ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 20 febbraio 2018

Vuol essere papa, ma non per fare il papa

MORALE CATTOLICA DI BERGOGLIO


La "morale cattolica" secondo Bergoglio. Se uno studente di teologia alle primissime armi si esprimesse nel modo in cui si esprime Bergoglio, verrebbe sonoramente "bocciato" ! e "i cattolici devono tollerare costui come papa?" 
di Francesco Lamendola  

 

Che razza di papa sarebbe stato, e che razza di pastorale avrebbe adottato, il signor Bergoglio lo aveva detto fin da subito: avremmo dovuto prenderlo sul serio, invece di illuderci, per settimane, mesi e anni, che le cose fossero diverse da come apparivano; che le sue parole fossero distorte dai mezzi d'informazione; che le sue intenzioni, dopotutto, fossero buone, e, in ogni caso, non proprio quelle che emergevano, con inesorabile chiarezza, ad ogni suo nuovo intervento, ad ogni sua nuova iniziativa, ufficiale o no: che si trattasse di una semplice intervista, o di una omelia tenuta nel corso della santa Messa, o addirittura di un documento apostolico e ufficiale, come la (sciagurata) esortazione Amoris laetitia.

Ormai l’abbiamo capito

MORIRESTI PER LE TUE IDEE? PATETICHE INCONGRUENZE DEL CLERO DELLA NEO-CHIESA



Mi dici che credi nella dignità della persona, nella libertà di coscienza, nel rispetto delle minoranze. Ti riempi la bocca di frasi fatte che apparentemente possono far pensare che tu abbia un qualche ideale, che forse tu sia disposto a combattere per un’idea. Ma vedi, la tua finzione si sconfessa da sola, non appena si passa dalla semplice petizione di principio alla pratica concreta. Perché tu, per le tue idee, non sei disposto a combattere; quella dignità umana che sbandieri a destra e a manca va letteralmente a farsi benedire allorché ti trovi davanti a chi non la pensa come te: allora non c’è dignità che tenga, come non c’è libertà di parola, non c’è dialogo e chi osa contraddirti non merita rispetto ma persecuzione cieca. Con la tua presunzione di essere il depositario della tua verità, non accetti di argomentare, non spieghi le ragioni per cui consideri l’uomo più importante di Dio, non sai sostenere un confronto. Ti chiudi semplicemente a riccio, usando il disprezzo e la delegittimazione come unica arma. 

Per il peccato di una nazione

Avvertimenti della Madonna di Fatima sulla nostra responsabilità nell’eleggere i politici.

Nella biografia di Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, come si chiamò da monaca la pastorella che vide la Madonna nel 1917 a Fatima e poi nel corso di tutta la sua lunga vita, redatta dal Carmelo di Coimbra, è riportata questa affermazione: “Per il peccato di un singolo individuo paga la persona che ne è responsabile, ma per il peccato di una nazione paga tutto il popolo. Perché i governanti che promulgano leggi inique lo fanno in nome del popolo che li ha eletti.”

Le grand malaise

"Bergoglio sui migranti sbaglia. L'Europa ha bisogno d'altro"

Bergoglio e l'assolutizzazione del diritto a migrare. Laurent Dandrieu, che è un intellettuale francese, ha criticato fortemente il Pontefice


L'intellettuale Laurent Dandrieu ha criticato Bergoglio per l'approccio dottrinale al tema dell'immigrazione.
L'occasione per esporre un'analisi su quella che alcuni hanno definito la "teologia immigrazionista" del papa argentino è stata un convegno organizzato a Roma lo scorso 2 febbraio, in una sala del Senato di Piazza Capranica. Promotore dell'evento il quotidiano liberale ‘L’Opinione.
Secondo quanto riportato su Rossoporpora, l'incontro ha registrato la partecipazione di esponenti culturali e politici portatori di visioni differenti sul tema dibattuto: oltre a Dandrieu, infatti, sono intervenuti l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, il senatore Maurizio Gasparri, il demografo Gian Carlo Blangiardo, l'esponente del Partito Democratico Luciano Nobili, il presidente della stampa estera in Italia Philipp Willan e, appunto, il direttore de 'L'Opinione,Arturo Diaconale. E sempre il sito diretto dal vaticanista Giusepppe Rusconi ha pubblicato buona parte del virgolettato del pensatore d'oltralpe.

