Dio a qualunque costo, abbassando la nostra santa religione dall’essere la fede dei martiri, che hanno rinunciato a tutto per restare fedeli a Cristo, ad una fede imborghesita, che cerca di rappacificare le coscienze, lasciandole nella loro miseria.

Non basta dire: nel confessionale o nella mia coscienza continuerò ad essere fedele. Tacere la verità, quando essa è messa in discussione, tradita, offuscata, significa vergognarsi di Gesù Cristo. «San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: “San Giovanni Battista per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità” (cf. Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio» (Benedetto XVI, Udienza generale, mercoledì 29 agosto 2012)

Luisella Scrosati

Vinto, abbattuto dall’evidenza

Lourdes Le apparizioni raccontate da Santa Bernadette Soubirous.

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PRIMA APPARIZIONE - 11 FEBBRAIO 1858.
La prima volta che fui alla grotta era il giovedì 11 febbraio. Andavo a raccogliere la legna con due altre ragazzine. Quando fummo al mulino io domandai loro se volevano vedere dove l'acqua del canale andava a congiungersi col Gave. Esse mi risposero di sì. Di là noi seguimmo il canale e ci trovammo davanti a una grotta, non potendo andare più lontano. Le mie due compagne si misero in condizione di attraversare l'acqua che era davanti alla grotta. Esse attraversarono l'acqua. Si misero a piangere. Domandai loro perché piangessero. Mi dissero che l'acqua era fredda. Io le pregai di aiutarmi a gettare delle pietre nell'acqua per vedere se potessi passare senza scalzarmi. Mi dissero di fare come loro, se volevo. Io andai un po' più lontano a vedere se potevo passare senza scalzarmi ma non potei. Allora ritornai davanti alla grotta e mi misi a scalzarmi. Avevo appena tolto la prima calza che sentii un rumore come se ci fosse stato un colpo di vento. Allora voltai la testa dalla parte del prato (dal lato opposto alla grotta). Vidi che gli alberi non si muovevano. Allora ho continuato a scalzarmi. Sentii ancora lo stesso rumore. Appena alzai la testa guardando la grotta, scorsi una signora in bianco. Aveva un vestito bianco, un velo bianco e una cintura azzurra e una rosa su ogni piede, del colore della catenella del suo rosario. Allora fui un po' impressionata. Credevo di sbagliarmi. Mi strofinai gli occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa signora.

sabato 10 febbraio 2018

Contro l’Immacolata non poté nulla.


01_Apocalisse 12, la battaglia escatologica tra la Donna ed il Drago: il retroscena è nella Genesi…


Potrebbe sembrare che questa rubrica esuli dal fine proprio del nostro sito mariano ma, in realtà, non è così perché è dalle indicazioni stesse della Vergine Maria durante le sue apparizioni che si scopre l'importanza della riflessione e della meditazione sulla Sacra Scrittura a cui di frequente Ella si appella e di cui invita alla lettura sapienziale. 
Nei messaggi di San Nicolas Maria Immacolata spesso, al termine delle sue parole, invitava a leggere una pericope biblica da Lei indicata che avesse attinenza con il suo messaggio.

Il gioco della neochiesa


VI E' LA LIBERTA' DI PECCARE?



Esiste la libertà di peccare? Alla domanda che cos’è il peccato?, il buon vecchio Catechismo di Pio X distingueva fra "Peccato originale" e "peccato attuale", e quest’ultimo era suddiviso in "peccato mortale e peccato veniale" 
di Francesco Lamendola  

  