Hanc veram catholicam fidem

Don Morselli scrive ai Vescovi dell’Emilia Romagna, contesta la loro interpretazione di Amoris laetitia ed esprime fedeltà alla Chiesa

A Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Matteo Zuppi
Arcivescovo di Bologna

Pubblica professione di fede in forma di giuramento
  1. Premessa.
Eccellenza,
non Le ho mai nascosto le mie perplessità nei confronti dell’Esortazione Amoris laetitia: perplessità condivise con autorevoli personalità della Chiesa, Cardinali e Vescovi, soprattutto con il Suo Predecessore.
Mai mi sarei sognato di esternare questi dubbi se anche queste personalità non si fossero pronunciate in modo analogo.
Inoltre, preliminarmente, dichiaro di sottoporre al giudizio della Chiesa quanto contenuto in questo scritto, ed intendo fin d’ora per ritrattato tutto ciò che di contrario alla fede – del tutto involontariamente – io eventualmente affermassi.
  1. Grande confusione nella Chiesa
Il Card. Caffarra diceva, il 14-1-2017, che “Solo un cieco può negare che nella Chiesa ci sia grande confusione”[1] e che “La divisione tra pastori è la causa della lettera che abbiamo spedito a Francesco”[2].
Nuovi fatti sono sopraggiunti da allora: e mentre, appellandosi all’esortazione vien messa in discussione Humane vitae, mentre alcuni Vescovi si sono dichiarati favorevoli a benedire la convivenza di persone con tendenza omosessuale, pure sono state presentate le Indicazioni sul capitolo VIII dell’Amoris Laetitia, a firma de I Vescovi dell’Emilia Romagna, pubblicate il 15-1-2018; non riesco a vedere come detto documento non costituisca un allontanamento da quanto proposto a credere dalla Chiesa, in modo chiarissimo, fino a pochi anni fa.

Il ritornello è sempre lo stesso: lo vuole il papa

ORIGINE DELLA LEBBRA MORALE



Fanno a gara per sdoganare la "sodomia" ? Ci si chiede da dove venga la lebbra morale che sta sfigurando la Chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua azione pastorale. Don Enrico Chiavacci e la stagione dei "cattivi maestri" 
di Francesco Lamendola  

  

Ci si chiede da dove venga la lebbra morale che sta sfigurando la Chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua azione pastorale; e, in maniera particolare - perché è ormai all’ordine del giorno - da dove venga la sua conclamata omoeresia: con il vescovo di Anversa, Bonny, che va chiedendo, da molto tempo, una qualche forma di unione “sacramentale” anche per le coppie omosessuali; il gesuita Martin che va predicando che gay è bello e che la Chiesa è, ed è sempre stata, piena di gay, santi compresi; con monsignor Paglia che fa celebrare l’apoteosi dell’omoerotismo nel blasfemo affresco del duomo di Terni, insozzando anche l’immagine del nostro divino Redentore, e non tralasciando di far raffigurare se stesso, a futura infamia, in mezzo alla massa dei sodomiti e dei transessuali avvinghiati gli uni agli altri; e con il prete don Carrega che, a Torino, organizza corsi per “fidanzati” gay, allo scopo di insegnar loro quello che la legge Cirinnà si è dimenticata di stabilire: il dovere della fedeltà reciproca fra i contraenti dell’unione.  E senza dimenticare il cardinale Schönborn, che, a Vienna, invita il transessuale Conchita Wurst a tenere concioni nella storica cattedrale di Santo Stefano; e il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Marx, che auspica caldamente, come Bonny, un sollecito riconoscimento da parte della Chiesa per questo tipo di coppie, senza astenersi dal polemizzare aspramente coi suoi colleghi che non condividono tale proposta, a cominciare dal cardinale Josef Cordes. E il ritornello è sempre lo stesso: lo vuole il papa; come ha detto, appunto, il cardinale Marx, su questo argomento, fin dal 2015: Non possiamo guardare indietro, Bergoglio ci chiede cose nuove. Bellissimo, questo “chiedere ai fedeli cose nuove” da parte del papa: una volta si diceva: dobbiamo ascoltare Gesù, l’appello di Gesù, la chiamata di Gesù; oggi si dice: dobbiamo seguire Bergoglio; lo dice Bergoglio; lo vuole Bergoglio. Insomma, il papa è meglio di Dio, del Dio cattolico. Naturale: non è stato proprio Bergoglio a dichiarare che Dio non è cattolico, aggiungendo, per buona misura (e poi dicono che viene male interpretato!), non il mio, comunque? Non c’è male, per un papa che, al principio del suo pontificato, non voleva nemmeno chiamarsi ed essere chiamato papa, ma si definiva sempre e solo “il vescovo di Roma”. Non c’è male davvero: si direbbe che Dio sia lui, a tutti gli effetti; Gesù Cristo rimane sullo sfondo. E anche questo, in effetti, è un passaggio naturale: se la Chiesa è cambiata, e a cambiarla è stato soprattutto lui, cosa che del resto ha dichiarato fin dal principio, con la precisa volontà di “attuare” sino in fondo la svolta del Concilio (ed era stata la ragione della sua elezione), così doveva essere: perché la Chiesa pre-conciliare, ormai vecchia e obsoleta, faceva perno su Gesù Cristo, ma la Chiesa di oggi fa perno sul papa, e il papa è Bergoglio. Peraltro, questa deriva personalista e ultra-demagogica era cominciata, guarda caso, proprio con Giovanni XXIIII, il papa del Concilio, che è passato alla storia come “il papa buono” (si vede che gli altri, prima di lui, erano così così), il papa delle carezze ai bambini (anche se non ha mai carezzato un solo bambino; ha solo detto di farlo, ai papà, parlando alla radio), ed è stata eccezionalmente implementata da Giovanni Paolo II, che, di teatralità e di narcisismo, è stato un autentico campione, a suo modo un genio della comunicazione, compresa la discutibilissima trovata dei papa boys, le cui adunate mastodontiche degenerano con molta facilità in qualcosa di simile a delle orge sessuali o a dei baccanali che nulla hanno di spirituale.

Bergoglio: il (falso) papa che è meglio di Dio, del Dio cattolico !

Dunque, ora le cose sono arrivate a questo punto: siamo immersi nella sozzura; la Chiesa cattolica è sprofondata nel pantano disgustoso della celebrazione della sodomia come un fatto lecito, naturale  e degno di auguri e benedizioni, come appunto Bergoglio ha fatto sia di persona, ricevendo in pompa magna dei suoi amici argentini, sodomiti conclamati, sia inviando da lontano la sua apostolica benedizione a una coppia gay del Brasile e ai suoi tre bambini adottivi, cose se fosse la cosa più naturale e più carina di questo mondo. Davanti a una esplosione così repentina, ci si chiede come tutto ciò sia potuto accadere, da dove sia partita la lebbra, visto che l’albero si riconosce dai frutti: l’albero buono non può dare frutti cattivi, né l’albero cattivo, frutti buoni. Ebbene, anche la risposta a questa domanda è sempre la stessa: dal Concilio Vaticano II e dall’immediato dopo-Concilio: è allora, negli anni ’60, e poi ‘70, del secolo scorso, che si sono messe apertamente in movimento le forze dissolutrici che ci hanno condotti alla situazione presente. Certo, allora i neoteologi della “svolta antropologica”, per non parlare dei vescovi e dei cardinali, non parlavano ancora, in maniera così esplicita e scandalosa, di riconoscere le coppie omosessuali e di creare per loro un apposito “sacramento” (e infatti, neppure oggi osano adoperare questa parola); però le premesse c’erano già tutte, per il semplice fatto che l’opera di quei teologi, rivoluzionaria e distruttrice, fu, essenzialmente, quella di negare l’esistenza di una morale oggettiva e, anzi, di negare una qualsiasi morale che trascenda l’orizzonte della coscienza individuale, smentendo così frontalmente millenovecento anni di teologia cristiana, e senza che il Magistero dei pontefici sia mai intervenuto per smentirli, per correggerli, per rettificare e precisare le loro affermazioni, per porre dei limiti alle loro pazzie. Il che conferma, purtroppo, la nostra analisi, che tutti i papi del dopo Concilio, in misura maggiore o minore, devono, come minimo, essere considerati complici o conniventi della deriva ereticaleed apostatica che oggi sta raggiungendo il culmine; mentre l’ipotesi massima è che furono eletti precisamente per portare la Chiesa in tale direzione, e che lo fecero deliberatamente e scientemente, il che significherebbe che il collegio dei cardinali, dal 1958, è passato stabilmente nelle mani della massoneria ecclesiastica, nemica occulta, ma giurata, della vera Chiesa di Gesù Cristo (cfr. i nostri precedenti articoli: I padri (ig)nobili della neochiesa omoereticaE i papi del post-concilio, che pensare di loro?; e Il Magistero degli ultimi 50 anni è autentico?, tutti pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia, rispettivamente il 07/02, l’08/02 e il 09/02/2018).
Uno di questo precursori, chiamiamoli così, della deriva omoeretica è stato don Enrico Chiavacci (Siena, 16 luglio 1926-Ruffignano, Firenze, 25 agosto 2013), il quale è passato alla storia – come si legge nella sua “voce” biografia su Wikipedia – nientemeno che come uno dei massimi teologi morali italiani del secondo Novecento, soprattutto nei temi dell’etica sessuale, della giustizia sociale e della pace. Ebbene: Chiavacci è stato uno dei massimi responsabili teorici della presente deriva verso l’accettazione, tacita e implicita, da parte di ampi settori della chiesa, della cosiddetta ideologia gender, in base alla quale i due sessi, maschile e femminile, non sono un dato biologico e psichico di natura, ma ad essi bisogna preferire la nozione di “orientamento sessuale”, liquida e mutevole, per cui ogni persona, fin da bambino, deve essere incoraggiata a scoprire in se stessa quale sia il “vero” orientamento sessuale, che può essere altalenante, e che, comunque, rifiuta decisamente la netta differenziazione sessuale come un dato di natura. E questi bellissimi insegnamenti, don Chiavacci li spargeva a piene mani fin dagli anni Sessanta del ‘900, sulla scia, appunto, del gioioso e “liberatorio” evento conciliare. Come ha ricordato Giorgio Maria Carbone in un articolo del 09/0/2013, Il magistero parallelo dei teologi italiani, pubblicato su Il fumo di Satana, il nucleo della concezione antropologica di don Chiavacci è che la vera natura dell’uomo è quella di non avere una propria natura. Ed ecco due perle illuminanti di tale concezione: la prima si trova nel Dizionario enciclopedico di teologia morale, a cura di L. Rossi e A. Valsecchi (alla voce Legge naturale; Edizioni Paoline, 1973, p. 491), la seconda in un articolo apparso sulla Rivista di teologia morale, 2010, p. 474, intitolato: Omosessualità: un tema da ristudiare), a riprova del fatto che don Chiavacci non solo non ebbe ripensamenti, ma vide benissimo dove conducevano le sue posizioni iniziali e, nondimeno, proseguì imperterrito e assolutamente coerente lungo quella strada, fino a rimettere apertamente in discussione il Magistero della Chiesa sulla questione dell’omosessualità, secondo la pessima abitudine, invalsa proprio in quegli anni, per cui i teologi progressisti non esitano a porsi come coloro i quali avrebbero il diritto, in quanto “tecnici” e maggiormente “esperti” di certi problemi, di segnare la strada della pastorale, e della stessa dottrina, sottraendola, di fatto, all’autorità dei vescovi e dello stesso pontefice, e, non di rado, allontanandola dal solco del Deposito della fede, cosa evidentemente del tutto illegittima.