Alla domanda Che cos’è il peccato?, il buon vecchio Catechismo di Pio X distingueva fra Peccato originale e peccato attuale, e quest’ultimo era suddiviso in peccato mortale e peccato veniale. Il peccato mortale, quello che qui c’interessa, era così definito: Il peccato mortale è una disubbidienza alla legge di Dio in COSA GRAVE, fatta con PIENA AVVERTENZA e DELIBERATO CONSENSO.
Alla domanda: Siamo obbligati a osservare i comandamenti di Dio?, rispondeva: Siamo obbligati a osservare i comandamenti di Dio, perché sono imposti da Lui, nostro Padrone supremo, e dettati dalla natura e dalla sana ragione. E alla domanda: Chi trasgredisce i comandamenti di Dio pecca gravemente?, rispondeva: Chi deliberatamente trasgredisce anche un solo comandamento di Dio in materia grave pecca gravemente contro Dio e perciò merita l’inferno.
Chiaro, chiarissimo, vero?; anche troppo, penserà qualcuno; e troppo duro, troppo minaccioso. Un classico esempio di “pedagogia della paura”, dirà, sulla scia di padre Ermes Ronchi. Benissimo. Andiamo allora a vedere che cosa dice, a proposito del peccato, il Catechismo della Chiesa cattolica, approvato da Giovanni Paolo II e pubblicato nel 1992: (§§ 1849-1850):

God bless America?


“I cattolici americani preferiscono il presidente Trump a papa Francesco”

Edward Pentin è il corrispondente da Roma del National Catholic Register. Un quotidiano che genericamente viene definito “liberal” e che, in ogni caso, rappresenta una voce importante del cattolicesimo americano. In questa intervista esclusiva, Pentin analizza, dal suo punto di vista e da quello degli americani, il rapporto tra i cattolici statunitensi e Papa Bergoglio.

Il suo giornale è stato particolarmente attento sul “caso Barros”. Come ritiene sia stata la “gestione” di questa vicenda?

“Caotico. Il problema è l’incoerenza del Papa nel trattare i casi di abuso: da un lato si è mostrato impegnato a implementare nuove strutture per combattere il crimine, ma dall’altro ha favorito amici o amici di amici – cardinali, vescovi e sacerdoti – che hanno coperto in funzione di abusi o commesso abusi stessi. Il caso del vescovo Barros è solo un altro esempio di una tendenza provata”.

Brutto tempo si crea..


PEZZO GROSSO COMMENTA L’INTERVISTA DI MONS. GALANTINO SULLE ELEZIONI POLITICHE E SUI MIGRANTI. MA È PROPRIO TUTTO CHIARO?



Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ieri il segretario generale della CEI, mons. Galantino, ha parlato alla sua televisione, TV2000. E questa mattina abbiamo trovato un commento sdegnato di Pezzo Grosso, che pubblichiamo. Nei prossimi giorni non è escluso che Stilum Curiae torni ad occuparsi del problema creato dalla CEI e della sua contiguità imbarazzante con il partito attualmente al governo. Intanto a fianco dell’immagine del Segretario CEI troverete una schermata presa su Twitter, che illustra qualche aspetto diciamo così, un po’ problematico del fenomeno della tratta nel nostro Paese.

Cin-Cin,Hic-Hic

La Cina inventata da Mons. Sánchez Sorondo. Scoperto un suo diario di mezzo secolo fa



"Posso capire che, nella foga di volere gli accordi fra Cina e Vaticano, si straveda e si esaltino la cultura cinese, il popolo cinese, la mentalità cinese, come fa papa Francesco. Ma presentare la Cina come modello…".
Trasecola padre Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia Asia News del Pontificio Istituto Missioni Estere, nel commentare i giudizi del vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, fresco reduce da un viaggio in Cina.
Sánchez Sorondo è cancelliere di due accademie pontificie, quella delle scienze e quella delle scienze sociali, oltre che intraprendente vassallo della corte di papa Francesco. E in effetti hanno sbalordito le sperticate lodi al regime di Pechino da lui sciorinate in un'intervista di pochi giorni fa alla sezione in lingua spagnola di Vatican Insider:
> "Chinos, quienes mejor realizan la doctrina social de la Iglesia"
Eccone una piccola antologia:

Le due facce di un unico errore

COS'E' LA LIBERTA' RELIGIOSA?