L’uomo non è definibile se non come colui che tende verso, che ha il compito di scegliere se stesso e il proprio cammino di autorealizzazione. La vera natura dell’uomo è il non aver natura. In queste condizioni dedurre dalla natura umana precetti operativi descrivibili e imponibili dall’esterno, dal filosofo, dal sovrano, dallo stesso Magistero ecclesiastico è impensabile. (…)
Quando si parla di natura e per conseguenza di legge naturale occorre sempre tener presente che la natura non è un dato fisso e immutabile valido per tutti e per sempre: è un dato che varia e varia per due motivi. Varia costantemente, anche se in modo impercettibile, con l’evoluzione continua della specie nelle varie aree ambientali e culturali in cui la specie umana sussiste. Varia però anche da individuo a individuo nelle complesse strutture cerebrali e nella loro interazione che oggi la scienza comincia a comprendere e indagare.

Cattivi maestri? Precursore della deriva omoeretica: don Enrico Chiavacci, che insegnava filosofia e teologia a Firenze, sia nel Seminario che presso la Facoltà teologica

Ecco da dove viene la lebbra

di Francesco Lamendola

continua su:

Ipse dixerat..

BESTIARIO QUARESIMALE. SANTITÀ, NON CREDA A QUELLO CHE LE RACCONTANO. LEGGA CHI LA CRITICA. VEDRÀ CHE DOPO STARÀ MEGLIO.


Avrei voluto commentare e condividere con i lettori di Stilum Curiae le parole del Pontefice ai gesuiti dell’America Latina che padre Antonio Spadaro ha pubblicato in esclusiva sul Corriere della Sera. Come sempre, maiora premunt, e come sa chi legge Stilum Curiae cerco, nei limiti del possibile, di postare un solo articolo al giorno. Così mi trovo adesso a farvi partecipi di qualche pensiero, relativo alla parte del colloquio che riguarda direttamente l’informazione.
Diceva il Pontefice:
<Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta “resistenza”. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per mia salute mentale. Se c’è qualcosa di molto serio, me ne informano perché lo sappia. È un dispiacere, ma bisogna andare avanti. Quando percepisco resistenze, cerco di dialogare, quando il dialogo è possibile; ma alcune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico. Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale, io semplicemente prego per loro. Provo dispiacere, ma non mi soffermo su questo sentimento per igiene mentale>.

Dell'applauso ai loro pii discorsi


Feria Tertia infra Hebdomadam I in Quadragesima Ad Matutinum

Lettura 1
Lettura del santo Vangelo secondo Matteo.
Matt 21:1-17

Omelia di san Beda, il Venerabile, Prete
Omelia 7 sulla Quaresima tomo 7
Ciò che il Signore fece figuratamente maledicendo il fico sterile, lo mostrò subito più chiaramente scacciando i profanatori dal tempio. Questo albero non commise alcun peccato, perché si trovò senza frutti quando il Signore ebbe fame, non essendo ancora venuto il loro tempo: ma ben peccarono quei sacerdoti che trattavano nella casa del Signore di negozi profani, e si dispensavano di portare i frutti di pietà che dovevano, e che il Signore era come affamato di trovare in essi. Il Signore seccò l'albero colla sua maledizione, affinché gli uomini vedendo e apprendendo questo prodigio, intendessero ch'essi stessi sarebbero a ben più forte ragione condannati nel giudizio di Dio se, senza il frutto delle opere buone, si compiacessero solo dell'applauso ai loro pii discorsi, come dello stormire e dell'ombra di un verdeggiante fogliame.

lunedì 19 febbraio 2018

Ma che cosa significa avere la fede?

AMORIS LAETITIA: LA SCELTA


O Laura Vicuña, o Amoris laetitia": "si deve scegliere. L'autorità se non viene da Dio è nulla. L'autorità della neochiesa è nulla come le cose che essa pretende d'insegnare. Non siamo noi a dirlo: sono i suoi stessi atti. Amen 
di Francesco Lamendola  

 

O ha ragione la Chiesa cattolica a venerare Laura Vicuña (Santiago del Cile, 5 aprile 1891-Junin de los Andes, Argentina, 22 gennaio 1904), una bambina cilena morta in odore di santità a dodici anni, o ha ragione la neochiesa dei nostri giorni che ha salutato l'esortazione Amoris laetitia come un splendido documento di morale familiare e di misericordia divina, quale coronamento dei due sinodi sulla Famiglia voluti da Bergoglio, nel 2014 e nel 2015. Laura Vicuña è stata proclamata beata da Giovanni Paolo II il 3 settembre 1988, a Colle Don Bosco:  la piccola, infatti, avrebbe voluto essere ammessa nell'ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il ramo femminile dei Salesiani. Lo scopo della sua brevissima esistenza fu quello di riportare sua madre Mercedes alla fede religiosa, dalla quale si era allontanata andando a vivere, dopo essere rimasta vedova, con un tale Manuel Mora, un ricco estanciero argentino, senza unirsi nel vincolo nel matrimonio, mentre lei e la sorellina erano state messe in collegio dalle suore. La piccola soffriva e si rattristava per la situazione irregolare della madre, che, a causa della sua situazione irregolare, non poteva accostarsi ai sacramenti, e giunse a offrire tutta se stessa a Dio affinché sua mamma tornasse alla pratica religiosa e lasciasse la convivenza con quell'uomo rozzo e brutale, il quale pare abbia fatto delle indegne avances anche nei confronti della ragazzina.Malata, ebbe la gioia di veder realizzato il suo sogno: la madre, che si era unita a quell'uomo forse più per la disperata necessità economica, dopo la morte di suo marito e l'espatrio dal Paese natio, che per un vero e profondo sentimento, prese in affitto un piccolo appartamento a Junin de los Andes insieme alle due figlie, e si rimise a lavorare da sarta per mantenere se stessa e loro.

Il Vero oggettivo, ed il Bene oggettivo

In morte (eterna) dell'eresiarca Martin Lutero

Il 18 febbraio 1546 moriva a Eisleben, sua città natale, l'eresiarca Martin Lutero. Ricordiamo questo nemico di Dio con un divertente aneddoto riportato dal Bellarmino (anche Dio ed i Santi hanno il senso dell'humor!):

I presunti meriti di Lutero




Forse per ingannare la gente?

11. February 2018.
Foto:
nepoznato
Qui sono tradotte tre pagine del „Supplemento alle 'Informazioni'“, inviate come lettera circolare ai parroci erzegovinesi, prot. nr. 1213/82, del 16 dicembre 1982, supplemento allo Službeni vjesnik (Bollettino ufficiale), nr. 2/1982.
Le "Informazioni", invece, sono state dattiloscritte da p. T. Vlašić (pagine 1-24 – Responsabile: L'ufficio parrocchiale di Medjugorje, per uso interno, dell’agosto del 1982, secondo il protocollo della ricevuta della Curia diocesana: Nr. 821/82, del 23 agosto 1982).
Una parte del Supplemento è stata trascritta dal nastro magnetico del vescovo Pavao Žanić.
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Ultimamente si è scritto parecchio su Medjugorje. Non ho trovato neanche un articolo che fosse imparziale e oggettivo, tantomeno critico. Tutto è stato scritto in difesa di una posizione già presa, in difesa della soprannaturalità e veridicità delle “apparizioni” della Madonna a Medjugorje. Così le informazioni, grazie ai silenzi, sono diventate disinformazioni. Infatti, tutti quelli che hanno scritto su Medjugorje conoscono anche i fatti che mettono in questione l’autenticità delle apparizioni e non hanno voluto neanche menzionarli. Qui non si tratta di un dibattito teorico che si conduce in un circolo teologico. Si scrive per il pubblico. E tutti sappiamo che gli eventi di Medjugorje hanno una grande risonanza, numerosi commenti e conseguenze per la nostra Chiesa, per la fede delle anime. Non di rado si sente dalla gente una minaccia: “Ma se questo non sarà vero, allora…” Perciò anche solo parlare di questo è carico di responsabilità, tanto più lo è una parola pubblicamente scritta. Qui è inevitabilmente in gioco la nostra coscienza, onestà e responsabilità davanti a Dio, davanti alle anime e davanti alla storia. Quelli ai quali sono accessibili solo le Informazioni e simili scritti e articoli sulla stampa nazionale e all’estero, prenderanno molto facilmente le cose come sicure e definitive, e la nota secondo cui l’autore si sottomette al giudizio della Chiesa è per lo più una scusa nascosta per poter difendere presumibilmente la propria posizione, sebbene in modo unilaterale. Se l’autore esponesse quel che gli sembra essere a favore dell’autenticità delle apparizioni, e ugualmente anche quel che è neutro e oggettivo, e anche quel che non è a favore di ciò, allora sarebbe giustificata la conclusione: sottometto il mio giudizio al giudizio della Chiesa.
Al contrario, scrivere solo a favore della propria posizione, e ciò finora ha significato di solito a favore dell’autenticità delle apparizioni, e persino gettare sospetti su quelli che non credono alle apparizioni e porre in questione la loro fede in genere, veramente non è in conformità alla nostra dottrina, all’onestà umana e cristiana. Tutti noi che abbiamo un sentire cattolico dobbiamo andare insieme verso la verità, cercare la verità e non evitare i fatti contrari ai nostri desideri, alle nostre simpatie o alle posizioni già assunte.
Perché nascondere alcuni fatti? Perché arrabbiarsi con quelli che non credono alle apparizioni? Forse per ingannare la gente?