Che cos'è la libertà religiosa? due sono gli errori teologici del Concilio Vaticano II: la pretesa di poter approfondire e quindi meglio comprendere il senso della Rivelazione e la scelta del disarmo unilaterale verso i nemici 
di Francesco Lamendola  

  

Due, a nostro avviso, sono gli errori teologici di fondo del Concilio Vaticano II, le cui velenose conseguenze stanno giungendo a maturazione nella neochiesa dei nostri giorni: la pretesa di poter "approfondire" e quindi "meglio comprendere" il senso della Rivelazione cristiana, e la scelta del disarmo unilaterale verso i nemici - perché di nemici si trattava e si tratta, alla faccia del politicamente corretto -, sia esterni sia, ancor di più, interni, vale a dire gli eretici (una parola tabù, caduta completamente in disuso).  Entrambi gli errori, che sono le due facce di un unico errore, cioè il modernismo, hanno in sé i germi delle due malattie che stanno distruggendo il cattolicesimo: il soggettivismo della coscienza rispetto alla oggettività della dottrina, e un sedicente "dialogo" con l'altro che si risolve, in ultima analisi, e dietro la maschera della "tolleranza" (tipico atteggiamento volterriano, cioè illuminista, cioè dichiaratamente anticristiano) in agnosticismo e indifferentismo di fronte alla Verità. Entrambi gli errori erano più che prevedibili, erano perfino annunciati, dal momento che entrambi erano già contenuti, in nuce, nel discorso di apertura del Concilio, tenuto da Giovanni XXIII l'11 ottobre 1962. Infatti, dopo un'aspra rampogna (4, 2) contro i profeti di sventura, e una vera e propria dichiarazione di fede nello storicismo, poiché i profeti di sventura non imparano nulla dalla storia, che è maestra di vita (ma quando mai?), si passa a una dichiarazione di fede nel progresso, definendo il momento presente particolarmente fausto e propizio per lo svolgimento del Concilio: il che equivale a inscrivere immediatamente un grande papa, come Pio XII, fra i detti profeti di sventura, dato che anche lui aveva pensato alla eventualità di convocarlo, ma vi aveva rinunciato, ben sapendo quanto il momento fosse, invece, pericolosissimo, proprio per l'infiltrazione massonica nei livelli più alti della Chiesa. E dopo lo storicismo e il progressismo, l'affondo, molto ben dissimulato dietro una cortina fumogena di belle parole: il Concilio non viene convocato per motivi dottrinali, ma solo pastorali; nulla vi è da discutere quanto alla dottrina, ma solo da renderla più comprensibile  ai "tempi nuovi" (6, 5):

Per rinsavire, almeno in extremis

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Peccati contro lo Spirito Santo


Genti peccatrici, populo pleno peccato miserere, Domine Deus. Esto placabilis super nequitiam populi tui (dall’Ufficio divino).

Nella storia dell’Antico Testamento, le minacce più gravi avevan di solito origine da settentrione (cf. Ger 1, 14). Invasori e razziatori provenienti dalla Mesopotamia non potevano infatti attraversare il deserto che li separava dalla Palestina; per questo dovevano risalire l’Eufrate e calare poi da Nord. Quando annuncia agli esuli in Babilonia l’ormai prossimo ritorno in patria, il Profeta rivela che Dio aprirà miracolosamente una strada nel deserto per farvi camminare i redenti, così come aveva tracciato una via nel mare perché i padri potessero marciarvi all’asciutto (cf. Is 43, 16-20). Ciò fa chiaramente comprendere che normalmente anche le carovane, seguendo il grande fiume, dovevano compiere un giro molto più lungo. Quando erano degli eserciti a mettersi in marcia, il popolo eletto tremava. Anche più tardi, nell’avvicendarsi degli antichi imperi, la minaccia verrà sempre da settentrione, come nel caso di quella potenza seleucide che cercherà di annientare la religione d’Israele, tanto che ancora nell’Apocalisse lo scontro finale si annuncerà dalla stessa direzione (cf. Ap 20, 8).

venerdì 9 febbraio 2018

La Moskova si verserà nel Tevere?