Donare la vita ad un Dio light?

LE NUOVE VOCAZIONI

Segni dei tempi e nuove vocazioni: suore cameriere, monaci gastronomi. In Europa edifici religiosi trasformati per usi profani. L’abito non fa il monaco ma quanto sarebbe bello riconoscere già dall’abito l'uomo o donna di Dio 
di Roberto Pecchioli  


Le suore di Santa Marta possiedono nella bella città ligure di Chiavari un antico convento con istituti scolastici di ogni ordine e grado. Lì è stata formata l’istruzione e l’educazione morale di generazioni di bambine e ragazze del Tigullio. Adesso è largamente ridimensionata l’offerta scolastica, tra denatalità e calo delle vocazioni religiose.  In compenso, parte del grande edificio vicino al mare è stato trasformato in albergo, ed alcune monache fanno le cameriere e le operatrici turistiche.
La TV dei vescovi, in linea con analoghe trasmissioni di molte altre emittenti, ha un programma quotidiano di cucina affidato ad un frate cappuccino. Molti conventi e monasteri sono trasformati in “bed & breakfast” o agriturismo, con i superstiti religiosi a fungere da albergatori, cuochi, guide turistiche, sguatteri o maggiordomi.
Dovunque in Europa, edifici religiosi di antica bellezza vengono trasformati o venduti per usi profani, con ordini religiosi e curie vescovili convertite in agenzie immobiliari. Segni dei tempi, di cui prendiamo atto con tristezza. Quello che non riusciamo proprio ad accettare è che gli operai della vigna del Signore facciano tutt’altro rispetto alla loro vocazione.
La cosiddetta scelta antropologica, lascito improvvido del Concilio Vaticano II, ha trasformato la Chiesa in una struttura più interessata a Babilonia che a Gerusalemme, per usare il linguaggio del grande medioevo cristiano. Teologi alla moda come Karl Rahner hanno enunciato la stravagante teoria del cristiano anonimo, secondo la quale tutti gli esseri umani hanno una consapevolezza latente di Dio in tutte le esperienze. Poiché tale esperienza è “la condizione di possibilità" per conoscere e per la libertà come tale, essa è definita trascendentale, come in Kant, il protestante che innalzò l’illuminismo sino al punto da definirlo la filosofia che ha fatto uscire l’umanità dall’infanzia. La salvezza ha carattere universale, è quindi rivolta anche alle anime naturaliter christianae, talché risulta pura superbia la pretesa della Chiesa di essere l’unico strumento di salvezza e, alla fine, diventa superflua la sua stessa presenza.

I “porno-teologi”

NEOCHIESA: LA SVOLTA DEI SENSI


Come spiegare la frana della morale cattolica? la tecnica della “finestra di Overton” della rana bollita e i “porno-teologi”: per la neochiesa per poter dialogare con il mondo la liberazione dell’uomo passa attraverso i "sensi" 
di Francesco Lamendola  

 

Per indebolire, svirilizzare, disgregare una società, vi si introduce scientemente, sistematicamente, capillarmente, il vizio della lussuria, in tutte le sue forme e manifestazioni, anche le più degradanti, ripugnanti, raccapriccianti; si sprona uno stuolo di sedicenti intellettuali a tesserne le lodi, di poetastri e registi cinematografici a sbizzarrirsi nella pornografia, di pensatori da strapazzo a sostenere che la liberazione dell’uomo passa attraverso i sensi.
Per indebolire, svirilizzare, disgregare la Chiesa, vi si introduce scientemente, sistematicamente capillarmente, l’idea che, per non essere inutile, per non predicare al vento, per svolgere una funzione efficace ed incisiva (laddove l’efficacia si misura solo in termini quantitativi, il che è già una degenerazione e un cedimento alle logiche del mondo), essa deve dialogare con il mondo, deve andare incontro al mondo, deve deporre la severità e ammantarsi solo di dolcezza e di misericordia; e, siccome il mondo è sprofondato nella lussuria, anche la Chiesa deve imparare a essere meno severa, più benevola, per così dire, verso le debolezze degli uomini; meglio ancora: non le deve più considerare debolezze, e tanto meno peccati, ma legittime espressioni della libertà personale e della ricerca della propria autonomia. 