La Russia, un centro di contro-cultura

FONTE: DEDEFENSA.ORG
Alcuni siti russi vicini alla Chiesa cristiana ortodossa hanno diffuso i risultati di un’inchiesta sul cambiamento dell’opinione pubblica russa riguardo alcuni argomenti di carattere sociale di grande attualità. I risultati sono valutati sui vent’anni che ci separano dal 1998, permettendo così una più ampia visione d’insieme. Altre precisazioni, riguardanti sempre la sfera sociale, completano il lavoro. La cifra più significativa riguarda il numero degli aborti passato da 5 milioni (nel 1993) a 600.000 (nel 2017), dato che va letto insieme a un altro: la percentuale delle persone che giudicano l’aborto inaccettabile è passato dal 12% nel 1998 al 35% nel 2017, – questa stessa pratica era permessa durante il periodo comunista (tranne nel periodo 1936-1955). Tutti gli altri risultati dall’inchiesta vanno nella medesima direzione.
Il fatto che quest’inchiesta abbracci un arco temporale così  ampio è importante, soprattutto per la Russia. Permette un confronto tra la Russia post-Urss “occidentalizzata” dell’epoca Eltsin e quella di oggi. Oltre alla condizione economica, la sua evoluzione culturale (e dunque psicologica) si colloca esattamente in opposizione rispetto alla politica seguita dal blocco Bao, sotto impulso del Sistema.

Il silenzio vigliacco

I sacerdoti massacrati nelle foibe


Presentazione del Centro Studi Federici

Il silenzio vigliacco sui 50 preti e frati massacrati dai partigiani comunisti nelle foibe: queste vittime non interessano ai professionisti della memoria, forse perché erano al servizio della Chiesa Cattolica e non della Sinagoga.





Mons. Antonio Santin (1895-1981), vescovo di Fiume e poi di Trieste e Capodistria,
benedice i resti delle vittime massacrate nelle foibe dai comunisti.

I sacerdoti massacrati nelle foibe

Fra le molte e molte migliaia di assassinati nelle foibe vi furono almeno 50 sacerdoti.
Ranieri Ponis ha dedicato alla vicenda una monografia, intitolata “Storie di preti dell’Istria uccisi per cancellare la loro fede”, pubblicata dalla Litografia Zenit.

Sberle?

Da Ruini sberle a Renzi ma anche alla Chiesa




Cara Eminenza, cardinale Camillo Ruini, lei ha rilasciato ieri una rilevante intervista al Corriere della Sera. A differenza di lei, io credo che l’Italia non sia «arrabbiata», ma piuttosto rassegnata, e credo che i cattolici veri siano già da qualche anno irrilevanti.
Ho avuto il privilegio di conoscerla, ho stima elevatissima di lei e ho avuto l’onore di discutere in passato con lei un paio degli argomenti trattati nel colloquio citato. E’ uno dei prelati più intelligenti, esperti e saggi che io conosca, con una visione strategica d’insieme, seconda solo a quella di Benedetto XVI.
Trovo molto importante il fatto che Massimo Franco sul Corriere le abbia fatto questa intervista, che desidero commentare nei passaggi che a mio giudizio sono i più significativi.

Ipso facto, dubbio e perciò nullo..