Non andrebbe a processo?

Vaticano, Papa Francesco: "Eretico", la Chiesa verso lo scisma e la deposizione



"Pappa Francesco", "stolto", "impostore argentino", "falso papa", "gradasso". "Lucifero". Gli insulti a Papa Francesco riempiono blog tradizionalisti e siti che considerano Papa Francesco un vero e proprio eretico. Una "opposizione" durissima alla quale il Papa risponde così in una dichiarazione a Civiltà Cattolica di padre Antonio Spadaro: "Per salute mentale io non leggo i siti Internet di questa cosiddetta resistenza. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per la mia salute mentale Alcune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico. Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale, io semplicemente prego per loro".

A domada, risponde..

EMMA BONINO SOTTO LA BASILICA A NAPOLI. PEZZO GROSSO: L’HA RESUSCITATA IL PAPA. CHE NE PENSA STILUM CURIAE? ECCO LA RISPOSTA.



 Pezzo Grosso ci ha scritto, e ci ha chiesto una risposta:

“Caro Tosatti, molti, nel mondo cattolico, sono sorpresi e costernati nel veder l’aggressiva campagna elettorale della Bonino, che mi ricorda da molti punti di vista quella, ben più “global”, di Hillary Clinton alle presidenziali Usa dell’anno passato. Qualcuno si sorprende che la campagna dell’Emma Bonino sia a volte supportata da preti (vedi il link allegato). Vorrei fare una osservazione. Emma Bonino era politicamente finita, ignorata persino nel mondo del partito radicale dopo la morte di Pannella. Chi la fa risorgere con un “assist” imprevedibile è stato proprio il Papa Bergoglio, indicandola come personalità di riferimento. Come quindi meravigliarsi se qualche prete ne facilita la campagna elettorale?..Lei Tosatti che ne pensa?
Pezzo Grosso”.

Toppe e buchi..

Un video smaschera la fedeltà tradita di Avvenire


Basta un video di 4 minuti e mezzo per smascherare una colossale opera di costruzione della notizia. E’ quello che l’emittente locale Rete7 ha mandato in onda il 4 febbraio scorso intervistando don Gianluca Carrega, il sacerdote incaricato dalla diocesi di Torino della pastorale per gli omosessuali. Un’intervista che svela nero su bianco quanto il quotidiano la Stampa aveva già detto due giorni prima: e cioè che il ritiro spirituale organizzato da Carrega era rivolto agli omosessuali per insegnare loro la fedeltà. Quella fedeltà che la legge Cirinnà non aveva previsto al momento del voto e che la Chiesa torinese si sarebbe incaricata di illustrare agli omosessuali credenti. 

domenica 18 febbraio 2018

Come si fa a cambiare la morale della Chiesa

L'ORA DEL RICATTO



Cambiare la morale cattolica: è l’ora del ricatto. Hanno scoperto il segreto: "chiunque si metta a far la vittima di professione può ottenere qualunque cosa chieda" non è una tecnica particolarmente originale ma funziona sempre 
di Francesco Lamendola  


Non è una tecnica particolarmente originale, ma è una tecnica che funziona praticamente sempre: quella che fa leva sul ricatto morale e che pone l’interlocutore in una situazione di pressione psicologica, facendolo sentire responsabile di eventuali disastri, crimini, disperazioni e suicidi, se non si decide ad approvare, almeno in via di possibilità pratica, ossia come deroga al principio normativo, a ciò che, in perfetta coscienza, non si sente assolutamente di approvare; a ciò che, nel caso del clero cattolico, non è in suo potere approvare.

Senza alcuna vergogna

CHIESA: CAMBIO DI PARADIGMA



Cambio di paradigma nella Chiesa? "L'anatema di San Paolo" nessuno, nemmeno il papa, ha la facoltà di effettuare un cambio di paradigma nella Chiesa, né liturgico, pastorale o disciplinare, né tanto meno teologico e dottrinale 
di Francesco Lamendola  


A proposito di Amoris laetitia, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha detto che l'esortazione è scaturita da un nuovo paradigma che papa Francesco sta portando avanti con sapienza, con prudenza e anche con pazienza. A parte la fastidiosa piaggeria di questi sostantivi, nessuno dei quali è sincero e nessuno dei quali rispecchia minimamente la verità, perché chiunque può vedere, ogni giorno, come l'azione di Bergoglio sia generatrice di confusione, imprudente e precipitosa, oltre che incurante e sprezzante dei sentimenti di milioni di cattolici, il cardinale ha fatto, nella sua foga d'incensare il falso papa, un clamoroso autogol, laddove ha parlato di cambio di paradigma. I casi sono due: o non sa cosa sia un cambio di paradigma, nel linguaggio filosofico e scientifico, a partire dalla pubblicazione del libro di Thomas Khun La struttura delle rivoluzioni scientifiche, nel 1962; oppure, se lo sa, non ha provato alcuna vergogna a dire una cosa gravemente eretica.

Non si aspettavano una resistenza culturale


Papa Francesco e i blog. Un rapporto difficile


Recentemente il Corriere della Sera ha lanciato un titolo sulla sua edizione online, che recitava: Papa Francesco, «I blog che mi chiamano eretico? Conosco chi li scrive e non li leggo».

All'interno Bergoglio dice: «Non posso negare che ce ne siano, di resistenze. Le vedo e le conosco. Ci sono le resistenze dottrinali. Per salute mentale io non leggo i siti internet di questa cosiddetta “resistenza”. So chi sono, conosco i gruppi, ma non li leggo, semplicemente per mia salute mentale. Se c’è qualcosa di molto serio, me ne informano perché lo sappia. È un dispiacere, ma bisogna andare avanti. Quando percepisco resistenze, cerco di dialogare, quando il dialogo è possibile; ma alcune resistenze vengono da persone che credono di possedere la vera dottrina e ti accusano di essere eretico».

Da queste frasi evinciamo alcune informazioni:

Una lunga storia

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Crisi della Chiesa: I "punti di rottura" del Concilio Vaticano II con la Tradizione della Chiesa - Sinossi


 Crisi della Chiesa: I “punti di rottura” del Concilio Vaticano II con la Tradizione della Chiesa – Sinossi.

Pubblico qui, modificato in diversi punti e ampliato, il § 1.1 della ‘Introduzione’ a: P. Pasqualucci, “UNAM SANCTAM. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa Cattolica del XXI  secolo”, Solfanelli, Chieti, 2013, pp. 437; pp. 10-18.
I “punti di rottura”da me elencati sono 26, senza pretesa di completezza.  I primi 12 si ricavano da mons. Brunero Gherardini: “Concilio Ecumenico Vaticano II.  Un discorso da fare” (2009) e da: “Quod et tradidi vobis – La tradizione vita e giovinezza della Chiesa”(2010).  Si trovano già parzialmente anticipati nel fondamentale testo di Romano Amerio, “IOTA UNUM. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX”, 19862.  Senza dimenticare, ovviamente, il contributo essenziale  del primo acuto e preciso critico del Concilio, già durante lo stesso Concilio: mons. Marcel Lefebvre, “J’accuse le concile!”(1976); “Ils l’ont découronné (1986). Né le ulteriori, approfondite analisi critiche raccolte negli Atti dei Convegni di “sì sì no no” e del “Courrier de Rome”, organizzati dalla FSSPX; né gli importanti contributi  di Don J.M. Gleize FSSPX, del quale voglio ricordare qui, tradotto in italiano:  “Vaticano II Un dibattito aperto. Questioni disputate sul XXI Concilio Ecumenico, Editrice Ichthys, 2013.  La critica seria e documentata al Vaticano II ha ormai una lunga storia.     

Mai come oggi




Don Barsotti ci spiega come mai la Chiesa non ha mai parlato come oggi, ma mai come oggi la sua parola è stata così priva di efficacia


Selezionato dagli scritti di don Divo Barsotti
La Chiesa da decenni parla di pace e non la può assicurare, non parla più dell’inferno e l’umanità vi affonda senza orgoglio. Non si parla del peccato, non si denuncia l’errore. A che cosa si riduce il magistero? Mai la Chiesa ha parlato tanto come in questi ultimi anni, mai la sua parola è stata così priva di efficacia. “Nel mio nome scacceranno i demoni …”. Com’è possibile scacciarli se non si crede più alla loro presenza? E i demoni hanno invaso la terra. La televisione, la droga, l’aborto, la menzogna e soprattutto la negazione di Dio: le tenebre sono discese sopra la terra. […].

“Color che son sospesi”

Il caso del convento di San Marco: i retroscena (seconda parte)




(di Tommaso Monfeli) Nello scorso numero di “Corrispondenza Romana” abbiamo raccontato le travagliate vicende che hanno portato il Convento domenicano di San Marco a Firenze sull’orlo della chiusura, ricordando le due risoluzioni del Capitolo Provinciale del 2013 e 2017 e le reazioni (quasi tutte contrarie alla soppressione) che hanno suscitato nell’opinione pubblica.

Prima di volgere lo sguardo al presente, dobbiamo precisare che la proprietà dei locali abitati dai frati è della Diocesi e non dello Stato; questo dato non è affatto indifferente, come vedremo in chiusura dell’articolo. Ritorniamo alla narrazione ed al cardinal Betori, protagonista di un intervento che, nel 2015, aveva scongiurato la chiusura del Convento; purtroppo, di fronte alla nuova risoluzione del 2017, egli sembra avere un atteggiamento più passivo ed attendere la decisione del Generale domenicano, che è sì il decisore ultimo da un punto di vista giuridico, ma pur sempre decisore su una realtà che è collocata nell’Arcidiocesi fiorentina.