MAGISTERO: GLI ULTIMI 50 ANNI


 Il Magistero degli ultimi 50 anni è autentico e i Sacramenti impartiti sono validi? un documento papale come l’esortazione Amoris laetitia, mancando palesemente dell’elemento della certezza, è, ipso facto, dubbio e perciò nullo 
di Francesco Lamendola  

  

Abbiamo sostenuto, nel precedente articolo E i papi del post-concilio, che pensare di loro? (pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia l’08/02/2018) che esistono, purtroppo, seri indizi quanto meno per sospettare che, a partire dal conclave del 1958, in cui forse venne eletto Giuseppe Siri ma poi venne proclamato papa Giuseppe Angelo Roncalli col nome di Giovanni XXIII, che la massoneria ecclesiastica si sia impadronita del collegio cardinalizio e che pertanto, da allora, tutti i papi successivamente eletti siano stati scelti con il criterio di una disponibilità di massima a farsi interpreti e prosecutori dei deliberati errori sanciti dal Concilio Vaticano II, allo scopo di portare gradualmente e, se possibile, inavvertitamente, la Chiesa cattolica fuori da se stessa e dal proprio baricentro, che è solo e unicamente Gesù Cristo, per trasformarla in una neochiesa gnostica e modernista, tappa intermedia verso la sua dissoluzione e il suo assorbimento in una super-religione mondiale umanitaria, a sua volta presupposto per l’attuazione dell’ultima fase: la divinizzazione della élite mondiale che occultamente già da tempo ha steso la sua immensa ragnatela sul mondo intero e che ha sempre visto nella Chiesa cattolica il suo principale e più pericoloso nemico, da abbattere a qualunque costo e con qualsiasi mezzo. La massoneria ecclesiastica, ramo infiltrato ed autonomo della massoneria, è, come quest’ultima, una delle ramificazioni della grande Piovra globale, la quale, diretta e controllata da pochissimi individui, da almeno due secoli sta scrivendo la storia mondiale per mezzo di guerre, rivoluzioni, colpi di Stato, crisi finanziarie, fenomeni migratori creati dal nulla o ingigantiti ad arte, grazie alla sua immensa disponibilità di capitali; mentre, nello stesso tempo, grazie al controllo quasi totale della stampa, della televisione, del cinema, e, indirettamente, dell’università e della scuola, della medicina e della cultura, della politica e dell’alimentazione, nonché della moda, dello spettacolo, del tempo libero, ha tracciato una strategia a lungo termine di controllo, manipolazione e alienazione delle società e delle persone, riducendole a soggetti anonimi e conformisti, passivi e cronicamente dipendenti dai modelli del consumismo,  praticamente incapaci di pensare con la propria testa, tanto da non saper più leggere e comprendere il senso dei fatti che pure avvengono ormai alla luce del sole.

Evoluzionismo dei Cristω benedettiani

Giuliano Ferrara scarica Silvio Berlusconi: “Il 4 marzo voto il Pd di Matteo Renzi” 

Una clamorosa confessione, firmata Giuliano Ferrara, che piove nella chiusa del suo editoriale su Il Foglio di mercoledì 7 febbraio. Al termine di una lunga disquisizione sulla sentenza di Cassazione che ha risarcito una coppia a cui anni fa nacque un figlio non voluto, rivela: “E non avrei mai pensato che, ormai in ritiro virtuale dalla vita pubblica, avrei dovuto votare nel mio collegio romano, in quanto sostenitore dell’unico partito costituzionale residuo, per un Pd che mi porterà la mano a metter la croce su Paolo Gentiloni alla Camera, e vabbè, e Emma Bonino al Senato”. Addio a Silvio Berlusconi, dunque. Fine di un sodalizio che, pur con qualche attrito e qualche interruzione, durava dal 1994, anno in cui Ferrara fu ministro e portavoce del primo, e brevissimo, governo del Cavaliere

“Ferrara logora chi ce l’ha”: editoriale di Marco Travaglio


di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano 8 febbraio 2018 –
Io non so come dirlo, perché mi sa che Renzi il Fatto lo legge ancora. Però dài, pazienza. Matteo, se stai leggendo, tieniti forte, fatti coraggio e tròvati una sedia comoda, meglio una poltrona, ché certe notizie è meglio ascoltarle da seduti.